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COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…

ursula von der leyen giorgia meloni romano prodi meme by edoardo baraldi

DAGOREPORT

Perché alla Ducetta è partito l’embolo, e pure la ciabatta, contro l’85enne Romano Prodi? Perché l’ex premier dell’Ulivo che sconfisse Berlusconi ha messo il dito nella piaga dichiarando: “L’establishment americano adora la Meloni perché obbedisce”.

 

Obbediente a chi? Ai veri poteri forti internazionali, quei potentissimi fondi che fino al suo ingresso a Palazzo Chigi la Melona vedeva come il fumo agli occhi. Ma una volta entrata nella famosa stanza dei bottoni, fatti due conti in cassa, la Sovranista della Garbatella è stata costretta ad abbassare il capino alla real politik in modalità Cuccia: “Articolo quinto: chi ha i soldi, ha vinto”.

ROMANO PRODI

 

L’ideologia statalista dei Fazzolari non prevedeva infatti l’acquisizione della Rete Unica da parte di KKR, né l’ingresso di Blackstone e di Macquarie nel capitale delle autostrade di Aspi, per non parlare della loro forte presenza in gran parte del sistema bancario ed economico del Bel Paese.

 

La Fiamma Magica, come abbiamo visto ultimamente, preferisce di gran lunga il nazionalismo e far felici i Caltagirone e i Milleri-Del Vecchio con i loro piani di conquista di Generali attraverso una futuribile fusione Bpm-Mps (per ora, mandata per aria dall’Ops di Unicredit).

 

giovambattista fazzolari - francesco gaetano caltagirone

Tutto ciò, però, non toglie al tatticismo di Meloni la determinazione di cambiare subito casacca, quando si ritrova l’inatteso ritorno di Trump alla Casa Bianca. E, dopo aver fatto la smorfiosa con Biden, eccola scodinzolare tra le braccia di Musk, pronta a srotolare la guida rossa ai satelliti di Starlink in Italia, pur di riagguantare una via preferenziale con il nuovo “padrone”, mettendo fuorigioco pure le smanie trumpiane della prima ora di Salvini.

 

E quando sul “balcone” di Atreju ha esclamato a proposito delle critiche di Prodi ("Ho aperto una bottiglia di vino migliore e brindato alla mia salute), probabilmente la “Nana malefica” (copy Crosetto) aveva ancora rimbombanti nella testolina le critiche dell’ex premier dell’Ulivo rilasciate durante il programma “Piazzapulita”.

DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI

 

Quando Corrado Formigli ha rivolto una domanda sullo strapotere Elon Musk, Prodi non ha avuto alcuna titubanza a rispondere: “Il nostro Presidente del Consiglio è obbediente al padrone di Musk”.

 

A quel punto, Formigli si è fatto sotto: “Musk disprezza le democrazie europee, parla di una burocrazia assurda, la ridicolizza anche, non perde l'occasione di attaccare, tra l'altro, la sinistra politica e il governo italiano. Siccome Giorgia Meloni mostra questa grande vicinanza e amicizia verso Musk, gioca un po’ col fuoco secondo lei?’’

GIORGIA MELONI ELON MUSK

 

E Prodi ha rincarato la dose: “Meloni obbedisce, come dicevo prima, davanti al nuovo grande potere che appare inarrestabile. Ma è un grande errore: perché la strategia esplicita di Trump e di Musk non è di trattare con l'Unione Europea, ma coi singoli paesi: per loro l'idea di negoziare con il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen non ha alcun senso. Allora. quando ci sarà da trattare sui dazi, comincerà con la Germania, poi con la Francia, la Spagna…”

SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI - 2008

 

La forza mediatica di “Io so’ Giorgia”, alla pari di quella di Trump, non ha pari: grazie al coatto fattore Underdog, riesce a convincere di più e meglio la gente rispetto al riccastro brianzolo, Silvio Berlusconi, padre del populismo parolaio. Ma, quando i nodi arriveranno al pettine, che farà Giorgia Meloni? Da camaleontica voltagabbana tratterà i dazi con Trump o resterà in Europa al fianco di Ursula, che si è sbattuta come un Moulinex per affidare la vicepresidenza esecutiva in Commissione al suo fedelissimo, Raffaele Fitto?

 

Post Scriptum

ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse

Altro rodimento di Meloni nei riguardi di Prodi è innescato dal fatto che il Prof bolognese da alcuni mesi si sta dando da fare per individuare il fatidico “federatore” che possa racchiudere, come fece il Prof all’epoca dell’Ulivo, tutte le anime di quel centro liberale-cattolico che dovrebbe diventare l’alleato del Partito Democratico, pronto per le prossime politiche del 2027 a sfidare il governo, ormai totalmente in mano alla Ducetta. Quindi, pericolo all’orizzonte e subito partono le manganellate al nuovo “nemico”.

 

 

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