IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - IL COVID SI PORTA VIA ANCHE RÉMY JULIENNE, 90 ANNI, FORSE IL PIÙ GRANDE CASCATORE DEL MONDO, SICURAMENTE IL PIÙ GRANDE STUNT DRIVER CHE SI SIA MAI VISTO AL CINEMA, IN UN PERCORSO INCREDIBILE DI QUALCOSA COME 1400 PRODUZIONI, TRA SPOT, SERIE E FILM - RIUSCÌ A FAR VOLARE LE MINI COOPER A TORINO IN “THE ITALIAN JOB” DI PETER COLLINSON, IL FILM CHE LO IMPOSE ALL’ATTENZIONE MONDIALE, MA ANCHE A…

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Vabbé. Il Covid si porta via anche Rémy Julienne, 90 anni, forse il più grande cascatore del mondo, sicuramente il più grande stunt driver che si sia mai visto al cinema, in un percorso incredibile di qualcosa come 1400 produzioni, tra spot, serie e film.

 

 Riuscì a far volare le Mini Cooper a Torino in “The Italian Job” di Peter Collinson, il film che lo impose all’attenzione mondiale, ma anche a muoversi per i vicoli di Napoli in “Operazione San Gennaro” di Dino Risi, a scatenarsi in folli inseguimenti doppiando il suo amici Jean-Paul Belmondo, Bébel, con cui farà 14 film, Yves Montand, Alain Delon.

 

Per non parlare dei sei film di James Bond del periodo d’oro di Roger Moore che rimasero celebri, “Goldeneye”, “Solo per i tuoi occhi”, “Octopussy”, “A View to a Kill”. Ma sono sue tutte le corse in auto che vedete nei polizieschi francesi e italiani diretti da maestri del genere come Georges Oury, Georges Lautner, Robert Enrico, Claude Lelouch, Claude Pinoteau, Henri Verneuil, senza scordare Fernando Di Leo (“Il poliziotto è marcio”), Enzo G. Castellari, Michele Lupo, Sergio Sollima (“Città violenta”), Lucio Fulci, perfino Sergio Leone in “C’era una volta in America”.

 

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Ha lavorato in tutti i film d’azione girati dagli americani in Europa, “Contratto marsigliese” di Robert Parrish, “French Connecion II” di John Franknheimer, “Il giorno dello sciacallo” di Fred Zinneman, “Bobby Deerfield” di Sidney Pollack, “Target” di Arthur Penn, “Frantic” di Roman Polanski. Non c’era nessuno del calibro di Rémy Julienne. Un paio d’anni fa venne a Stracult già piuttosto acciaccato, con ben due infarti superati malamente, ma ancora in forma per raccontare i suoi numeri più spettacolari, sia nel nostro cinema che nella nostra pubblicità.

 

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Ricordo uno spot dove riusciva a posarsi in auto su un treno o sbaglio? Nato a Cepoy, nella Loira, nel 1930, figlio del gestore di un caffè, fa il trasportatore, diventa campione di motocross, e scopre il cinema nel 1964 quando Gil Delamare, grande stuntman francese, cerca un doppio per Jean Marais nel primo film di “Fantomas”. Vince facilmente il ruolo e da lì prosegue per tutti i film di Louis De Funés, la serie del Gendarme di Saint-Tropez, ad esempio, o un successo come “Tre uomini in fuga” sempre di Oury.

 

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Ma è con le auto in corsa, con i grandi inseguimenti dei polizieschi degli anni ’60-’70 che diventa davvero una star. E con “The Italian Job” di Peter Collinson stupisce tutto il mondo del cinema. “Far saltare delle Mini fra i tetti fu una sfida. Pochi credevano che fosse possibile. Fu quello, il vero punto di svolta della mia carriera”. Fa di tutto. I film in Italia, compresi quelli di Bud e Terence come “Altrimenti ci arrabbiamo” e “Io sto con gli ippopotami” o con Celentano come “Joan Lui”, e quelli di gangster in Francia. A volte lo vedete in qualche piccolo ruolo, come in “Una 44 magnum per Tony Saitta” di Alberto De Martino.  

 

Quando nel 1999 muore un operatore, Alain Dutartre sul set di una scena pericolosa su “Taxi 2” viene ritenuto responsabile dell’incidente e gli danno 18 mesi di carcere. La sua carriera si ferma, anche se la pena verrà poi commutata.

 

una 44 magnum per tony saitta una 44 magnum per tony saitta

Riesce a fare pochi film, compreso “Il codice Da Vinci” di Ron Howard nel 2006. L’età e i due infarti faranno il resto. Muore in ospedale, vicino al paese dove era nato, nella Loira. Ha scritto due libri di memorie, “Silence… on casse” nel 1978 con prefazione di Jean-Louis Trintignant e “Ma vie en cascade” nel 2009, con prefazione di Claude Pinoteau e Georges Lautner.

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