Attilio Bolzoni per “la Repubblica”
giovanni falcone e paolo borsellino
Si sono impossessati della sua memoria, lo invocano, il suo pensiero è violentemente conteso. Si sono impadroniti della sua storia e ancora dopo trent' anni la scaraventano con cinismo nella mischia di oggi, a volte per attaccare avversari e a volte solo per difendere se stessi.
sergio mattarella e luca palamara
Tutti che si considerano "gli eredi" di Giovanni Falcone anche nel grande mercato delle toghe che, popolato da trafficanti di favori e scambi, si spartiscono incarichi giudiziari come un bottino. E sempre e comunque nel nome di "Giovanni" e di "Paolo". È stato un diluvio di ipocrisie questo 23 maggio di celebrazioni appena passato, incattivito dallo scandalo che sta trascinando in un gorgo pezzi di magistratura, che si abbatte vergognosamente sulla Anm e sul Consiglio Superiore, un dare e un avere, trattative, ogni tanto anche qualche ricatto.
IL TWEET DI LUCA PALAMARA SU GIOVANNI FALCONE
Avvilente spettacolo che va in scena intercettazione dopo intercettazione e talk show dopo talk show. Falcone e Borsellino, Borsellino e Falcone. «Io, che ero il cognato, lo chiamavo e continuo a chiamarlo dottor Falcone, tutti quelli che lo chiamano per nome non fanno altro che lucrare su di lui perché non hanno altro da dire e da esibire, è diventata una pessima abitudine quella di evocare la figura di quei due uomini per costruire la propria immagine», ci dice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, la moglie di Falcone assassinata anche lei a Capaci.
Da giovedì scorso Morvillo è ufficialmente in pensione, ultimo incarico procuratore capo della repubblica di Trapani: «Anche Palamara che lo ricorda nell' anniversario avrebbe fatto meglio a tacere, proprio lui che era al centro di quelle trame». Il riferimento è a un tweet del 23 maggio: «Da Giovanni Falcone c' è solo da imparare ogni giorno..». Finzione, una fazione di magistratura schiacciata sulla retorica, sui riti. Ma mai, mai, che qualcuno di tutti coloro che si si gloriano di avere ricevuto per grazia divina l'"eredità" di Giovanni Falcone si sia soffermato nemmeno per un momento sulla "diversità" dell' uomo e del magistrato.
giovanni falcone fotografato da mimmo chianura
«La verità è che il dottore Falcone è stato fottuto dalle correnti della magistratura e sicuramente non una sola volta », dice ancora Alfredo Morvillo. Più il tempo scorre e più Giovanni Falcone sembra un italiano fuori posto in Italia. Dell' Italia di allora e dell' Italia di oggi. Ma sarebbe sbagliato - e non solo ingeneroso - caricare su Palamara tutto il peso di un suk così largamente frequentato e avvelenato dagli spericolati giochi delle correnti.
LUCA PALAMARA PUBBLICA SU TWITTER LA FOTO CON MARCO TRAVAGLIO AL CONVEGNO DI UNICOST IN PUGLIA
Quelle stesse correnti che hanno isolato e umiliato Falcone da vivo, quelle stesse correnti che nel corso degli anni in suo nome hanno "sistemato" i propri uomini nei posti chiave. Anche ai vertici dell' Antimafia giudiziaria, la procura nazionale antimafia. Patti. Combine. C' è qualcosa di profondamento falso e di grottesco in questa corsa nell' appropriarsi sottobanco dell' esistenza di quei giudici uccisi nel 1992, sfruttando proprio quel gioco grande che ha "sacrificato" Falcone, che ne ha mortificato le idee, che ha cercato di distruggere la sua passione civile, il suo talento investigativo.
Nella primavera dell' 88, nonostante l' eccellente prova che aveva dato si sé, il Csm preferisce nominare al suo posto Antonino Meli, un anziano magistrato che nulla sapeva di mafia. Poi Falcone si candida a Palazzo dei Marescialli e viene implacabilmente bocciato.
alfredo morvillo 1 foto di letizia battaglia giovanni falcone
Poi ancora è in pole position per diventare procuratore nazionale antimafia ma - proprio alla vigilia della sua morte - il Consiglio Superiore sceglie Agostino Cordova. Tra una sconfitta giudiziaria e l' altra deve dirigere l' Alto Commissario per la lotta alla mafia, ma ancora volta lo scavalca un altro magistrato, Domenico Sica. Rischiava - obiettavano i suoi "amici" di oggi - di diventare una sorta di zar dell' Antimafia.
maurizio costanzo giovanni falcone
Su questo giornale, Mario Pirani, racconta qualche giorno dopo Capaci l' odissea di Falcone ricordando l' Aureliano Buendìa di Cent' anni di solitudine, che in vita aveva combattuto trentadue battaglie e le aveva perse tutte. La verità è che la politica e le correnti della magistratura non lo volevano da nessuna parte. «Da morto preferiscono celebrarlo senza chiedersi mai chi, oltre alla mafia, l' ha fatto saltare in aria», dice suo cognato Morvillo.
giovanni falcone maurizio costanzo alfredo morvillo 2 alfredo morvillo giovanni falcone paolo borsellino