Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per la Verità - Estratti
Il Partito democratico ha strepitato per settimane perché il sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro ha condiviso con il compagno di partito Giovanni Donzelli alcune informative sulla vita in carcere del terrorista Alfredo Cospito e sui suoi incontri con i parlamentari dem dentro al penitenziario.
I piddini hanno sollevato un gran polverone, ma scopriamo ora che erano praticamente gli informatori sotto copertura della banda di Luca Casarini e Giuseppe Caccia (alla sbarra a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) con cui condividevano un intenso flusso di informazioni sulla posizione dei barconi e sul loro recupero.
Un capitoletto dell’informativa, con la quale la Guardia di finanza ha riassunto l’esito delle indagini ai magistrati, è stato denominato «Rapporti con le istituzioni». Infatti, stando agli investigatori, le connessioni «sia in ambito politico che militare», avrebbero aiutato i dirigenti dell’associazione Mediterranea, oggi sotto inchiesta, a ottenere informazioni riservate da sfruttare per la grande pesca di migranti in mare.
Un papello sequestrato a bordo della Mare Jonio, la nave di Med, scritto a matita su carta a quadretti, insieme ad annotazioni su spese bancarie, spese generali e di viaggio, proprio sotto la parola «garanti», riportava quelli che gli inquirenti di Ragusa indicano come «i contatti che tutta l’organizzazione», ovvero i Casarini boys, intratteneva «sia con il mondo politico», sia con quello «militare». Della lista fa parte, per esempio, Luigi Manconi, senatore del Partito democratico e responsabile del comitato per il diritto al soccorso, gratificato dalle parole di stima di Caccia: «Quando c’è di mezzo Manconi temo sempre cacate».
Nel pantheon anche Armando Spataro (ex procuratore di Torino) e Gherardo Colombo, ex pm di Mani pulite.
Sul foglietto c’è pure Enrico Letta, in quel momento segretario del Pd, anche se il suo nome è seguito da un punto interrogativo. Fanno parte della rosa anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare dal 2013 al 2016, e il capitano di fregata Gregorio De Falco, l’uomo simbolo della notte della Costa Concordia poi diventato senatore pentastellato. Tra i contatti compare pure il nome di Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati.
In chat vengono scambiati numeri di telefono. Da quello del deputato del Pd Nicola Pellicani a quello di De Falco, che Casarini soprannomina «senatore comandante».
Il contatto chiave è, però, l’ex segretario pro tempore e presidente del Pd (sino a marzo 2019) Matteo Orfini, il quale ricopre un ruolo centrale in questa storia: oltre a far parte della ventina di garanti parlamentari che hanno permesso a Mediterranea di ottenere il mutuo chirografario per acquistare la barca, si è messo a disposizione anche per scrivere emendamenti utili ai pescatori di migranti.
I rapporti tra la politica e l’equipaggio della Mare Jonio emergono dalle chat acquisite dagli inquirenti.
Casarini, per esempio, il 26 settembre 2020, lancia un suggerimento: «Concentratevi di più sui membri del Pd che sostengono Med. Primo per evitare che si dica che siamo una nave di partito (di Liberi e uguali, ndr), secondo perché le contraddizioni sono lì. Giuditta Pini (altra deputata dem, ndr), Orfini, eccetera».
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Caccia chiede se debba mettere in moto Andrea Martella, sottosegretario all’editoria, e la risposta dell’ex leader delle Tute bianche è positiva. A stretto giro l’esponente politico risponde di aver informato la De Micheli. L’ex assessore veneziano invia anche un messaggio al capo di Gabinetto di Conte, Alessandro Goracci.
Ma il messaggio, forse, più interessante è quello che Casarini, l’ex arruffapopoli del G8 di Genova, il 28 dicembre 2020, invia a Caccia, informandolo dell’arrivo di un dossier delicato: «Resoconto riservato ricevuto da Giuditta Pini da Mrcc».
L’acronimo indica il Comando generale del corpo delle capitanerie di porto.
Quello attribuito alla Pini è un appunto dettagliato sulla ricerca di un barchino partito dalla Libia il giorno di Natale con poco più di 10 migranti.
La nota, che a detta di Casarini proverrebbe dalla Guardia costiera, rappresenterebbe un clamoroso cortocircuito, visto che le informazioni sulle ricerche in mare, mentre sono in corso, sono riservate e non divulgabili, tanto meno a soggetti come partiti e Ong.
