Estratto dell'articolo di Bruno Ruffilli per “la Stampa”
LE MULTE PIU ALTE INFLITTE A BIG TECH DALL'UE
Dopo anni di battaglia legale, Spotify incassa la prima vittoria: ieri la Commissione europea ha multato Apple per le regole vessatorie dell'App Store. Secondo la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, «per un decennio Apple ha abusato della propria posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l'App Store». […]
In totale, una multa da 1,8 miliardi di euro, anche per «dissuadere Apple e altre società dal ripetere l'infrazione attuale o simile». È la terza multa più alta mai delle più alte comminata dalla Ue a un'azienda tech: ai primi due posti c'è Google, con 4,34 miliardi nel 2018 e 2,42 miliardi nel 2017. […]
LE REAZIONI
Per Spotify la sanzione conferma che «il comportamento di Apple è illegale». Quello che arriva da Bruxelles è un «messaggio potente», perché «nessuna azienda, nemmeno un monopolio come Apple, può esercitare il potere in modo abusivo per controllare il modo in cui altre aziende interagiscono con i propri clienti».
Apple annuncia ricorso e accusa: «La decisione è stata presa nonostante l'incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori». Come molti altri sviluppatori, ad esempio Netflix, «Spotify ha fatto una scelta. Invece di vendere abbonamenti nella loro app, li vendono sul loro sito web. E Apple non riscuote alcuna commissione su tali acquisti». Così, «otto anni di indagini non hanno mai prodotto una teoria valida che spieghi come Apple abbia ostacolato la concorrenza». […]
IL FUTURO
Per adeguarsi alle norme del Digital Markets Act in vigore dal prossimo 7 marzo, infatti, Apple introdurrà la possibilità di installare app su iOS da store alternativi e utilizzare sistemi di pagamento diversi da quelli dell'App Store per acquisti in app. Le commissioni non scompaiono, ma cambiano, e non è detto che per tutti gli sviluppatori sia davvero un miglioramento, però l'insistenza di Spotify se non altro ha aperto una breccia nel giardino recintato di Apple. Un'altra si era già aperta qualche mese fa, con il lancio dell'iPhone 15: al posto del vecchio connettore Lightning, monta infatti una porta Usb-C per il trasferimento dati e la ricarica.
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Un allineamento tardivo a una tecnologia adottata da tutti gli altri produttori, ma anche una mossa preventiva per evitare altre multe dalla Ue, che ha imposto l'Usb-C come standard per i dispositivi mobili venduti nei Paesi membri dalla fine di quest'anno. E chissà che non tornino anche le batterie sostituibili sugli smartphone: il Consiglio europeo ha già votato una proposta per renderle obbligatorie dal 2027.
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