“GRAZIANEDDU”, DORMI TRANQUILLO - GRAZIANO MESINA VIENE SCARCERATO PER DECORRENZA DEI TERMINI VISTO CHE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA D’APPELLO NON SONO STATE DEPOSITATE - NEL 1995 OTTENNE UN PERMESSO SPECIALE E COLSE L'OCCASIONE PER FUGGIRE CON LA DONNA DI CUI ERA INNAMORATO - NEL 1992 FECE DA MEDIATORE PER LA LIBERAZIONE DI FARUOK KASSAM…
Fabio Amendolara per “la Verità”
Questa volta non è dovuto scappare. Nessuna evasione rocambolesca, come nel 1962 durante un trasferimento dal carcere di Sassari a quello di Nuoro - in treno e con le manette ai polsi - che gli valse il soprannome di Primula rossa. Stavolta è stato un cortocircuito giudiziario a rimettere in libertà Graziano Mesina, il Grazieneddu del banditismo sardo che imperversava tra gli altopiani di Supramonte.
A 77 anni, 44 dei quali passati in galera, era dietro le sbarre a Nuoro per traffico internazionale di droga. È stato scarcerato per decorrenza dei termini e potrà tornare nella sua Orgosolo da uomo libero: le motivazioni della sentenza d' appello con la quale è stato condannato a 30 anni di carcere, infatti, non sono ancora state depositate. E così la misura cautelare è decaduta.
A causa di questa condanna, a Mesina era anche stata revocata la grazia concessagli nel 2004 dall' allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. «Sono felicissimo, non me l' aspettavo», ha commentato coi cronisti uscendo dal carcere. D' altra parte non è la prima volta che gli capita di trovare un buco nei meccanismi giudiziari: nel 1995 ottenne un permesso speciale e colse l' occasione per fuggire con la donna di cui era innamorato. Lo riacciuffarono poco dopo. È stata interamente così la vita del bandito che tutti in Sardegna chiamavano «la fera», la fiera.
Un po' perché era solitario, un po' perché era riuscito a crearsi un' immagine da cattivo. Con una carriera criminale cominciata giovincello: aveva appena 14 anni, nel 1956, quando lo arrestarono per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Finì di nuovo dentro nel 1960 per aver sparato in luogo pubblico. È con lui che il banditismo sardo diventa un' industria criminale che macina soldi. Non senza qualche intoppo. Il rapimento del ricco possidente Pietrino Crasta, nel 1960, si conclude con la morte dell' ostaggio. Mesina si rifà nel 1977 col rapimento dell' industriale Mario Botticelli.
Ma è con il caso del piccolo Farouk Kassam che il brigante diventa un personaggio nazionale. Interviene come mediatore per trattare la liberazione del piccolo sequestrato a Porto Cervo nel gennaio del 1992 e liberato, dopo sei mesi, in circostanze ancora oggi misteriose. Mesina sostiene che la famiglia pagò 1 miliardo di lire, circostanza smentita delle ricostruzioni ufficiali.
Nel poco tempo passato da uomo libero, Grazianeddu si è stato spesso protagonista sui rotocalchi, fino a sfiorare l' ingresso all' Isola dei famosi. Un meccanismo che ora, visto che i tempi in cui i baschi blu lo ritenevano imprendibile (dai colli di Supramonte prendeva alle spalle gli uomini che gli davano la caccia e li controllava a distanza con un binocolo) sembrano così lontani, potrebbe innescarsi di nuovo. Probabilmente aspetta già qualche cronista a casa, ma solo tra le 22 e le 6 del mattino: perché l' obbligo di firma giornaliero disposto dalla Procura gli impone di farsi trovare a casa a quell' ora. Sempre che non decida di darsi di nuovo alla macchia, per ricordare i vecchi tempi. In barba ai giudici che hanno mancato il deposito della sentenza d' appello che l' avrebbe tenuto dentro.