"NEL CERVELLO HO SOLO LA GUERRA" – I MESSAGGI DEL CAPO ULTRAS DELLA CURVA DEL MILAN, LUCA LUCCI (DETTO "LA BELVA") NEI SISTEMI DI CHAT CRIPTATE USATE PER TRAFFICARE DROGA: "SICURO AVRÒ IL MANDATO PRONTO. ME NE FOTTO, MICA PRENDO L’ERGASTOLO, ESCO E FACCIO STRAGI" - LUCCI È IN CARCERE DAL 30 SETTEMBRE PER L'INCHIESTA SULLE CURVE DI MILAN E INTER: PROGETTAVA DI CONQUISTARE LE PIAZZE DI SPACCIO "PREALPI E COMASINA" - PER GLI INVESTIGATORI "LA BELVA" AVEVA INCASSATO 2,7 MILIONI DI EURO IN MENO DI SEI MESI, GRAZIE ALLO SPACCIO...
Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per il "Corriere della Sera"
Gianluca De Marino e luca lucci
«Sicuro avrò il mandato lì pronto. E vabbè me ne fotto, mica prendo l’ergastolo: esco e faccio stragi». Luca Lucci nei sistemi di chat criptate usate per trafficare droga si faceva chiamare «Belva»: «Il mio soprannome è sempre stato Belva nel lavoro in Spagna». Una tripla vita, divisa tra narcotrafficante, capo della Curva Sud del Milan e imprenditore con alcuni rapper nella catena «Italian ink» di barberie e tatuaggi.
Lucci è in carcere dalla mattina del 30 settembre quando è scattato il blitz «Doppia curva» della Dda di Milano sulle infiltrazioni mafiose nel mondo ultrà di Inter e Milan. Ma in un mese e mezzo è cambiato tutto. Prima la collaborazione con la giustizia di Andrea Beretta, l’ex capo della Nord interista, che rischia di travolgere anche Lucci. [...]
LUCI A SAN SIRO - VIGNETTA BY ROLLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA
«Nel cervello ho solo la guerra», scriveva nelle chat con il suo fidato Rosario Calabria, legato alle cosche di Platì così come Antonio Rosario Trimboli, altro narcos ultrà rossonero. I «pretoriani calabresi» di Lucci che progettava di prendere le piazze di spaccio di «Prealpi e Comasina» e di farlo con le armi: «Vedrai cosa combineremo a Milano. Io rido ma ho la rabbia dentro, tutti pagheranno».
A fermare in quel momento — era il luglio 2020 — i propositi della «Belva» saranno le manette con l’arresto per droga in un’altra indagine. Gli investigatori, coordinati dal pm Gianluca Prisco, hanno quantificato in oltre 2,7 milioni di euro in meno di sei mesi (tra settembre 2020 e marzo 2021) il «fatturato» di Lucci.
Con lui è finita ai domiciliari anche la ex contabile della Sud, Roberta Grassi, alla quale affidava i guadagni della droga per poi «ripulirli». L’ex capo ultrà si vantava di usare «12 camion, 6 con doppio fondo» per trasportare la droga. Si trattava di corrieri che lavoravano (legalmente) anche per Amazon e Gls, secondo le indagini: «Fra’, io ti riempio Milano».
L’ennesima inchiesta rischia di essere solo l’inizio di una caduta senza fine per Lucci, sempre attento negli anni a smentire i suoi legami con la criminalità e così spavaldo da farsi immortalare nel 2018 con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nell’inchiesta «Doppia curva» erano già emersi i suoi legami con la famiglia della ’ndrangheta dei Barbaro e la copertura che il clan forniva ai suoi affari in curva. […]
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