1 - IL PECCATO DI RATZINGER
Domenico Agasso per "la Stampa"
Joseph Ratzinger non avrebbe agito in modo corretto di fronte a quattro casi di pedofilia del clero quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga. Lo scrive il report sugli abusi sessuali che ha provocato un terremoto nelle Sacre Stanze bavaresi, inquietando la Chiesa universale per il coinvolgimento del Papa emerito. Sono almeno 497 le persone che hanno subito violenze sessuali nella diocesi tedesca in un periodo di quasi 74 anni (dal 1945 al 2019). Per lo più si tratta di giovani vittime di sesso maschile, 247, mentre 182 sono di sesso femminile, il 60% dei quali in età compresa fra gli 8 e i 14 anni. 235 invece gli autori degli abusi, tra cui 173 preti, 9 diaconi, 5 collaboratori pastorali, 48 persone dell'ambito scolastico.
Sono questi i dati del rapporto realizzato dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl, incaricato dalla stessa arcidiocesi, oggi guidata dal cardinale Reihnard Marx. Secondo il dossier, Ratzinger potrebbe essere caduto nella prassi ecclesiale del passato: coprire, sottovalutare, spostando gli abusatori altrove - dove poi magari ripetevano le molestie - solo per difendere l'immagine della Chiesa.
Stando ai risultati dell'inchiesta, Ratzinger tra il 1977 e il 1982 non avrebbe intrapreso nulla nei confronti di quattro religiosi accusati di abusi, in due casi documentati da tribunali statali. I due preti sono rimasti attivi, senza subire provvedimenti sul profilo del diritto ecclesiastico. Inoltre, un interesse per le vittime da parte dell'arcivescovo Ratzinger «non è stato ravvisabile». I quattro episodi di «comportamenti erronei» sono stati respinti «rigorosamente» dallo stesso Pontefice emerito in una memoria allegata al dossier.
Una smentita che i legali ritengono «poco credibile», avendo papa Benedetto sostenuto di non essere stato presente a una seduta importante nel 1980, nella quale si decise di ammettere un prete pedofilo nell'arcivescovado di Monaco e impiegarlo nella cura delle anime. Dalla natia Baviera ombre pesanti come macigni oscurano dunque la quiete nell'ex Monastero Mater Ecclesiae, dove Benedetto XVI, oggi quasi 95enne, si è ritirato dopo la rinuncia al pontificato.
Lo stupore deriva anche dalla storia dello stesso Ratzinger, considerato, soprattutto dai tempi in cui era prefetto dell'ex Sant' Uffizio, l'alto prelato che più ha denunciato la «sporcizia» nella Chiesa, scoperchiando così il fenomeno della pedofilia nel clero e iniziando a interrompere la consuetudine degli insabbiamenti. E poi da Papa ha scomunicato il potentissimo abusatore seriale Marcial Maciel Degollado. Per adesso Benedetto XVI replica attraverso il suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein: «Fino ad oggi (ieri, ndr) pomeriggio non ha conosciuto il rapporto dello Studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl, che ha più di 1000 pagine. Nei prossimi giorni esaminerà con la necessaria attenzione il testo».
joseph ratzinger con alfred xuereb
Gänswein comunica che «il Papa emerito esprime il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici, e manifesta la sua personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici». Anche l'ex cardinale di Frisinga, Friedrich Wetter, avrebbe compiuto errori in 21 vicende di violenze sessuali. Invece a Marx sarebbero da attribuire negligenze in due situazioni di abusi nel 2008.
L'Arcivescovo chiede scusa «a nome dell'Arcidiocesi per la sofferenza inflitta alle persone nello spazio della Chiesa. Sono scioccato e mi vergogno». Il porporato nel giugno 2021 aveva presentato al Papa le sue dimissioni proprio in relazione alla «catastrofe» degli abusi del clero. Dimissioni respinte da Francesco. Il Vaticano affida un primo commento al portavoce Matteo Bruni: «La Santa Sede ritiene di dover dare la giusta attenzione al documento, di cui al momento non conosce il contenuto».
