IN MORTE DI UN COSPIRATORE - È SCOMPARSO A 90 ANNI GORDON LIDDY, EX AGENTE DELL'FBI E UNO DEGLI UOMINI PIÙ FIDATI DI NIXON: NEL 1972 ORGANIZZÒ L’OPERAZIONE DI SPIONAGGIO NELLA SEDE DEI DEMOCRATICI CHE PORTÒ AL WATERGATE E ALLE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE - VENNE ARRESTATO E FINÌ IN GALERA FINO A QUANDO, DOPO APPENA 4 ANNI, JIMMY CARTER NE AUTORIZZÒ IL RILASCIO – DOPO LA SCARCERAZIONE PUBBLICÒ LIBRI GIALLI, SI RICICLÒ ATTORE E… - VIDEO

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Flavio Pompetti per "il Messaggero"

 

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G. Gordon Liddy, una delle ultime pedine dello scandalo Watergate, che distrusse la carriera politica di Richard Nixon e costrinse le sue dimissioni in seguito all'impeachment, è scomparso ieri nella sua casa in Virginia all'età di 90 anni. Il figlio Thomas non ha spiegato la causa del decesso, ma il padre da diversi anni soffriva del morbo di Parkinson. Liddy era stato uno dei cospiratori più fidati del presidente.

 

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Ex agente dell'Fbi, avvocato, ideatore di complessi quanto spericolati piani per difendere la Casa Bianca e il suo inquilino dalla curiosità e dagli attacchi di possibili oppositori politici. Era entrato nella squadra della campagna presidenziale di Nixon del '72, ed era stato chiamato a far parte della squadra degli idraulici, personale dell'intelligence specializzato nel prevenire e tappare fughe di notizie. Gordon fu uno dei più arditi ideatori di piani che variavano dall'introduzione di prostitute alla convention democratica per imbarazzare gli avversari, fino alla proposta di uccidere uno di essi, per fortuna mai portati a termine.

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Realizzò invece insieme all'ex agente della Cia Howard Hunt la regia dell'incursione di un gruppo di spie che il 28 di maggio del 1973 si introdussero nella sede direttiva del partito democratico a Washington, ospitato nel complesso edilizio del Watergate. Il commando rubò documenti e piazzò cimici per intercettare conversazioni telefoniche. L'azione fu ripetuta il 17 giugno, e questa volta una guardia di sicurezza lanciò l'allarme. Liddy e Hunt videro la polizia arrestare i loro uomini dalle finestre della stanza di albergo dove erano installati, e tornarono a casa alle tre di mattina consapevoli che presto anche loro avrebbero subito la stessa sorte.

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DAVANTI AL GIUDICE Nell'istruttoria della commissione Giustizia della camera Liddy non si piegò e si rifiutò di parlare, così come fece poi davanti al giudice. Ricevette la pena più severa dopo la condanna per intercettazione, rapina e complotto: da 6 a 20 anni, ma nel 1977 Jimmy Carter autorizzò il suo rilascio dopo quattro anni e quattro mesi di reclusione. Il ritorno alla vita civile dell'ex cospiratore fu fecondo. Liddy pubblicò alcuni libri gialli di incerto successo, prima di scalare le classifiche con Will (Volontà), l'ultima autobiografia che chiudeva la saga del Watergate.

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Si riciclò come attore nella fortunata serie televisiva Miami Vice, e infine divenne un'ascoltata voce di programmi radiofonici. Una carriera insospettabile per il giovane mingherlino ma dotato di ferrea determinazione, figlio di immigrati irlandesi e italiani, che si era costretto a mangiare un topo da bambino per dimostrarsi invincibile di fronte ai compagni.

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