Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
«Sabato notte qualche avance l'ho ricevuta anche io, del tipo: "Sono innamorato di te, dai bella, vieni con me". Saranno state le tre di notte quando un ragazzo mi si è avvicinato tentando l'approccio. Io ero con tre amici che mi hanno detto: "Se vuoi interveniamo". Ma non ce n'è stato bisogno, l'ho messo a posto io.
Diciamo che è stata una molestia gentile. C'era una folla immensa e un clima di euforia e di festa. Io di molestie pesanti non ne ho viste, ma se altre donne ne hanno ricevute hanno fatto bene a denunciarle. Gli eccessi sono da condannare e da punire, anche se arrivassero da veri alpini, cosa di cui però dubito. Anche perché, ormai da anni, in queste occasioni gli alpini veri sono sempre di meno».
Linda Peli, bresciana, 35 anni, è stata una delle prime donne, nel 2005, a indossare la divisa da alpino. E di adunate ne ha fatte ben 16. Anche quella di Rimini dove è arrivata in bicicletta, con il cappello da alpino sulle spalle.
Linda, ci sono più di 150 racconti di ragazze molestate. Perché dubita che gli autori possano essere alpini?
«Perché ho il loro Dna nel sangue. Mio padre era alpino, io sono stata tra le prime cinque donne ad arruolarsi e dico che l'alpino ha dentro di sé il corteggiamento. Io, donna che ha sempre vissuto tra gli alpini, ho ricevuto serenate, poesie, decine di inviti a ballare. Ma mai ho subìto comportamenti fastidiosi e offensivi.
Certo, l'atteggiamento di cameratismo c'è ed è innegabile che l'ambiente di questi raduni sia decisamente maschile, ma io - anche quando ero in caserma a Merano o in missione in Kosovo - non ho mai subìto angherie. Anzi, i marescialli mi aprivano la porta»
A Rimini, però, di serenate non se ne sono sentite. E centinaia di ragazze hanno raccontato di essere state palpate, apostrofate con parole inaccettabili. Lei era lì, non si è accorta di nulla?
«Se fossi stata testimone di comportamenti di questo genere sarei intervenuta per prima. A queste donne va tutta la mia solidarietà e il plauso per la denuncia, mi rendo anche conto che magari ragazze molto giovani o che stavano lavorando nei bar e nei ristoranti, e dunque impossibilitate ad allontanarsi, possono essersi sentite a disagio se sono state fatte oggetto di questo tipo di comportamenti.
Che non devono mai più ripetersi. Per questo credo che, visti gli eventi, occorra intervenire subito, al di là dell'inchiesta che accerterà eventuali responsabilità personali. Per evitare che si ripetano e per evitare di infangare il corpo degli alpini, che è ben altro e incarna i valori della comunità, della solidarietà, dell'amicizia. Gli alpini ci sono sempre e comunque per tutti, sono un pilastro della nostra società».
Intervenire come?
«Accertare se ci sono mele marce ed eventualmente prendere seri provvedimenti, prevedere servizi d'ordine più efficaci e, soprattutto, nuove regole sul nostro cappello».
Cioè, cosa vuole farne del cappello?
«Oggi è troppo facile acquistare un cappello e una camicia da alpino su una qualsiasi bancarella. In queste adunate - come dicevo - gli alpini veri sono sempre di meno e i simpatizzanti (che vanno benissimo, per carità) e i curiosi che vengono a festeggiare, sono sempre di più. Il cappello devono indossarlo solo gli alpini veri perché adesso non si capisce più chi è vero alpino e chi no».
Quello che è successo a Rimini non è stato un fatto isolato. Episodi del genere erano stati denunciati anche a Trento e Milano. Se lei avesse ricevuto avance del genere avrebbe reagito?
«Ma certo, io sono un'alpina ma sono innanzitutto una donna e sicuramente se io fossi stata vittima non avrei tollerato. Bisogna rendersi conto del contesto estremamente maschile e goliardico di queste serate. La differenza è che oggi, ed è giusto, le donne non sono più disposte a tollerare atteggiamenti irrispettosi».
Da alpina cosa si sente dire alle donne di Rimini che hanno denunciato?
«Che capisco e che mi dispiace enormemente. Per una donna è offensivo essere trattata così. Ma mi dispiace davvero sentire queste accuse generalizzate, mi piange il cuore pensando a tutti gli alpini veri e alla straordinaria bellezza dei loro valori. Che l'Italia tutta riconosce e ama. E spero che sia ancora così, per questo bisogna fare in modo che non succeda mai più».
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