Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
Sono le 22.30, Tivoli è immersa nel freddo e nel torpore di una giornata di festa che sta per concludersi. L'ospedale San Giovanni Evangelista è un casermone costellato di luci. In sala operatoria è in corso un intervento, nei reparti di terapia intensiva i malati respirano con l'ossigeno, nel Pronto soccorso dodici persone aspettano di essere visitate quando nell'aria inizia a diffondersi un odore di plastica bruciata.
«Era molto fastidioso», racconta Paolo Gabrielli 39 anni, che era nel reparto in attesa. «Sono uscito fuori per prendere aria ma l'odore era ancora più forte. Sono rientrato e dopo qualche secondo è andata via la luce». In quel momento le fiamme stavano già divampando e gli impianti di controllo e di sicurezza avevano già fallito il loro compito.
L'incendio è scoppiato sul retro dell'ospedale in un'area dove sono immagazzinati i rifiuti speciali. Uno dei container ha preso fuoco e le fiamme hanno camminato rapidamente verso il Pronto soccorso, nei corridoi, nelle scale. In pochi istanti hanno raggiunto i cavi dell'energia elettrica e hanno gettato l'ospedale nel buio più totale.
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Ormai sono le 23, l'ospedale è un casermone scuro illuminato dalle fiamme che si levano su un lato. Dai piani alti le finestre sono aperte e ci sono persone che chiedono aiuto. I Vigili del fuoco hanno iniziato a lottare contro le fiamme e a montare le scale antincendio. «Le abbiamo montate lungo i due lati dell'ospedale e siamo saliti», racconta il comandante Adriano De Acutis.
Nel frattempo sono giunti anche i primi volontari. «Ci siamo trovati di fronte a una situazione molto difficile da gestire», ammette Andrea Biddau presidente dell'Associazione volontari pronto soccorso di Tivoli, una delle due associazioni di volontari che sono state tra le prime a intervenire.
«Le scale principali dell'ospedale non erano utilizzabili perché si erano riempite di fumo tossico, gli ascensori non funzionavano perché non c'era energia elettrica. Per andare a salvare i pazienti rimasti ai piani superiori bisognava usare le scale di emergenza, In questa situazione era impossibile servirsi delle barelle. Abbiamo organizzato le prime squadre per l'assistenza al servizio sanitario. I malati sono stati trasportati con tutto quello che è lecito usare in base alla situazione clinica di ciascuno».
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Alla catena umana che si crea per portare via i malati si aggiunge Veronica Fortuna, arrivata insieme con i volontari di San Polo dei Cavalieri circa un'ora dopo che l'incendio aveva iniziato ad aggredire l'ospedale. «In 12 anni di volontariato e 32 di vita, purtroppo è stata una delle notti più tristi. Ho visto la paura negli occhi dei malati, li ho sentiti urlare, piangere. Ho risposto alle telefonate dei loro cari che volevano avere rassicurazioni. Ho consolato una signora, si chiama Antonietta, aveva una frattura al femore, non poteva muoversi e non voleva andare via, aveva paura. […]
2 – IL ROGO È INIZIATO TRA I RIFIUTI ABBANDONATI
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
Era uno degli ospedale peggiori d'Italia, quello di Tivoli. Dal monitoraggio dell'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il vecchio nosocomio "San Giovanni Evangelista" di Tivoli era in fondo alla classifica, uno degli ultimi 8 peggiori d'Italia. Sotto osservazione erano soprattutto l'area di nefrologia, osteomuscolare e chirurgia generale. Forse avrebbe meritato un capitolo anche il sistema antincendio.
«Abbiamo aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e incendio colposo», spiegava ieri il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto. Un dato l'ha già acquisito: l'ultima manutenzione dell'impianto antincendio dell'ospedale risale al 2016. Sette anni fa. Se è trascorso poco o troppo da quell'intervento, lo dirà l'inchiesta. […]
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L'incendio è partito tra i rifiuti accatastati nel retro dell'ospedale. Sono più che evidenti le lingue di fumo sulle pareti. Il rogo sarebbe dunque partito dall'esterno, in linea con il terzo piano seminterrato, coinvolgendo dapprima un container zeppo di scarti ospedalieri, per poi propagarsi al piano interrato, e da lì fino a raggiungere il pronto soccorso.
Nei cumuli di rifiuti abbandonati, complice forse anche il Ponte dell'Immacolata, c'erano materiali particolarmente infiammabili e tossici. Ed è stata questione di minuti. Quando sono arrivati i primi pompieri del distaccamento di Tivoli, la cui sede è poco distante, il fuoco era già molto diffuso all'interno dell'edificio e sono occorse molte ore per domare i vari focolai.
Dalle telecamere di sorveglianza, già esaminate dagli agenti della polizia, si vede che nessuna persona era vicina ai rifiuti al momento del rogo. Così il procuratore Menditto può affermare: «Escludiamo la matrice dolosa».
Se l'innesco è stato casuale, allora, magari causato da una cicca lanciata a terra da qualche finestra, resta da capire la catena di eventi che è seguita. Il piano di evacuazione esiste sulla carta ma pare che mai si siano fatte esercitazioni. Dopo pochissimi minuti dall'inizio dell'incendio, poi, il sistema elettrico è andato in tilt: uno dei quesiti riguarda il quadro elettrico. «Nessuno è morto bruciato», precisa infine il procuratore Menditto. Le tre vittime sarebbero decedute per asfissia. Ma sarà l'autopsia, fissata per domani, a dire una parola definitiva.
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