GIANDAVIDE DE PAU HA AGITO CON “ESAGERATA VIOLENZA” – IL KILLER DI PRATI HA COLPITO LE DUE PROSTITUTE CINESI CON CINQUANTA COLTELLATE: NELLA FOGA, LE HA FERITE PIÙ VOLTE NEGLI STESSI PUNTI TANTO DA ALLARGARE I TAGLI E RENDERE COMPLICATO CAPIRE QUALE SIA L’ARMA DEL DELITTO (CHE ANCORA NON È STATA RITROVATA) – IL MISTERO DELL’INCIDENTE: L’UOMO AL VOLANTE DELLA TOYOTA IQ CHE SI È RIBALTATA VICINO AL POLICLINICO TOR VERGATA, NON ERA LUI. DOVE STAVA CORRENDO? E PERCHÉ SI È ALLONTANATO RIFIUTANDO LE CURE?

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Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

giandavide de pau giandavide de pau

Su Li Yanrong si è accanito di più. Forse perché la 55enne maitresse di via Augusto Riboty gli era saltata addosso, afferrandolo, per salvare la sua amica Yang Yun Xiu, già sul pavimento coperta di sangue. Ed è proprio a Li Yanrong che Giandavide De Pau avrebbe sferrato una trentina di coltellate.

 

La vittima si è difesa ma alla fine si è dovuta arrendere: si è trascinata sul pianerottolo del primo piano, dove è stata finita con un'ultima coltellata a un fianco. All'altra donna il killer di Prati ha riservato una dozzina di fendenti, alla schiena, al collo e alla nuca, così come un'altra decina ancora a Martha Castano Torres poco dopo in via Durazzo. Alla 65enne colombiana anche un colpo, forse quello fatale, al torace.

 

Un quadro di «esagerata violenza», come hanno sottolineato gli inquirenti commentando i primi risultati delle autopsie al Gemelli. Alcuni fendenti hanno colpito anche il volto delle vittime. Nel corso degli esami sono state prelevate sostanze da comparare con il Dna di De Pau, frammenti di pelle e altri reperti.

LIA - UNA DELLE DUE PROSTITUTE CINESI UCCISE DA GIANDAVIDE DE PAU LIA - UNA DELLE DUE PROSTITUTE CINESI UCCISE DA GIANDAVIDE DE PAU

 

Il numero di coltellate è provvisorio: nella foga di colpire le tre donne, l'assassino le avrebbe ferite più volte negli stessi punti tanto da allargare i tagli e rendere complicato capire di che lama si tratti. Peraltro l'arma dei delitti non è stata ancora ritrovata, si teme che De Pau l'abbia buttata chissà dove nelle 43 ore di latitanza prima di essere catturato a casa della sorella alla borgata Ottavia, all'alba di una settimana fa.

 

Meno di 12 ore prima, alle 20 passate di venerdì scorso, l'auto che aveva usato per raggiungere Prati la mattina del 17 novembre è stata rinvenuta in via dell'Acqua Vergine, non lontano dal Policlinico di Tor Vergata: l'uomo al volante, non De Pau secondo alcuni riscontri investigativi, aveva perso il controllo della Toyota IQ, intestata alla madre del 51enne, e si era ribaltato. Dove stava correndo? Si sa solo che il conducente ha rifiutato le cure e si è allontanato.

 

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L'auto è stata trasferita nel deposito «Graziosi» in via Prenestina. Nella sua prima deposizione in Questura De Pau ha detto di aver chiesto aiuto a più persone in strada dopo essere sfuggito all'aggressione di un uomo armato che ha ucciso le due donne di via Riboty e di aver infine trovato un passaggio per Tor Vergata. Anche queste parole, per quanto in gran parte già confutate dai dati investigativi, vengono esaminate per cogliervi possibili schegge di verità proprio a partire dalla possibile presenza in auto di un'altra persona. Nel 2006 De Pau era stato prosciolto da una accusa di violenza sessuale, su una ragazza brasiliana ai Parioli per infermità mentale e smistato per due anni alla struttura psichiatrica di Montelupo Fiorentino.

 

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All'epoca fu colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai carabinieri. La giovane fu minacciata con due pistole e un coltello, picchiata a sangue e si salvò solo perché si lanciò dal balcone. De Pau si rese irreperibile con la moglie di allora, che abbandonò il posto di lavoro senza farvi ritorno. La dinamica di quell'aggressione assomiglia per certi versi a quelle alle prostitute uccise a Prati. Il gip Guglielmo Muntoni definì De Pau persona di «particolare violenza e con capacità criminale», con «uso disinvolto di armi per commettere reati». Inoltre «può contare sull'appoggio di familiari».

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