1 – MA ALLORA CICCIO KIM NON UCCIDE A CASO! - IL FRATELLASTRO KIM JONG NAM, ASSASSINATO DA DUE DONNE ALL’AEROPORTO DI KUALA LUMPUR CON GAS NERVINO, ERA UN INFORMATORE DELLA CIA - LO SCRIVE IL WALL STREET JOURNAL CITANDO UNA PERSONA A CONOSCENZA DELLA VICENDA
2 – «UCCISO PERCHÉ SPIAVA PER LA CIA» LA STORIA VERA DEL FRATELLO DI KIM
Guido Santevecchi e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Kim Jong-nam è partito per l' ultimo viaggio mimetizzandosi da turista ma armato come una spia. Nel suo bagaglio a mano ha infilato un paio di passaporti e una scorta di fialette d' atropina, un antidoto contro i veleni. Poi un computer, zeppo di dati che doveva passare ad un suo contatto.
Un uomo della Cia con il quale si era visto più volte. Un rapporto che gli è stato fatale: agli occhi del suo fratellastro, il Maresciallo Kim Jong-un, ha rappresentato un atto di tradimento. Jong-nam trescava con il nemico e lo faceva per soldi. Dunque doveva essere punito con una morte atroce, avvenuta il 13 febbraio del 2017 a Kuala Lumpur, Malaysia.
La storia dei legami tra la vittima e l' intelligence statunitense non è inedita, era già emersa dopo l' agguato. Solo che ora è stata rilanciata dal Wall Street Journal e da un nuovo libro, The Great Successor , scritto dalla brava giornalista Anna Fifield. Risvolti che destano maggiore interesse visto l' instabile dossier coreano, con le voci inverificabili, i messaggi a distanza (Trump ha ricevuto una lettera dal leader) e la consueta difficoltà a comprendere cosa accada realmente nel Paese più chiuso al mondo.
Torniamo allora all' inverno di due anni fa. Kim Jong-nam vive da tempo con la famiglia a Macao, qui ha coltivato grandi rapporti, soprattutto con cinesi e giapponesi. Fa la bella vita, butta un mare di soldi nei casinò e si dedica al turismo. Il regime, per un certo periodo, se ne è servito. Ad esempio fornendogli dollari falsi stampati nel Regno Rosso e poi riciclati all' estero, uno dei tanti canali di autofinanziamento creati dagli apparati riservati.
Solo che Jong-nam non si accontenta, ha bisogno di altro liquido, è corteggiato da amici e nemici di Pyongyang come possibile alternativa all' attuale leader. Non ha le stesse capacità, è stato estromesso dai giochi, però è parte della dinastia. E questo basta.
Inoltre ha mantenuto buoni rapporti con lo zio, Jang Song-thaek, personaggio gradito a Pechino e poi giustiziato dal plotone d' esecuzione nel 2013, in quanto considerato una minaccia interna. Una parabola che sarà seguita anche da Kim Jong-nam.
Le sue mosse infatti iniziano a destare allarme in patria, i servizi temono che qualcuno lo appoggi per un golpe. Da qui parte un ordine, perentorio, con il quale il presidente chiede al fratellastro di rientrare. Lui prende tempo. Sa che i richiami, a volte, sono l' anticamera per il patibolo.
Alle resistenze unisce altri passi, imprudenti, che accelerano la sua fine. Usando sempre i viaggi all' estero come copertura incontra ripetutamente un presunto emissario della Cia. Ha i tratti asiatici, ha radici coreane, conosce bene la regione ed è basato a Bangkok. Vuole sapere molto, in cambio offre molto: quei dollari fruscianti che alimentano passioni e vizi di Kim. Il meccanismo funziona, dunque lo ripetono appena è possibile.
Il 6 febbraio 2017, il fratellastro del grande leader lascia Macao e raggiunge Kuala Lumpur, due giorni dopo si trasferisce in un resort sull' isola di Langkawi. Bagni, divertimento, sole e lavoro. Perché il 9 appare l' agente Cia.
Kim e l' emissario si ritrovano nell' hotel, stanno insieme per due ore. Una telecamera di sicurezza li filma - in apparenza - in ascensore. È durante questo meeting, come accerteranno le successive indagini, che nel portatile della vittima viene inserita una chiavetta Usb, probabilmente necessaria al passaggio di materiale. Il 12 la coppia si divide. Kim torna a Kuala Lumpur, qualche ora dopo è un uomo morto, ucciso da una miscela al nervino che due donne gli hanno cosparso sul volto nell' aeroporto di Kuala Lumpur.
Attentato attribuito ai servizi nordcoreani e per il quale non ha pagato nessuno.
Le due esecutrici materiali, identificate dalle telecamere di sicurezza dell' aeroporto di Kuala Lumpur sono state arrestate, rinviate a giudizio e liberate in circostanze poco chiare all' inizio di quest' anno.
Erano due giovani attive nel mondo dell'«intrattenimento» (prostituzione) in Malesia: una vietnamita, l' altra indonesiana. Si sono difese sostenendo di essere state ingannate da uomini che le avevano ingaggiate come comparse per uno show televisivo tipo «Scherzi a parte».
Il loro compito sarebbe stato di spargere olio sulla faccia di un ignaro viaggiatore all' aeroporto. Gli «sceneggiatori» - in realtà 007 di Pyongyang - gli hanno indicato un tipo sovrappeso in attesa di un volo per Macao. Era proprio Kim Jong-nam. E l' olio per bambini era in realtà agente VX nervino. Un' operazione gestita da almeno tre team poi dileguatisi. Quando la polizia malese perquisisce il bagaglio della vittima trova, oltre all' atropina, 120 mila dollari divisi in mazzette sigillate. Possibile che il bersaglio li avesse ricevuti dall' agente statunitense. Un premio per la sua collaborazione. La possibile prova del doppio/triplo gioco del fratellastro. Sempre che sia andata così. Gli intrighi nordcoreani non sono mai semplici.
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