james webb space telescope 5

LA RIVOLUZIONE DEL WEBB - IL SUPER TELESCOPIO “JAMES WEBB” STA VOLANDO TRANQUILLO VERSO LA SUA META LONTANA 1,5 MILIONI DI CHILOMETRI DALLA TERRA - A CAPO DELLA MISSIONE DELLA NASA C’È L’ASTROFISICO ITALIANO STIAVELLI: “RISALIREMO A POCO DOPO IL BIG BANG DA CUI TUTTO ERA NATO. VEDREMO UN UNIVERSO BAMBINO ESPLORANDO L'ETÀ BUIA FINORA INATTACCABILE. RIUSCIREMO A SCORGERE IL MONDO COM'ERA NELL'ERA IN CUI SI FORMAVANO LE PRIME GALASSIE E LE PRIME STELLE DALLE IMMENSE NUBI DI POLVERE…”

Giovanni Caprara per il “Corriere della Sera

 

james webb space telescope 3

Il «James Webb Space Telescope» vola tranquillo verso la sua meta lontana 1,5 milioni di chilometri dalla Terra dopo il suo lancio con Ariane-5 dalla Guyana nel giorno di Natale.

 

«Abbiamo già completato la prima correzione di rotta molto critica per metterlo sulla strada giusta» spiega dallo Space Telescope Science Institute di Baltimore Massimo Stiavelli, l'astrofisico italiano a capo della missione della Nasa alla quale collaborano l'agenzia spaziale europea Esa e la Canadian Space agency.

 

Massimo Stiavelli

«Ora affrontiamo la parte più complicata - aggiunge Stiavelli -, cioè l'apertura del parasole esteso come un campo da tennis impossibile da collaudare in laboratorio». Formato da cinque strati di alluminio e kapton più sottili di un capello, serve a mascherare la radiazione solare e mantenere il grande specchio e i quattro strumenti (due europei) alla temperatura di 235 gradi sotto zero, indispensabile per cogliere la radiazione infrarossa emessa dagli oggetti più deboli e distanti nell'universo.

 

james webb space telescope 2

«Questo è l'obiettivo per cui l'abbiamo costruito e sarà una rivoluzione continuando l'impresa del predecessore Hubble dove ho iniziato il mio lavoro di ricercatore quando sono arrivato all'Istituto americano nel 1995. Allora si costituiva anche il gruppo per progettare il James Webb Space Telescope. Ne facevo parte, ma occorsero quasi trent'anni per idearlo superando le difficoltà che poneva». E proprio Stiavelli veniva designato alla guida della grande operazione da cui usciva il più potente telescopio mai costruito che porterà il nostro sguardo verso le origini dell'universo come nessun altro strumento ha finora permesso.

 

james webb space telescope 4

«Andremo oltre il confine dei 400 milioni di anni dove era giunto Hubble - continua l'astrofisico italiano - raggiungendo i cento milioni di anni dopo il Big Bang da cui tutto era nato. Vedremo un universo bambino esplorando l'età buia finora inattaccabile. Riusciremo a scorgere il mondo com'era nell'era in cui si formavano le prime galassie e le prime stelle dalle immense nubi di polvere. Ma sono certo, come accadde con Hubble, saremo stupiti da scoperte impreviste grazie alla potenza del nuovo occhio».

 

james webb space telescope 5

Proprio la sensibilità infrarossa dello Webb Telescope permetterà anche di scrutare nelle atmosfere dei pianeti di altre stelle individuati in questi anni cogliendo la presenza di molecole organiche, anidride carbonica e metano, vale a dire i mattoni della vita. Stiavelli, 60 anni, di Montecatini Terme era partito dall'università di Pisa per un dottorato all'Istituto di Baltimore e lì rimase. Alla direzione di 300 astrofisici ora governa l'impresa astronomica più difficile e costosa (10 miliardi di dollari e un ritardo di 14 anni) mai concepita senza trapelare grandi emozioni.

 

james webb space telescope 7

«Sono molto contento - confessa -, ma bisogna essere freddi davanti a tanti ostacoli da affrontare». Entro un mese il gigante del cielo, giunto a destinazione, avrà dispiegato come un fiore tutte le sue parti, incluso il grande specchio di 6,5 metri formato da 18 specchi minori. Ricoperti d'oro, sono fabbricati in berillio e sono partiti deformati assumendo la forma calcolata nel gelo cosmico: è solo una delle dieci innovazioni che hanno permesso di raggiungere il risultato e fra 200 giorni ci trasmetteranno la prima immagine.

 

james webb space telescope 1

«Nel ciclo iniziale di osservazioni gli astronomi europei hanno già vinto con le loro proposte il 30 per cento del tempo disponibile, cioè il doppio di quanto è concordato» nota con orgoglio Antonella Nota che a Baltimore dirige le attività di partecipazione dell'Esa. Tra queste, nove sono coordinate da italiani, quasi tutti dell'Istituto nazionale di astrofisica.

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