Leonard Berberi per corriere.it
Thomas Cook, uno dei marchi più noti del Regno Unito e per decenni il tour operator di riferimento, ha cessato le attività nel cuore della notte dopo 178 anni di servizio. Il crac lascia ventiduemila persone (9 mila in Inghilterra) senza un lavoro e circa 600 mila clienti nelle località turistiche - per non parlare di oltre un milione di prenotazioni nei prossimi giorni - che ora dovranno tornare a casa con un altro mezzo. Londra ha avviato la maggiore operazione di rimpatrio in tempo di pace, l’“Operazione Matterhorn” per riportare indietro 165 mila connazionali. Prosegue per ora il servizio di Condor, l’affiliata tedesca che però ha chiesto un prestito ponte al governo di Berlino.
Lo stop
Il colosso dei viaggio ha dichiarato il crac verso le 3 di notte dopo che i vertici non sono riusciti a concludere un accordo di salvataggio e raccogliere ulteriori finanziamenti per 200 milioni di sterline. Motivo per cui il board della società - fa sapere con una nota - “non ha avuto altra scelta che avviare i passi necessari per entrare in bancarotta con effetto immediato”.
Che i giochi per Thomas Cook fossero finiti lo si era capito da tre segnali. Il primo: l’autorità britannica per l’aviazione civile ha noleggiato negli ultimi giorni una quarantina di aerei parcheggiandone alcuni oltremare pronti per il piano d’emergenza. Il secondo: il volo Thomas Cook MT508 Londra Gatwick-Dalaman (Turchia) delle 21.45 di domenica (ora locale) sui monitor è passato dall’indicazione del gate a “chiedere informazioni alla compagnia”. Il terzo: a mezzanotte in punto (l’1 in Italia) i vertici dell’aeroporto di Manchester hanno posto sequestro un Airbus A321 del vettore del gruppo perché non era stato in grado di pagare migliaia di sterline di arretrati in tasse aeroportuali.
Il rimpatrio
Il dipartimento inglese dei trasporti ha fatto sapere che tutti i clienti di Thomas Cook che dovevano rientrare a casa nelle prossime due settimane lo potranno fare grazie ai voli charter messi a disposizione dall’agenzia dell’aviazione civile del Paese oppure saranno riprenotati su altri voli. I collegamenti speciali sono già iniziati lunedì mattina e non comportano costi extra grazie al meccanismo “Atol” inserito al momento della prenotazione in agenzia viaggi e che tutela i consumatori inglesi in caso di fallimento della compagnia aerea riportandoli a casa gratuitamente. Il dipartimento dei trasporti ha comunque spiegato che “un piccolo numero” di vacanzieri potrebbero dover sborsare ulteriori soldi per acquistare un nuovo biglietto di ritorno e chiedere poi - quasi invano - il rimborso da Thomas Cook.
Le cause
Molti esperti in queste settimane si sono chiesti i motivi di un fallimento così spettacolare. Secondo molti la principale causa è stata l’incapacità di Thomas Cook di adattarsi ai tempi e ai cambiamenti delle abitudini dei viaggiatori inglesi ed europei. Oggi le persone tendono a fare sempre meno affidamento alle agenzia di viaggi (fisica) per acquistare un volo o un albergo e si rivolgono sempre più alle piattaforme online. Un’altra ragione sta nella concorrenza - di prezzi e rotte - delle low cost, a partire da easyJet e Ryanair che ha portato il vettore Thomas Cook a perdere quote di mercato. La terza motivazione è nella guerra sulle rotte transatlantiche - le più remunerative - che in molti casi ha dimezzato le tariffe in pochi anni. Il gruppo ha dovuto competere sui prezzi (in particolare con Norwegian Air) ma erodendo i profitti.