“SE UNO VA A CERCARLI, I CONTAGI LI TROVA” – LA NUOVA FRONTIERA LOMBARDA DEL CORONAVIRUS È TRA I PICCOLI PAESI IN PROVINCIA DI BRESCIA: CI SONO NUOVI FOCOLAI IN 150 COMUNI SU 205. COME MAI QUESTO EXPLOIT IMPROVVISO? IL 5 MARZO I POSITIVI ERANO APPENA 155, MA NEI PRIMI GIORNI DELLA ZONA ROSSA DELLA VICINA CODOGNO NESSUNO HA PENSATO DI FERMARSI. E ORA…

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Paolo Cittadini e Michele Sasso per “la Stampa”

 

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La nuova frontiera lombarda del coronavirus è adesso tra i paesi della Bassa Bresciana. Tra allevamenti e fabbriche, si sono registrati nuovi focolai di infezione in 150 comuni su 205 della Provincia. Ed ora il rischio concreto è mandare in tilt la macchina sanitaria della zona: ieri si è arrivati a quota 1598, una impennata di 247 nuovi contagiati in appena 24 ore. Per capire questo exploit occorre partire da un dato: il 5 marzo i positivi al Covid-19 erano appena 155.

 

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Cosa è successo da allora? «Se uno va a cercarli li trova i contagi», esordisce Camillo Rossi, capo dell' unità di crisi degli Spedali Civili di Brescia: «Dal 1 marzo abbiamo fatto 2.073 tamponi perché è aumentato l' afflusso ed ora abbiamo 500 ricoverati». Nel più grande ospedale del capoluogo i posti di terapia intensiva sono stati raddoppiati ma ancora non bastano. «Ci troviamo in una fase acuta - continua Rossi - e ieri abbiamo avuto 34 decessi ma se guardiamo i dati c' è stato lo stesso naturale aumento osservato prima nel Lodigiano e poi nel Cremonese. Sono le stesse proporzioni ma noi abbiamo più residenti».

 

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Brescia è una provincia popolosa e industriosa, con la terza Camera di Commercio per importanza dopo Milano e Torino. E qui nei primi giorni della zona rossa off limits della vicina Codogno, nessuno ha pensato di fermarsi.

 

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«I contagi sono partiti dai comuni più vicini al Lodigiano, che dista pochi chilometri, e si sono diffusi con tanta forza perché non c' è stato nessun contenimento», sottolinea il prefetto Attilio Visconti, anche lui positivo ai controlli e in quarantena a casa. Il primo focolaio sembra partito dal mercato del bestiame e del fieno di Orzinuovi, paese sul fiume Oglio al confine con la vicina Cremona, dove ogni venerdì si tiene una fiera molto frequentata da commercianti e allevatori di Lodi e di Crema.

 

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Due bar, il "Bocciodromo"e il "Bar Milano2", sembrano essere stati il luogo di contatto di tutti i cinque orceani - questo il nome degli abitanti di Orzinuovi - deceduti per primi. «Venivano qui a giocare a carte e a fare due chiacchiere, ed è possibile che proprio in questi due locali si siano scambiati il virus», ha spiegato il sindaco Giampietro Maffoni.

Oggi è il comune più colpito con quasi cento positivi e 15 decessi. E, dalla Bassa, il virus si è allargato borgo dopo borgo fino alla Alta Valcamonica dove anche le piste da sci sono chiuse. I numeri registrano un continuo aumento dei casi ovunque: a Lonato i cittadini positivi al virus sono 13, a Calcinato 15, altrettanti a Cazzago San Martino.

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Montichiari, verso il confine con Mantova, è un altro dei paesi più colpiti con una quarantina di positivi e 5 decessi. La crescita dei casi va ad aggravare la situazione al limite del collasso degli ospedali del capoluogo dove i posti scarseggiano e quindi si sta pensando a un ospedale da campo. Nel frattempo anche la Diocesi cerca di dare il proprio contributo e ha messo a disposizione 44 camere del centro diocesano Paolo VI. Le stanze ospiteranno i pazienti dimessi dagli ospedali, ma che non possono affrontare la successiva fase di guarigione in casa.

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E con l' emergenza sanitaria è arrivato anche il rischio di chiusura per decine di aziende: dalla fabbrica di armi Beretta all' Alfa Acciai, grandi e piccole produzioni hanno fermato tutto utilizzando permessi e ferie per fare stare a casa i propri dipendenti. Troppo difficile al momento garantire le misure di sicurezza imposte dal decreto del Governo e fornire agli operai tutti i dispositivi di sicurezza. Dove hanno deciso di tenere aperto, ieri si sono registrati scioperi spontanei.

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