DICI TRADIMENTO E PENSI SUBITO A UNA RELAZIONE EXTRACONIUGALE, MA COME LO CHIAMI QUANDO TUO MARITO PAGA LE ESCORT? - LA STORIA DI CLAUDIA, 48 ANNI E DUE FIGLI, CHE HA DECISO DI SALVARE IL SUO MATRIMONIO NONOSTANTE L'INFEDELTA' E LA CONFESSIONE...

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Stefania Medetti per La Stampa

 

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Dici tradimento e pensi subito a una relazione extraconiugale, ma come lo chiami quando tuo marito paga le escort? «È evidente che siamo in un’altra categoria», ammette Claudia (il nome è di fantasia), 48 anni, due figli, una carriera in una prestigiosa azienda multinazionale e un segreto sussurrato alle amiche più fidate. «Nel nostro caso, la tana del Bianconiglio è più profonda di quanto potessi immaginare». «Dopo vent’anni insieme pensi di conoscere una persona, ci si abitua un po’ alla presenza dell’altro. Forse è proprio per questo che non ci siamo accorti di quanto la distanza fra noi fosse cresciuta». In quella incrinatura che diventa una crepa, la coppia si è persa. «Difficile dire: è stato lì, è successa quella cosa o quell’altra. Quando passi da due a quattro, con la famiglia che cresce e il lavoro da seguire, diventa tutto più complicato».

 

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Claudia non cerca giustificazioni e non fa sconti al comportamento del marito. Piuttosto, parla per mettere in ordine i pezzi di un puzzle. «Non abbiamo prestato attenzione ai segnali, abbiamo lasciato che accadesse. Forse, il primo campanello d’allarme è stato quando ha cominciato a essere critico nei miei confronti, irritabile e anche un po’ distaccato dalla vita della nostra famiglia». Nulla di macroscopico. «O forse avrei dovuto notare che, nell’intimità, ero sempre io a cercare lui. Lì per lì, però, non ci fai caso. Non stai mica a contare le volte, no?».

 

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Eppure, a posteriori, Claudia riconosce che avrebbe dovuto far caso alle reazioni inconsuete del marito, andare più a fondo quando la sua vita parallela, come un’ombra, iniziava a palesarsi nella vita di coppia. «Un paio di volte l'ho visto chiudere al volo una schermata al computer. Era chiaro che stava guardando un porno». Ma gli uomini, dice Claudia, «sembrano costruiti per negare, per non ammettere, per sminuire, rivoltare la frittata. Quando ho chiesto un confronto sull’argomento, mi ha detto: "La maggior parte degli uomini guarda il porno e anche le donne". Come se ci fosse qualcosa di sbagliato in me, se preferisco invece leggere un libro. Ho pensato: va bene, non sono mica sua madre».

 

LUI, LEI E L'ALTRO LUI, LEI E L'ALTRO

Poi arrivano i messaggi sospetti sul cellulare. «Ha negato fossero persone diverse dai colleghi e, in definitiva, mentito. E io non ho avuto l’animo di mettermi a curiosare in un oggetto tanto personale». Altre volte, capitava che i suoi viaggi di lavoro durassero troppo a lungo: «Avevo iniziato a drizzare le orecchie. Nutrivo sospetti, ma nessuna prova di quello che percepivo sotto la superficie della nostra quotidianità».

 

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La svolta per Claudia è arrivata inaspettata per una dimenticanza del marito, una specie di lapsus freudiano: «Ho trovato un biglietto nella sua valigia, stessa città della sua ultima trasferta». Ha chiesto spiegazione, e davanti all’evidenza dei fatti l’intero castello è crollato. «Siamo sprofondati in un lungo silenzio. Lui ha provato a negare, ma si è trovato di fronte un muro. Mi è sembrato quasi sollevato. Ho pensato a Raskol’nikov, quando si libera del peso del suo crimine in Delitto e Castigo».

 

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Secondo Chiara Nardone, psicologa e psicoterapeuta, è tipico che si presenti la sensazione di liberazione da parte del marito. «Quando si confessa, è come se lasciassimo cadere il fardello del tradimento direttamente sul partner. In altre parole, scarichiamo la responsabilità di scegliere il futuro della coppia sull’altra persona, che viene messa in una condizione emotivamente scomoda, in bilico tra razionalità e cuore».

 

Per qualche giorno, Claudia non è riuscita a dire nulla. «Sarà che dentro di me stavo aspettando questo momento. Sarà che, proprio per quella distanza che si era creata fra di noi avevo iniziato a recuperare i miei spazi - il tennis e la meditazione - e avevo ricominciato a ritrovarmi. La scoperta non mi ha travolto come un’onda. È stata piuttosto una marea che sale lentamente, con tutta una gradazione di sentimenti che continuo a elaborare anche oggi». Claudia ha osservato la situazione con razionalità: «Ho detto ok, posso fare qualcosa contro di lui, posso distruggere tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. Oppure posso fare qualcosa per noi, come coppia e come famiglia. Invece di prendere una decisione di pancia, ho preso una decisione di cuore».

