Massimo Cutò per “QN - IL Resto del Carlino”
«Mi scrivono: ti adoro, voglio incontrarti, ti prego sposami. Gli uomini sono così. Ma l' amore è vincere al Superenalotto, capita all' improvviso o mai. Sto nella mia Arca di Noè con dieci gatti, i cani, le colombe. Gli animali non tradiscono». Elena Anna Staller, detta Ilona (il nome della madre) o Cicciolina, ungherese naturalizzata italiana, compirà 70 anni a novembre.
«Dirò addio al 69, un così bel numero», ironizza allusiva. Tutti la conoscono, nessuno sa chi è davvero. È stata la donna dello scandalo, la prima diva del cinema a luci rosse. Ha rivoluzionato il costume di un' Italia arroccata sul comune senso del pudore. Ha cantato e ballato senza veli. Ha fatto radio e televisione e posato per grandi fotografi. È entrata in Parlamento. Ha fondato un partito. È stata un' opera d' arte, scultura vivente alla Biennale di Venezia. E non è finita qui.
Dove comincia la storia?
«A Budapest. Regime comunista durissimo, mio madre ostetrica separata da un marito che la tradiva. Eravamo poveri. Io e i miei fratelli Valeria e Laszlo ci siamo rimboccati le maniche.
Facevo la cameriera all' Intercontinental, hotel sul Danubio: uomini d' affari stranieri, ministri.
Personaggi osservati dai servizi segreti».
È entrata nel gioco?
«Sono diventata una spia: nome in codice Coccinella. Quando la situazione è diventata pericolosa sono scappata».
Con un italiano?
«Divertente, simpatico, 25 anni più di me: io l' ho sposato e lui mi ha portata a Milano. Lì ho scoperto che non aveva un soldo».
Era salita sul cavallo sbagliato?
«Essere bella è una risorsa, a 13 anni avevo vinto il concorso di Miss Ungheria. Sono andata dal miglior fotografo e ho fatto un book. Mi sono trovata un agente: servizi di moda, cataloghi, pubblicità. Ho chiesto il divorzio e sono andata a Roma per fare l' attrice».
Primo film?
«Incontro d' amore, nel '70, con Umberto Orsini e Laura Antonelli. Giravamo a Bali, Orsini era affascinante: è nata una storia.
Poi due grandi registi. Lattuada per Cuore di cane e Vizi privati, pubbliche virtù con Jancso».
Perché ha chiuso con il cinema d' autore?
«C' era la commedia sexy all' italiana: ho girato La liceale con Gloria Guida, La supplente. Sono entrata nel filone».
Proseguito alla radio?
«Era il '75. Conducevo un programma su Radio Luna: da mezzanotte alle due rispondevo alle telefonate di quelli che battezzai ciccioline e cicciolini. Domande a luci rosse, successo strepitoso. Scoppiò il caso Ilona: titoloni sui giornali, l' intervista di Biagi in tivù, le foto su L' Europeo, la copertina di Playmen. Avevo intercettato i desideri del pubblico parlando di temi scabrosi senza inibizioni».
Quando è arrivata al porno?
«Riccardo Schicchi, produttore e pornografo, mi inseguiva. Voleva lavorare con me. Nell' 83 abbiamo creato Diva Futura: agenzia di casting e produzione nella villa sulla Cassia, dove abito».
Era nata un' industria?
«Il rifugio dell' eros libero, prima che una società. Riviste, calendari, spettacoli, film, home video: da lì è uscita Moana Pozzi».
Com' era?
«Un' amica vera. Sapevo che stava male, ma la morte è stata uno choc. L' hard per lei non era lavoro, era esprimere la sua personalità».
È lo stesso per Ilona?
«Il nudo è naturale, privo di malizia. Non sono una peccatrice.
Anche con il porno non mi sono mai sentita oscena. Oscena è la povertà, i derelitti che lo Stato dimentica».
Quanti porno ha girato?
«Meno di trenta. Certi film sono stati cannibalizzati e ritargati. L' ultimo è uscito nel '93, ma avevo smesso quattro anni prima».
Hard core ingrato?
«Non sputo nel piatto dove ho mangiato. Per quattro giorni di girato guadagnavo tanti soldi.
Però l' ho pagata»
In che modo?
«Record di denunce, censure, condanne per far uscire il porno dal sommerso. Negli show facevo il pieno e i moralisti inorridivano. Al Vigorelli, nel contorno della Sei giorni, mi hanno trascinata via dal palco e processata per direttissima. La strega da bruciare sul rogo. Sono finita in cella a Bruxelles e sarei ancora lì se Marco Pannella non mi avesse tirata fuori».
cicciolina e moana mondiali (2)
Quando vi siete incontrati?
«Raccoglievo firme per i radicali, volevo entrare in lista. Mi ha accarezzato i capelli. Metà del partito era contro, Giovanni Negri in testa. Ha vinto Pannella e abbiamo fatto campagna elettorale assieme. Una sera, a Teleroma 56, entrò nel camerino e disse: mettimi la cipria sennò prendi più voti di me».
Ci aveva azzeccato?
«Quasi. Ventimila voti, seconda dietro di lui. Meglio di Rutelli e della Bonino. Sono diventata deputato nell' 87 non per un voto di protesta ma perché la gente mi amava. Mi sono battuta per le cavie e l' educazione sessuale a scuola, la droga depenalizzata, l' eros dei detenuti e i bordelli. Adesso difendo i macachi, oggetto di sperimentazione crudele nelle università con il placet del ministero della Salute».
Le donne della politica che posizione avevano?
«Erano spaccate, così come le femministe. Le donne devono farsi sentire: sessismo, violenza, disuguaglianze sul lavoro. Siamo tornati indietro».
L' hanno accusata di assenteismo e per il vitalizio da parlamentare.
«Una balla. Arrivavo alla Camera con la Peugeot e stavo lì tutto il giorno. E il vitalizio lo giro a chi è finito in mezzo alla strada per il Covid».
Era un' intrusa tra i colleghi a Montecitorio?
«Li chiamavo onorevoli porcelloni. Chiedevano: porti gli slip, hai messo il reggicalze? Qualcuno ci provava, ma non ho mai visto la collezione di farfalle».
Il più simpatico?
«Andreotti. Era divertito dalle mie provocazioni. A una festa si è complimentato per il vestito nude look».
Che cosa fa ora?
«Ho ricevuto il Premio PornHub alla carriera: icona mondiale della trasgressione. Ho partecipato a reality in Argentina e Inghilterra. L' Italia invece ha chiuso le porte: Milly Carlucci mi vuole a Ballando, ma c' è un veto. Sconto il peccato originale. Mio figlio Ludwig dice: sei una mamma scomoda».
E il suo ex marito, lo scultore Jeff Koons?
«Abbiamo fatto la guerra per l' affidamento di Ludwig e l' ho spuntata, però su di me pende un mandato di cattura internazionale negli Stati Uniti. Mi assiste l' avvocato Luca Di Carlo, il super legale di star come Michael Jackson e Pamela Anderson. E sì che quando ci siamo conosciuti ho pensato: vorrei che Jeff fosse il padre di mio figlio».
Gli uomini sono una delusione?
«Cercano in me la pornostar per una notte da raccontare. Altri non si avvicinano per paura: credono che abbia chissà quali esigenze a letto. Ho sofferto per amore e sessualmente sono appagata. Single».
Teme la vecchiaia?
«Sono un' artista positiva e creativa. Allo specchio mi piaccio. E adoro dormire nuda, che cosa credeva?».
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