Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
jacques attali con emmanuel macron
Un banchetto a base di lingue di fenicotteri rosa! Solo a Eliogabalo, il dissoluto (dicono) imperatore ragazzino salito brevemente al potere nel II secolo d.C. sotto la guida della mamma e della nonna, poteva venire in mente un capriccio del genere. Non c'è chef al mondo, oggi, avesse pure dieci stelle Michelin, a potersi permettere un menu così. E meno male...
jacques attali – cibo. una storia globale dalle origini al futuro
Lo racconta lo storico francese Jacques Attali, docente, economista, banchiere ma soprattutto curioso onnivoro e cronico, che dopo avere scritto libri sul cannibalismo, l'Europa, Marx, gli ebrei, il Mahatma Gandhi, il debito pubblico e altro ancora, ha deciso di raccontare la storia del cibo (e del potere) dalle scimmie nomadi africane di dieci milioni di anni fa fino all'avveniristico cibo in polvere «da agitare per 45 secondi in uno shaker» come quello provato dall'imprenditore Yassine Chabli, che aveva deciso di mangiare solo quello «con l'idea di impiegare non più di tre minuti a pasto.
In questo modo, dal suo punto di vista, avrebbe ridotto il tempo dedicato al cibo a due ore e mezza al mese guadagnando circa 30 ore per svolgere altre attività. Ha rinunciato dopo 48 ore per noia».
Si intitola «Cibo. Una storia globale dalle origini al futuro», è edito da Ponte alle Grazie e parte da un principio: «Noi non siamo altro che il prodotto di ciò che mangiamo, beviamo, sentiamo, vediamo, leggiamo, tocchiamo, annusiamo, percepiamo. Forse, anzi, non siamo altro che il modo in cui immaginiamo di essere mangiati».
La civiltà stessa si è sviluppata intorno a certe scelte: «Cibo, linguaggio e scrittura evolvono all'unisono. Intorno al 6000 a.C., per sfruttare al meglio le inondazioni e produrre di più, gli agricoltori mesopotamici costruiscono dighe e canali di irrigazione.
Per raggiungere meglio il risultato devono formare gruppi più ampi, che presto diventeranno degli imperi e la cui nascita è quindi innanzitutto, e soprattutto, dettata da necessità alimentari.
In questo modo possono sviluppare produzioni agricole in grado di sfamare gruppi umani molto più numerosi: orzo, vari tipi di farro e miglio. Possono anche gestire le eccedenze, concentrare la ricchezza, finanziare e nutrire gli eserciti».
E quanto potessero mangiare, quelle corti reali e quegli eserciti, lo ricorda la festa per il fine lavori di costruzione (ancora oggi non c'è idraulico o muratore che non s' aspetti una cena finale) del palazzo del re assiro Assurnasirpal II all'inizio del IX secolo a.C.: dieci giorni di baldoria «per 69.574 persone, in cui si mangiarono 14.000 pecore, 1.000 buoi, 1.000 agnelli, 20.000 piccioni, 10.000 uova e 10.000 gerboa».
emmanuel macron jacques attali
Cioè quei topi considerati un tempo, pare, una leccornia. Niente da stupirsi. Dall'altra parte del mondo, nel celeste impero cinese dove nel 1761 furono allestiti per il cinquantesimo compleanno dell'imperatore Qianlong la bellezza di 800 tavoli, erano abituati a banchetti come quello del 1720 per celebrare l'unione tra i popoli Manchu e Han, festeggiato con centinaia di piatti diversi e rari come il naso di elefante, la carne di foca e di pavone e addirittura le labbra di orangutan.
le abitudini alimentari dei cinesi 15
Ed è questa l'arte di Jacques Attali: saper passare dalla storia del fuoco che «sembra sia stato domato per la prima volta in Cina intorno al 550.000 a.C.» e fu «uno sconvolgimento di enorme portata» perché il cibo diventò «più facilmente assimilabile, aumentando ulteriormente la quantità di energia a disposizione del cervello e rendendo commestibili piante altrimenti tossiche» al vegetarianismo di Pitagora al quale Ovidio attribuisce un'invettiva: «Smettetela, uomini, di profanare i vostri corpi con cibi empi! (...) Che enorme delitto è ingurgitare viscere altrui nelle proprie...».
E giù giù fino alle osservazioni sulla dimensione di mondi sconosciuti: «Quasi due miliardi e mezzo di persone (soprattutto in Asia, Africa e America Latina) si nutrono attualmente delle 2.000 specie di insetti commestibili».
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Ed eccolo passare dai dettagli più inattesi («La nipote dell'imperatore di Bisanzio Maria Argyropoulina usa per la prima volta una forchetta nel 1004, durante le sue nozze con il figlio del doge di Venezia. Alcuni sacerdoti cattolici, indignati da questo spettacolo, le dicono che "Dio ha dato all'uomo le mani come forchette naturali"») alle denunce più indignate: «Nel 2017 nel mondo morivano ancora ogni anno di malnutrizione 9,1 milioni di persone, di cui 3,1 milioni di bambini sotto i cinque anni. La fame è causa di un terzo delle morti infantili e affligge 815 milioni di persone...».
Per poi spostarsi a considerazioni sconsolanti per chi come lui confida di amare «le cene interminabili con gli amici, in cui si pontifica, si ride, si litiga e ci si riconcilia»: «Per prima scomparirà la colazione: ognuno aprirà il frigorifero quando vuole.
Poi sparirà il pranzo, anche al lavoro; le mense aziendali non saranno più necessarie e verranno sostituite da spuntini alla scrivania. E la sera non si mangerà più con il resto della famiglia, che peraltro si sarà totalmente sfaldata. Si vive soli e si mangia soli».
Solitudine imposta. Non cercata. Diversa dalla più totale e superba solitudine di Luigi XIV il quale, ricostruisce lo storico, promuove sì «una quantità di eccellenze culinarie che supera di gran lunga gli imperativi religiosi e le abitudini dei re precedenti» ma «non concepisce il suo pasto come un luogo di conversazione con i sudditi, ma come lo spettacolo della loro sottomissione».
Uno show prepotente dove, a Versailles, «lui prende il posto di Cristo», fa sfilare «davanti ai cortigiani una nave d'argento che contiene le (sue) salviette» e domina gli astanti: «I delfini hanno le sedie; i nipoti hanno "diritto allo sgabello" (solo per i duchi)» e «fino a 300 persone assistono al pasto in silenzio. In piedi. I nobili si trovano come in purgatorio: espiano le colpe attraverso l'umiliazione». L'incarnazione stessa del potere: il monarca può dare, il monarca può togliere. Il cibo. La vita.
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