 

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Quello che ha fatto pendere l’ago della bilancia, alla fine, è stato mettere le cose in prospettiva. «Non ho guardato alla nostra storia come una partita a due. Ho guardato alla nostra storia come una storia nella storia, quella delle generazioni». I nonni, i genitori, i figli e i nipoti. «Nella mia famiglia non se ne è mai parlato, ma sono segreti di Pulcinella. Mio nonno tradiva mia nonna, mio padre tradiva mia madre. Ognuna di queste coppie ha giocato la partita a modo proprio. I miei nonni erano separati in casa, sotterrata l’ascia di guerra, non si sono mai riconciliati. Fra i miei genitori ho sempre percepito un grande freddo, una distanza inspiegabile».

 

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Nella famiglia del marito, stesso copione: la nonna era rimasta in silenzio, la madre aveva fatto la valigia. «È come se un filo invisibile legasse tutte queste vite e io non voglio che i nostri figli, per quelle alchimie misteriose della psiche, si ritrovino invischiati in qualcosa di analogo. Vorrei che questa catena finisse con noi». Claudia decide di non chiudersi la porta alle spalle. «Lei ha scelto di gestire il suo futuro piuttosto che subirlo», commenta Nardone. «Analizzando le modalità di reazione delle generazioni precedenti, ha scelto di fare quel che pensava sarebbe stato meglio per se stessa, per recuperare la coppia e 'salvare' i figli».

 

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Però, Claudia ha posto al marito una condizione: la terapia. «Da soli non ne saremmo mai usciti. Dopo la prima seduta mi ha detto: "Non pensavo che pagare per il sesso fosse equiparato a una dipendenza. Non avevo capito che ripetevo uno schema, credevo fosse una valvola di sfogo allo stress". Ho intravisto la solitudine che io, in tutta onestà, avevo contribuito a creare».

 

«L'interazione tra due partner è sempre un processo circolare», ricorda Nardone: «Se un attore cambia la sua modalità di approcciarsi, automaticamente conduce l’altro a cambiare». Claudia prende atto che la sua coppia era più fragile di quanto immaginasse. «Non è che uno esce di casa una mattina e paga una prostituta. Abbiamo percorso le tappe in discesa: il bisogno di distrazione che diventa abitudine, fino alla dipendenza». Poi c’è quella che Claudia chiama «una stanza chiusa a chiave». «Se penso al "cosa" ha fatto e ai rischi cui ci ha esposti sento un nodo allo stomaco. Ho temporaneamente archiviato questo pensiero in una angolo della mente in cui ho impedito alla mia immaginazione di entrare. Anche se un giorno so che dovrò affrontarlo».

 

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La terapia sta aiutando la coppia a rimettere le cose in prospettiva, a ricostruire la fiducia e l’intimità andate in frantumi. «La sfera intima è forse la più difficile da recuperare, ma è anche quel volano che fa ripartire a pieno regime la relazione di coppia», spiega Nardone. «E non stiamo parlando solo del sesso, ma anzi di quella complicità insita nei piccoli gesti quotidiani: una carezza, un bacio, un messaggio inaspettato». Il Covid, paradossalmente, ha dato una mano. «Con il lockdown, nel bel mezzo della pandemia, per lui è stato impossibile andare a cercare altre donne! È stato un detox forzato», scherza Claudia, che si considera una donna tradita, ma non sconfitta. «Una donna diversa avrebbe fatto una scelta diversa e non sto giustificando la mia. È stato sbagliato decidere di andare avanti insieme? A parte questi episodi e il fatto che non abbia parlato con me delle sue difficoltà, mio marito è un padre presentissimo e un buon compagno di vita».

 

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«La nostra relazione di prima non c’è più. Al suo posto, adesso, ce n’è un’altra, impostata su basi diverse». Claudia sa che tutto è cambiato ma è anche convinta che la direzione presa sia quella giusta: «Parliamo di più e quando lo facciamo scelgo bene le parole. Non dico mai "quello che hai fatto", ma dico "quello che ci è successo"». Le parole, sottolinea la psicologa, sono importanti: «Gli esseri umani interpretano la realtà attraverso le parole che scelgono per descriverla. Pertanto, è fondamentale che si cambi registro comunicativo all'interno della coppia per migliorare la relazione con sé stessi e con l’altro».

 

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C’è un’ultima considerazione che ha spinto Claudia verso la ricostruzione del rapporto: la convinzione che non esistano vite prive di dolore. «Ogni persona ha la sua parte di difficoltà con cui fare i conti. Il dolore assume semplicemente forme diverse. Non puoi evitarlo, puoi solo passarci attraverso». Secondo Nardone, la storia di Claudia è paradigmatica: «È un esempio perfetto di come il progetto di coppia non sia mai un gioco a somma zero, in quanto si vince o si perde entrambi sia a livello individuale sia a livello relazionale».

 

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