Alessandra Rizzo per “La Stampa”
Continuano le cattive notizie per i viaggiatori già alle prese da settimane con il caos negli aeroporti di mezzo mondo: i problemi non finiranno quest' estate e il prezzo dei biglietti è destinato ad aumentare per almeno cinque anni. A lanciare l'allarme è il pioniere dei voli low-cost e l'uomo che ha rivoluzionato l'industria aerea, il boss della Ryanair Michael O' Leary. «È semplicemente diventato troppo economico», ha detto.
«È una cosa di cui sono responsabile e sui cui ho fatto molti soldi. Ma non credo che i viaggi aerei siano sostenibili nel medio periodo se il prezzo medio di un biglietto è di 40 euro». L'allarme di O' Leary, che nelle settimane scorse aveva già avvisato i viaggiatori a prepararsi a un'estate di disagi, arriva dopo giorni che hanno visto ulteriori cancellazioni di voli, ritardi e lunghe code negli aeroporti dalla Spagna alla Germania.
Disagi sono attesi negli scali americani, dove per la festa dell'indipendenza di oggi 4 luglio si prevede il volume più alto di passeggeri dall'inizio della pandemia, nel marzo del 2020. Ulteriori cancellazioni potrebbero essere annunciate questa settimana in Gran Bretagna, in particolare nello scalo di Heathrow, il più grande d'Europa per numero di passeggeri.
Per O' Leary, i costi maggiori per le linee aeree nei prossimi anni riguarderanno il prezzo del petrolio (che resterà «strutturalmente più alto» per i prossimi quattro o cinque anni, «fino a quando non riusciremo a fare a meno del petrolio e dal gas russi») ed eco-tasse per compensare l'uso di carburante. Ma, dice in un'intervista al Financial Times, anche l'inflazione peserà sui costi del personale e del controllo del traffico aereo. E in Gran Bretagna cita il «disastro» Brexit. Questi fattori, prevede O' Leary, porteranno il prezzo medio di un volo Ryanair da 40 euro a 50 o 60 euro.
In Italia, i disagi provocati a livello globale dagli scioperi e dalla mancanza di addetti non stanno coinvolgendo gli aeroporti «se non in modo derivato», dice il presidente dell'Enac Pierluigi Di Palma. Il motivo, spiega, è dovuto ad una politica di cassa integrazione e a 800 milioni di euro in aiuti che hanno consentito di mantenere il personale aeroportuale.
Ma le difficoltà degli altri Paesi potrebbero comunque farsi sentire in Italia, sottolinea Di Palma, come sta accadendo a Bergamo e Venezia.
Per Di Palma le cause principali dei disagi sono tre: gli scioperi, il Covid e la carenza del personale. «Quasi una tempesta perfetta», dice. «Recentemente un aereo è arrivano dall'Inghilterra a Firenze senza viaggiatori perché non avevano superato i controlli anti-Covid per salire a bordo». Il nodo principale al momento appare quello del personale.
Per le compagnie che hanno licenziato durante la pandemia «è ora difficile trovare nuovi dipendenti. Ad Heathrow un operaio di handling prendeva 19mila sterline, ora non lo si trova anche a 30mila. E non è facile formare personale nuovo. Il fatto è che chi è stato licenziato si è anche sentito tradito», ha affermato Di Palma.
Ryanair è stata tra le poche compagnie aeree europee a mantenere i dipendenti sul libro paga anche durante il blocco causato dal Covid, sebbene a stipendio ridotto, e questo ha consentito all'azienda, ora che il traffico aereo è tornato a crescere, di evitare grosse cancellazioni.
Ma in Spagna uno sciopero del personale di cabina di Ryanair (cui si è unito anche quello di EasyJet) ha portato a 15 voli cancellati e a ritardi su altri 175. Nuove agitazioni sindacali sono in programma dal 12 al 15 luglio, dal 18 al 21 luglio e dal 25 al 28 luglio. Il caos aeroporti si è esteso all'efficiente Germania, dove il ministro del Lavoro, Hubertus Heil, ha ammesso che «qualcosa è andato storto nel settore».
Mentre a Charles de Gaulle un guasto tecnico ha mandato in tilt il sistema di riconsegna bagagli, bloccando nello scalo parigino qualcosa come 1.500 valigie. L'estate nera del trasporto aereo continua.
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