Un #Sallusti scatenato contro #Giletti si alza e se ne va da #NonelArena.
— Pietro Raffa (@pietroraffa) June 5, 2022
(p.s. visto il livello del dibattito, ho fatto bene a vedere il Palermo) pic.twitter.com/ScolLMN1j0
1 - MINIMUM PAX
Luca Bottura per “la Stampa”
alessandro sallusti massimo giletti myrta merlino by macondo
In una nota molto amichevole, l'ambasciata russa ringrazia Massimo Giletti per essere stato ospite, l'altra sera su La7, della trasmissione condotta da Maria Zakharova.
2 - GILETTI VA NELLA TANA DELL'ORSO MA FINISCE SUONATO DAI PUTINIANI
Massimiliano Panarari per “la Stampa”
«Senza promozione succede qualcosa di terribile: niente!». Questa massima di P.T.
Barnum deve proprio essere una delle stelle polari di Massimo Giletti, mattatore senza pari di un modo di fare tv che non va tanto per il sottile.
Difatti, preceduta da un intenso battage promozionale, l'ultima puntata stagionale di Non è l'Arena è andata in onda da Mosca. Dopo le polemiche su quella in collegamento da Odessa, sarebbe stato opportuno un sovrappiù di cautela; e, peraltro, da nessuna parte tranne che da noi si sente l'esigenza di una specie di par condicio tra gli invasori russi e gli aggrediti ucraini, ma tant' è. E, così, è stata apparecchiata una serata di quelle da far leccare i baffi a rossobruni e putitaliani (e, più in generale, al vasto popolo nazionale dei «Putin-comprensivi»).
Anche perché, come noto, dai vaccini alla politica interna, a Giletti interessano assai le cosiddette «verità alternative», in un mix di spirito antisistema, (malinteso) pluralismo e instancabile inseguimento di tutto quello che può far impennare l'audience. Al prezzo di farsi (spesso) prendere la mano dal sensazionalismo e dalla ricerca ossessiva dello scoop, appunto come ieri, con il risultato di averci fatto assistere a una trasmissione che, decisamente, «Non è stata un'Arena», ma un Circo Barnum all'ennesima potenza. Una pagina di televisione che resterà agli annali per l'autentica insurrezione sollevata in quei settori dell'opinione pubblica che vorrebbero informazione documentata anziché uno zibaldone, variamente miscelato, di disinformazione-disordine informativo-spettacolarizzazione sfrenata.
massimo giletti maria zakharova
E che verrà ricordata per "effetti collaterali" come l'indignazione di un insorgente Alessandro Sallusti che, disgustato dalle continue finestre di opportunità regalate alla peggiore propaganda del Cremlino, se n'è andato in diretta, diventando repentinamente l'idolo (pure a sinistra) di tutti coloro che hanno a cuore la libertà e sono sgomenti di fronte alla brutalità russa.
A farlo (giustamente) sbottare è stato il lunghissimo soliloquio di Maria Zakharova, la portavoce di Lavrov e teorica delle fake news come strumento di governo, collegata - chissà perché - via Skype, che si è prodotta nel consueto repertorio di falsità, improperi e minacce contro le democrazie occidentali.E, non paga dell'allucinante quasi monologo di un'ora, si è messa pure a insolentire il malcapitato (a Mosca) Giletti, affiancata - perché gli agit-prop del putinismo sono come le ciliege per certi programmi televisivi, una tira l'altra - dal «megafono dello zar» Vladimir Solovyev (e, sorta di "ufficiale di complemento", dal «politologo ucraino» duramente anti-Zelensky Vasilj Vakarov).
