1 - REAZIONE A UN «NO» O VENDETTA DENTRO LA MENTE DELL'ASSASSINO
Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
rilievi della scientifica in via augusto riboty, dopo l omicidio delle due cinesi 4
Tra la palazzina a tre piani di via Durazzo e l'edificio di dieci in via Riboty ci sono appena 850 metri, una decina di minuti a volerli percorrere a piedi come potrebbe aver fatto l'assassino. Il suo profilo è quello di un cliente che altre volte era stato in quelle case d'appuntamento (le vittime gli hanno aperto la porta), che conosceva bene quegli indirizzi nel quartiere e che, per motivi al momento insondabili, ha maturato del rancore verso le tre donne.
La prima chiamata alla polizia arriva dal portiere dello stabile di via Riboty alle 10.49. Sul pianerottolo al primo piano il sangue della più anziana delle due cinesi è ancora fresco, nessuno tra il via vai di condomini e professionisti dei tanti uffici legali del palazzo che guarda l'ingresso della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio aveva notato nulla fino ad allora.
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Due ore esatte dopo, mentre le volanti presidiano la scena del duplice delitto e i nastri (rimasti fino a sera) impediscono a chiunque di avvicinarsi o uscire da lì, arriva la chiamata della sorella di Marta Castaño Torres. È lei a trovare il corpo della 65enne nel seminterrato a 15 metri di distanza dal centro di produzione de La7 in via Novaro e poco più distante dalla sede Rai di via Teulada. L'ordine degli omicidi, però, quasi sicuramente è inverso.
MARTA CASTANO LA TRANS COLOMBIANA UCCISA A PRATI A COLTELLATE
Le vittime sono state uccise tutte con più colpi alla gola e al torace inferti con un'arma da taglio a lama lunga, ancora presto per dire se sia la stessa. Ma la dinamica dei delitti sembrerebbe molto diversa da caso a caso. I tagli sul corpo della donna colombiana sono più precisi e la sua stanza era tutto sommato composta. Secondo i primi rilievi, potrebbe essere stata colta di sorpresa, forse dopo un rapporto, comunque senza avere modo di difendersi.
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Tutto l'opposto di quello che si sono trovati davanti gli agenti della scientifica in via Riboty, da dove si sono allontanati solo dopo otto ore di prelievi e analisi (il furgone della polizia mortuaria è andato via alle 17.45). La stanza della più giovane delle due cinesi era a soqquadro, gli schizzi di sangue ovunque, le ferite più numerose e imprecise, sferrate sembra con maggior rabbia, durante una colluttazione. Anche l'altra vittima ha segni simili sul corpo. Potrebbe aver provato a soccorrere l'amica e poi fuggire. Il suo corpo è stato trovato sull'uscio.
I LUOGHI IN CUI HA COLPITO IL SERIAL KILLER DI PRATI
Il movente Pur non potendosi escludere la premeditazione, il killer non ha agito con freddezza, ha reagito a un rifiuto o ha «vendicato» un'umiliazione vissuta in un precedente incontro, e questo potrebbe bruciarne la fuga. Tracce di sangue e impronte non mancano, negozi e studi professionali, per non parlare di quelli televisivi, abbondano di telecamere di sicurezza. La scia di sangue metaforica lasciata tra i due luoghi dell'aggressione potrebbe presto diventare una pista concreta da seguire.
2 - «DUE NOTTI FA DELLE GRIDA TERRIBILI POI IL SILENZIO»
R.Fr. per il “Corriere della Sera”
«Due notti fa ho sentito un grido di donna, probabilmente straniera, nel cortile interno del palazzo: proveniva da uno degli appartamenti al primo piano che si affacciano verso la mia abitazione. Mi ha fatto impressione perché sembrava davvero che quella poveretta fosse molto spaventata».
OMICIDIO DEL SERIAL KILLER DI PRATI
Marco Proietti abita nello stesso complesso dello stabile di via Augusto Riboty dove ieri mattina sono state uccise due prostitute cinesi. È sconvolto per quanto accaduto alle sue vicine di casa, anche se la portiera del palazzo conferma che «qui spesso vengo rimproverata da uomini ai quali chiedo dove siano diretti: ci sono tante case per appuntamenti».
«Sono sicura che il corpo di quella povera donna non si trovasse sul pianerottolo fra le 10 e le 10.30. Ogni tanto incontravo la 40enne, mi è sembrata sempre molto riservata. È vero che c'erano persone che andavano a casa sua, ma non ho mai avuto la sensazione di un viavai», racconta la segretaria di uno studio legale nel palazzo di via Riboty.
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La questione degli orari potrebbe essere decisiva nelle indagini. Il fatto che non ci fosse il corpo sul pianerottolo se non alle 11 circa viene confermato anche da un giornalista che ha fatto le scale fino alla sua abitazione al 9° piano per farsi consegnare una cucina. Anche il custode Davide G. avrebbe riferito di non aver trovato nulla fino al momento in cui ha dato l'allarme, alle 10.49, anche perché aveva pulito le scale poco prima.
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Un vero mistero, così come la mancanza di grida e rumori sospetti, frequenti in casi di aggressioni a coltellate, tanto più a metà mattinata in un palazzo affollato, confermata dagli avvocati di uno studio legale che confina con la casa per appuntamenti al primo piano. «A quell'ora stavamo prendendo il caffè, non ci siamo accorti di nulla», raccontano. Così come dicono in via Durazzo. «Marta doveva incontrare un cliente», conferma una sua amica. Nella stessa abitazione anni fa morì un uomo.
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