Le capitanerie le possono condividere, su richiesta, con i vertici dei ministeri coinvolti, a partire da quello dei Trasporti da cui dipendono, ma non al di fuori di questa ristretta cerchia istituzionale, anche perché queste ricerche quasi sempre innescano fascicoli penali, coperti dal segreto istruttorio.
Ma in questo caso tali basilari regole sarebbero state infrante ed esponenti del Pd avrebbero passato notizie sensibili sui clandestini in viaggio a soggetti che per quegli stessi comportamenti sono oggi alla sbarra con l’accusa di favoreggiamento clandestino, ovvero uno di quei reati che la Guardia costiera deve contrastare.
Significativa anche una chat del dicembre del 2019. Casarini inoltra a Caccia un messaggio che avrebbe ricevuto da Orfini: «Sentita. Ovviamente non sapeva, ma si informa subito». Poi il parlamentare avrebbe anche aggiunto: «I numeri tornano. Dovrebbe essere quella soccorsa dalla Ocean viking».
Caccia condivide un messaggio postato sul social network X da Sos Mediterranee sul recupero in mare di una cinquantina di migranti operato proprio dalla Ocean viking. Casarini esulta: «Il nostro servizio informazioni funziona».
Tra le email acquisite dagli inquirenti, ce ne sono due inviate a vari indirizzi di Mrcc Italia e per conoscenza a Unhcr. Manca il mittente, ma i contenuti sono riconducibili a segnalazioni di soccorsi in mare. In entrambe viene indicata la posizione Gps. E non sono le uniche informazioni che i Casarini boys maneggiano.
Altra chat rilevante è quella datata 23 gennaio 2020. I nostri sono a caccia di un barcone. Casarini commenta: «I libici sono vicini». Orfini inoltra questo messaggio: «Dove segnalato da voi non trovano nessuno. Una barca con 70 a bordo risulta sta altrove. Gli sto dicendo di farvi contattare direttamente». Casarini avverte Caccia, in quel momento capo missione: «Dico che chiamino te. Ministero Difesa».
Dopo circa un’ora l’armatore della Mare Jonio informa l’amico che «non si è fatto vivo nessuno». In serata Caccia inoltra le coordinate precise su «eventi Sar (Search and rescue, ricerca e soccorso, ndr) ancora aperti».
La fonte dovrebbe essere Alarm phone, il numero di emergenza utilizzato dai migranti, che farebbe riferimento anche a un dispaccio nautico (Navtex) «emesso da Mrcc Italia». Casarini inoltra un altro messaggio di Orfini, con questo testo: «Prova a far sentire da Beppe quello che lo ha chiamato...dovrebbe essere un canale informale sempre attivo».
panorama - i finanziamenti dei vescovi a luca casarini
Caccia risponde: «Non mi ha dato un numero. E mi ha lasciato dicendo “passate sempre da Mrcc, non da noi che siamo struttura militare operativa”». Casarini invita il sodale «a sentire Guerini», che in quel momento era ministro della Difesa. Caccia replica che «è più roba da Guardia costiera adesso». Casarini riflette: «Si vede che con G (Guerini, ndr) ha canale diretto e glielo fa fare a loro di chiedere a Mrcc».
E in un messaggio delle 22.34 annuncia: «Tra dieci minuti mi chiama Orfini». Il giorno seguente il gommone di cui parlava Caccia viene rintracciato al largo di Lampedusa. E Casarini gira in chat la comunicazione che avrebbe ricevuto dalla De Micheli: «Li stiamo andando a prendere».
L'1 agosto 2020 ci sono altre informazioni da raccogliere.
Caccia, a proposito di una notizia di Alarm phone, scrive: «Sarebbe davvero importante avere riscontri da Mrcc attraverso Ruotolo (Sandro, senatore del Pd, ndr) od Orfini». Poco dopo Casarini ottiene notizie: «Su Open arms Ruotolo ha parlato con Interni. Entro stamattina li sbarcano. No porto sicuro, medevac (trasporto medico urgente, ndr)». Caccia: «Come i nostri 27, ministero Interno per “ragioni sanitarie”». Insomma con il Pd al potere la Mare Jonio era praticamente un pattugliatore della Guardia costiera ad honorem. Chissà se adesso qualcuno, come ha fatto Angelo Bonelli per il caso Donzelli-Delmastro, chiederà alla Procura di verificare se quell’intenso scambio di informazioni tra i palazzi del potere romano e il rimorchiatore fosse legittimo.
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