Insomma, la missione pacifista - che qualcuno, magari, con una punta di sarcasmo, ribattezzerebbe "pacifinta" - si è risolta in una Caporetto mediatica. Con tanto di mancamento, dal quale, per fortuna, il conduttore si è ripreso, anche se è stato comprensibilmente costretto a spostarsi dalla Piazza Rossa a una location al coperto. Di sicuro, un lenitivo all'accaduto sarà per lui il tweet solidale di Matteo Salvini (che avrebbe gradito molto farlo eleggere sindaco di Roma), a cui è unito da una visione politica incline (diciamo...) al populismo. Insomma, Giletti è andato nella tana dell'orso per suonare lo spartito del dialogo, ma è ritornato suonato dai putiniani. E, dunque, ci sarebbe tanta materia per riflettere...
tweet su giletti in diretta da mosca 2
3 - LA DÉBÂCLE DI GILETTI CONDUTTORE-AGNELLO NELLA TANA DEL LUPO
Sebastiano Messina per “la Repubblica”
Era facile profetizzare che sarebbe stata una pagliacciata acchiappa- audience, la missione moscovita di Massimo Giletti. Ma che la trasferta russa di "Non è l'Arena" si trasformasse in una débâcle giornalistica di dimensioni planetarie, onestamente non l'aveva previsto nessuno.
E ora è impossibile non provare tenerezza per il povero Giletti, baldanzosamente partito per Mosca con l'aria di uno che non ha paura di andare nella tana del lupo con la francescana speranza che le parole dolci di un seduttore televisivo avrebbero convinto la furbissima portavoce di Lavrov a rivelargli la segreta via per la pace, e poi infilzato come un pupazzo dalla feroce bionda del Cremlino.
tweet su giletti in diretta da mosca 3
Perché purtroppo quello che doveva essere il pezzo forte della puntatona moscovita, l'intervista di quasi un'ora a Maria Zakharova, è diventato con impressionante progressione una scena sadomaso in cui l'intervistata si divertiva a schiaffeggiare l'intervistator cortese venuto da lontano. Lui la definiva, con tono ammirato, «la donna che ha rivoluzionato il modo di comunicare », la presentava come «una delle figure più importanti del sistema politico russo», e lei lo liquidava sprezzante: «Lei semplifica troppo: i bambini parlano così ».
tweet su giletti in diretta da mosca 1
Lui si cospargeva il capo di cenere, chiedendo perdono per l'Italia, per l'Europa e per l'Occidente tutto («Anche noi siamo ipocriti», «Non abbiamo voluto vedere», «Abbiamo sicuramente le nostre colpe») e lei lo ripagava con il sarcasmo: «Lei parla come se fosse arrivato una settimana fa sul pianeta Terra». E più lui insisteva a cercare di prenderla con le buone («Lei ha ragione», «Faremo il mea culpa», «Io non le sto dando torto»), più lei calcava la punta del tacco sulla sua schiena: «Quello che dice mi fa ridere», «La sua frase dimostra che lei non ha capito nulla del Donbass », «Dovete vergognarvi».
myrta merlino urla massimoooo a giletti
Il malcapitato è andato avanti per quasi un'ora, come se quella stesse perculando un altro, senza purtroppo riuscire a strapparle non diciamo una notizia ma una sola parola sui massacri di Bucha e di Mariupol. Per fortuna sono arrivati i due interventi dallo studio italiano. Quello di Myrta Merlino, che ha avvertito i telespettatori che avevano appena assistito «all'opera di una perfetta esponente della propaganda russa, che è stata capace di tirare in ballo perfino Johnny Depp senza mai rispondere a una sola domanda». E quello - da applausi - di Alessandro Sallusti, che accortosi di essere davanti a «un asservimento totale alla peggiore propaganda», s' è alzato e se n'è andato «per non fare la foglia di fico in questa sceneggiata ».
alessandro sallusti massimo giletti 1
Due mazzate - meritatissime - alla trasmissione che hanno fatto passare in secondo piano persino lo svenimento in diretta del conduttore in trasferta («Oddio Massimo! »), poi liquidato come «un mancamento dovuto al calo degli zuccheri » dall'interessato, rientrato in studio per completare l'opera intervistando il più putiniano dei conduttori russi, Vladimir Solovyev, e un politologo ucraino nel ruolo dell'altra campana. Dopo tre ore abbondanti, la sigla finale lasciava in piedi solo una domanda: si poteva fare peggio? No, non si poteva.
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