2 - HANS ZOLLNER L'INCARICATO DEL PAPA: "IN TUTTO IL MONDO IL 3-5% DEI SACERDOTI È UN ABUSATORE. TRA NOI SI NASCONDONO CRIMINALI SERVE UN'INCHIESTA ANCHE IN ITALIA"
Domenico Agasso per "la Stampa"
«Siamo sotto choc per il report sulla pedofilia nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga». Queste inchieste «servono, e ne occorrerebbe una anche in Italia». Anche se «ormai il fenomeno è chiaro: nel mondo in ogni regione tra il 3 e il 5% dei preti è un abusatore. Abbiamo dei criminali fra noi. Per questo dobbiamo ancora fare passi avanti per purificare la Chiesa». È l'analisi del gesuita tedesco padre Hans Zollner, teologo e psicologo, presidente del Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana, a cui papa Francesco ha affidato la prevenzione degli abusi sessuali nella Chiesa.
Qual è stata la sua reazione al dossier di Monaco di Baviera?
«Come dopo le altre pubblicazioni di dati del genere siamo choccati. Siamo devastati dalla dimensione numerica e dal proseguimento nel tempo, per decenni, di queste violenze».
Che cosa la inquieta in modo particolare?
«L'occultamento e le coperture dei casi, le omissioni e l'indifferenza da parte delle gerarchie e dei responsabili delle diocesi, i quali non hanno compiuto gli interventi che il Diritto canonico prevedeva e prevede».
Il coinvolgimento di Joseph Ratzinger nel report che significato assume?
«Aggrava l'immagine della vicenda».
La Chiesa che cosa sta facendo concretamente per debellare questa piaga al suo interno?
«Sta lavorando molto nell'ambito della prevenzione. Innanzitutto nella formazione di sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti e altri collaboratori. Però dobbiamo imparare a essere più responsabili».
In che senso?
«Le nostre strutture non hanno ancora cambiato metodo e sistema rispetto alla trasparenza sulle responsabilità: mentre diventa chiaro chi abusa, non è altrettanto semplice far assumere la responsabilità a chi lo ha coperto per "salvare la faccia dell'istituzione", a chi avrebbe dovuto vigilare, a chi avrebbe dovuto intervenire secondo le indicazioni delle varie leggi e anche secondo la nostra missione di uomini di Chiesa: l'atteggiamento evangelico di proteggere i più deboli».
Inchieste come quella di Monaco possono portare a qualcosa di buono? Ne occorrerebbe una così anche in Italia?
«Sì queste indagini condotte in modo oggettivo e pubblicate servono assolutamente. E servirebbe anche in Italia, certo, così si guarderebbe in faccia la realtà e non si continuerebbe a negare qualcosa che viene continuamente smentito, e cioè che in Italia non ci sono abusi sessuali nella Chiesa.
Anche se in generale paradossalmente ormai tutto è chiaro dal punto di vista della diffusione del fenomeno: nel mondo il numero di preti abusatori si aggira tra il 3 e il 5% in ogni regione. Dopo l'uscita di queste inchieste bisognerebbe innanzitutto avviare un'opera di ascolto delle vittime. E poi, modificare i rapporti di potere nella Chiesa, che dovrebbero essere più condivisi e meno autoritari, e aprirsi alle verifiche con la possibilità di essere giudicati anche da altri esperti fuori dal recinto cattolico. E poi dovremmo porci un interrogativo cruciale».
Quale?
«È più importante l'immagine che non corrisponde alla realtà, o ammettere che non siamo santi, che abbiamo peccato e che abbiamo tra noi anche criminali? Disse Gesù: la verità vi renderà liberi. Solo dopo la confessione può arrivare l'assoluzione e il perdono».