Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Ogni Paese ha le sue fierezze e ossessioni, e in Francia l'entusiasmo corrente per le applicazioni di intelligenza artificiale non poteva che generare un bot Napoleone. «Chiedi il parere di Napoleone», suggerisce il sito realizzato da Vestigia Lab, e l'imperatore è pronto a rispondere su qualsiasi argomento, a partire da quanto disse e scrisse in vita, almeno in teoria. Per esempio, è giusto scardinare le statue dei grandi uomini del passato coinvolti nella tratta degli schiavi?
«È del tutto ragionevole e necessario smontare le statue dei protagonisti dello schiavismo e rifiutare la loro memoria», risponde in pochi secondi il Napoleone virtuale, con notevole e sorprendente adesione alla cancel culture . Solo che poi aggiunge «ai miei tempi, ho abolito la schiavitù in tutti i territori da me conquistati». E qui l'intelligenza artificiale mostra una grave defaillance, perché nel 1802 la Francia ristabilì la schiavitù in tutte le sue colonie proprio per decisione di Napoleone, che cambiò idea rispetto alle precedenti convinzioni e abrogò il decreto di abolizione del 1794.
Non ci si può ancora fidare a occhi chiusi, ma la tentazione di giocare con le applicazioni di intelligenza artificiale che spuntano sul web è forte, tanto che la più popolare - ChatGPT della società americana Open AI - è spesso fuori uso per eccesso di connessioni: i server non hanno retto all'entusiasmo nato dopo il 5 dicembre 2022, il giorno dell'apertura gratuita al pubblico.
ChatGPT è un «grande modello di linguaggio» che usa 175 miliardi di parametri applicati a oltre 500 miliardi di testi (presi fino al 2021 da Internet e enciclopedie) per generare contenuto in modo autonomo. Con alcuni errori talvolta spettacolari - «Se ho 20 euro e ne do 10 a un mio amico, quanti euro abbiamo in totale? Risposta: 30» - ma più spesso la capacità di creare testi coerenti, privi di errori e del tutto credibili.
Tanto che le scuole di New York qualche giorno fa hanno proibito esplicitamente il ricorso a ChatGPT e agli altri bot, perché il rischio è che gli studenti non facciano più lo sforzo di creare contenuto originale e neanche di copiare e incollare in modo sensato da Google, ma pongano direttamente domande all'intelligenza artificiale usando la risposta completa (priva di fonti, ma pazienza).
OpenAI avvisa che ChatGPT «scrive talvolta risposte che sembrano plausibili ma sono in realtà scorrette o insensate», ma la sua capacità di imparare dagli errori potrebbe portare presto a risultati molto più convincenti. Secondo Stuart Russell, docente britannico a Berkeley e membro del think tank «Future of Life Institute» dedicato all'impatto dell'intelligenza artificiale, per adesso Chat GPT è capace di integrare o sostituire le conversazioni umani, soprattutto quando sono ripetitive, per esempio in settori come il servizio clienti.
«Ma questi programmi iniziano a darci un'idea di come sarà la vita in un mondo in cui l'intelligenza artificiale di livello umano sarà onnipresente - ha detto Russell a Le Point -. Si tratterà di una rivoluzione così grande che dobbiamo iniziare a prepararci il prima possibile». Per adesso i ragazzi possono provare a risparmiare fatica nelle ricerche, e magari divertirsi a comporre poemi alla Shakespeare o testi di canzoni nello stile di John Lennon.
Presto le prestazioni potrebbero essere ancora più efficaci, non solo in ambito scientifico (già adesso l'intelligenza artificiale è usata nelle ricerche mediche) ma anche nell'uso comune. ChatGPT usa le miliardi di fonti che sono state immesse nel sistema fino al 2021, ma non è in grado di immagazzinare le novità perché non è connesso a Internet.
Se e quando lo sarà, passerà a un altro livello. Google e i motori di rischiano di fare la fine di Kodak? Alphabet, la casa madre di Google, sta sviluppando la sua intelligenza artificiale generatrice di testo «LaMDA». La battaglia sembra appena cominciata, tanto più che Microsoft è in trattative per investire dieci miliardi di dollari in OpenAI.
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