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“GIORNALISMO SPAZZATURA” O “RIVELAZIONE POSITIVA?" DAL "NEW YORKER" INDIGNATO AL "TIMES" CHE RAGIONA SULL' IMPOSSIBILITÀ DELL'ANONIMATO, IL MONDO SI DIVIDE SU ELENA FERRANTE/ANITA RAJA - UNA LETTRICE CONTRADDICE SERRA: "COME FAREMMO A LEGGERE PROUST SENZA CONOSCERE LA SUA VITA E IL SUO VOLTO?"

ANITA RAJAANITA RAJA

1. PERCHE’ FERRANTE DOVREBBE SVELARSI

Lettera di Margherita Smeraldi a “la Repubblica”

 

Sul caso Elena Ferrante contraddico Michele Serra: ho amato Stevenson dopo aver amato la sua vita. Come faremmo a leggere Proust senza conoscere la sua vita e il suo volto? Come faremmo a leggere Oscar Wilde senza sapere ciò che ha sofferto?

Margherita Smeraldi Venezia

 

2. RABBIA O EUFORIA, IL MONDO SI DIVIDE SU ELENA FERRANTE

Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”

Dal "New Yorker" che accusa l' inchiesta sull' identità dell' autrice al "Times" che ragiona sull' impossibilità dell' anonimato «Un giornalismo invasivo che rovista nell' immondizia».

 

ELENA FERRANTE ANITA RAJA STAMPA ESTERAELENA FERRANTE ANITA RAJA STAMPA ESTERA

«Una scoperta positiva che riafferma attraverso l' identità della scrittrice il potere dell' appropriazione culturale».

 

Mentre su Amazon le vendite dei libri sono aumentate, il mondo letterario è stato sconvolto dall' inchiesta del Sole 24 Ore che seguendo la vecchia tecnica del follow the money ha identificato Elena Ferrante in Anita Raja, traduttrice di 63 anni.

 

Non solo molti lettori, sia in Italia che all' estero, hanno reagito con rabbia sui social, ma anche tanti critici e scrittori si sono schierati in difesa del diritto all' anonimato. Accusano l' autore dell' inchiesta, il giornalista Claudio Gatti, di non avere rispettato la privacy della Ferrante.

 

Libération definisce l' inchiesta «un' effrazione rozza e malsana» e il Guardian attacca la «terribile violazione» del diritto di non sapere, perpetrata prima di tutto nei confronti dei lettori. Il giorno prima lo stesso quotidiano aveva definito il giornalista un « idiotic bin rummager », ovvero uno che rovista nell' immondizia.

 

ELENA FERRANTE ANITA RAJA STAMPA ESTERAELENA FERRANTE ANITA RAJA STAMPA ESTERA

Marlon James, vincitore del Booker Prize, va giù ancora più pesante, chiedendosi «a che tipo di persona possa interessare questa m...?». Secondo il Financial Times centra il punto: è stato confuso il diritto di conoscere l' identità di una scrittrice famosa con il bisogno di conoscerla. Senza contare che gli accertamenti sulle proprietà e sulle entrate economiche sono «il tipo di controllo che ci si aspetta che i giornalisti riservino ai boss mafiosi, agli oligarchi e ai politici corrotti».

 

Il New Yorker definisce Gatti «un pedante gonfiato» e sottolinea l' affermazione «bizzarra e offensiva» di una collaborazione di Raja con il marito Domenico Starnone: «Come se la perduta anonimità l' avesse resa ora vulnerabile all' accusa di non essere in grado di scrivere i suoi libri senza appoggiarsi creativamente a un uomo». Articoli come questi da giorni rimbalzano sui profili social degli scrittori.

 

ELENA FERRANTE COVERELENA FERRANTE COVER

Non solo quelli italiani (Wu Ming, Carlotto, De Cataldo, De Giovanni, Murgia, Erri De Luca), ma anche molti stranieri, da Neil Gaiman a Joyce Carol Oates, da Amitav Ghosh a Jojo Mojes che ha notato come «le autrici non vengono osservate attraverso le loro idee, ma attraverso le loro esperienze». Sul lato opposto della barricata il Times, secondo cui ai tempi di Internet è impossibile mantenere a lungo l' anonimato. Condividono gli scrittori Rose Tremain e Lionel Shriver.

 

Il New York Times, intervenuto nel dibattito con un editoriale del poeta e critico letterario Adam Kirsch, giudica la rivelazione positiva sebbene ottenuta con un approccio «più adatto a un' inchiesta criminale che alla critica letteraria». Kirsch ricorda come nelle ultime settimane il mondo letterario sia andato in conflitto sull' idea dell' appropriazione culturale, «cioè sull' idea che uno scrittore abbia il diritto di raccontare storie su persone che non siano se stesse».

 

Raja «raccontando la storia di povere ragazze napoletane come Linda ed Elena, ha rivendicato il diritto di immaginare le vite di gente diversa da se stessa».

 

Anche se non ha vissuto in un quartiere degradato di Napoli ha potuto scrivere libri nei quali milioni di persone si sono identificate, «libri sul femminismo e il patriarcato, la povertà e la violenza, l'educazione e l' ambizione ». Ed è questo «il paradosso della letteratura, che è anche la gloria dell'umanesimo: l'idea che nulla di umano sia alieno ad alcuno di noi, che tutti abbiamo il potere d' immaginarci alla maniera nostra nelle vite di altri».

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