Giacomo Amadori per "la Verità"
È una indagine segretissima quella che i pm di Roma stanno conducendo su Giuseppe Conte e i suoi uomini d'oro e che svela Panorama in edicola domani. In particolare ci si concentra su Luca Di Donna, ex collega dello studio Alpa, rampante avvocato con ottime entrature in politica e nell'intelligence, considerato l'eminenza grigia dell'ex premier.
I magistrati stanno verificando modalità e tempi del suo ricchissimo portafoglio clienti che, durante gli anni di Giuseppe Conte alla guida del governo, gli ha consentito di quintuplicare il fatturato. In particolare, gli inquirenti si stanno concentrando sui sostanziosi incarichi di consulenza con aziende dello Stato. Tra le ipotesi di reato sul tavolo c'è il traffico illecito di influenze. Ma non solo.
Ogni stagione politica ha la sua inchiesta simbolo. Se l'ultimo governo Berlusconi è stato sconquassato dalle indagini su cene eleganti e Bunga bunga e Matteo Renzi sta ancora facendo i conti con Consip e Open, gli anni del Conte 1 e Conte 2 andranno probabilmente riletti alla luce di un nuovo, clamoroso fascicolo a cui sta lavorando la Procura di Roma. Il procedimento è ancora nella fase iniziale, ma potrebbe segnare davvero la fine dell'età dell'innocenza del Movimento 5 stelle, molto di più delle vicende tipicamente romane di Luca Lanzalone e Raffaele Marra.
A dare il via alle investigazioni sarebbero state le dichiarazioni del faccendiere Piero Amara sugli incarichi affidati attraverso un altro lobbista molto chiacchierato, Fabrizio Centofanti, all'allora avvocato Giuseppe Conte. Amara ha citato anche il professor Guido Alpa, maestro dell'ex premier, ma l'illustre studioso non è coinvolto nell'inchiesta. Come detto, sono in corso gli accertamenti preliminari, o per lo meno questo è il poco che trapela dalla Procura.
Dove ammettono che il fascicolo esiste, ma che il problema è capire il modello. Tradotto: è vero che le dichiarazioni di Amara su Conte hanno innescato un procedimento, ma non è detto che il nome dell'ex capo del governo sia già stato o sarà iscritto sul registro degli indagati.Di certo le investigazioni si stanno concentrando su alcuni personaggi che ruotano intorno all'ex premier e utilizzano il suo nome per fare affari. Questi personaggi millantano oppure Conte è a conoscenza delle loro iniziative?
Le indagini, coordinate dal procuratore Michele Prestipino e dall'aggiunto Paolo Ielo, dovranno chiarirlo.Secondo alcune fonti l'ipotesi di reato più accreditata al momento è il traffico illecito di influenze, ma non sono escluse contestazioni più gravi. La figura che spicca nell'inchiesta, a quanto risulta a Panorama, è un avvocato romano, considerato da più parti l'eminenza grigia di Conte.
Si tratta del 42enne Luca Di Donna, il quale negli ultimi anni è diventato un ben remunerato consulente di aziende controllate dallo Stato. Ma l'uomo su cui la Procura capitolina sta concentrando la sua attenzione non è un signore qualsiasi. Ha una rubrica con contatti di altissimo livello, anche nel mondo dell'intelligence.A lui Conte ha affidato la stesura del nuovo statuto del Movimento 5 stelle, il documento che lo scorso giugno ha portato l'ex presidente del Consiglio e Beppe Grillo sull'orlo della rottura.
«Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco» sbottò l'ex comico. [] Il nome di Di Donna, sui giornali, è stato associato anche alla costituenda scuola di formazione politica dei grillini e alla stesura delle liste per le prossime Amministrative. Lo scorso inverno fu speso il suo nome nelle convulse ore in cui parlamentari di gruppi diversi erano stati contattati per entrare nella squadretta di «responsabili» che avrebbe dovuto salvare il Conte 2.
C'è chi giura che Di Donna, quando l'ex avvocato del popolo è stato nominato presidente del Consiglio nel giugno 2018, abbia inviato a clienti e colleghi un messaggio esultante ed esplicito: gli si erano aperte le porte di Palazzo Chigi.Lui e il nuovo primo ministro avevano lavorato fianco a fianco nello studio Alpa. Poi avevano traslocato, c'è chi dice insieme e chi separatamente, nell'ufficio sopra a quello di Alpa, anche se il centralino resta lo stesso.
Ancora oggi le telefonate vengono smistate dalle segretarie del professore pigmalione. Per qualcuno Conte & Di Donna hanno tentato di emanciparsi dal maestro e in qualche momento i rapporti con lui sarebbero diventati tesi, ma il legame con il 73enne giurista ovadese resta il loro marchio di fabbrica.
La Procura di Roma sta approfondendo diversi affari di Di Donna con la pubblica amministrazione. Qualcuno parla anche delle solite mascherine anti Covid. In diverse occasioni il professionista avrebbe speso il nome di Conte e adesso gli inquirenti intendono capire se lo abbia fatto all'insaputa dell'ex premier. Siamo di fronte a un possibile traffico di influenze o a qualcos' altro?
Noi, al momento, possiamo ricostruire la carriera ufficiale del giovane legale da quando l'amico è entrato a Palazzo Chigi. Intanto va evidenziato che le sue entrate, tra il 2017 e il 2018, si sono quintuplicate, toccando quasi 750mila euro, e nel 2020, l'anno d'oro con Conte alla guida del governo giallo-rosso, hanno sfiorato gli 800mila euro. L'unica flessione è stata registrata nel 2019 quando il reddito è «solo» raddoppiato rispetto al 2017. []
Ma che il legale romano sia per il Contismo quello che il collega Alberto Bianchi è stato per il Renzismo lo conferma un'altra vicenda. Bianchi, indagato a Firenze per finanziamento illecito e traffico di influenze, è stato per anni il presidente della Fondazione Open, la cassaforte dell'attività politica dell'ex Rottamatore. Nel fascicolo d'inchiesta sono entrate anche le parcelle da quasi tre milioni di euro saldate a Bianchi dalla famiglia Toto, dinastia di costruttori abruzzesi.
[] Adesso i Toto, dopo aver dovuto rinunciare a Bianchi, indagato e depotenziato, si sono rivolti a Di Donna per provare a ottenere anche la sospensione della rata del 2019 dovuta ad Anas, sempre da 55 milioni circa. Un tentativo questa volta fallito.Dalle banche dati emerge che Di Donna, spesso in pool con Alpa (il quale gli ha versato 90mila euro nel 2020) e altri principi del Foro, viene ingaggiato in procedimenti amministrativi davanti al Tar contro lo Stato.
[] Nel 2020 è stato retribuito con 20mila euro pure dal Monte dei Paschi di Siena, banca controllata dal Tesoro, per un ricorso (rigettato) in Cassazione.Di Donna ha ricevuto incarichi anche da aziende partecipate come il gruppo Leonardo (di cui Alpa, sia detto per inciso, è consigliere non esecutivo d'amministrazione) e dai commissari della Società italiana per condotte d'acqua Spa, la terza azienda di costruzioni italiana che è finita in amministrazione straordinaria nell'agosto del 2018. [...]..
Nel 2019 l'onorario è stato di 223mila euro e nel 2020 di 154mila. Da Inso (Sistemi per le infrastrutture sociali) Spa, controllata da Condotte, sono arrivati, sempre nel 2020, altri 260mila euro. Il 1° giugno scorso la Inso è stata ceduta a Fincantieri, altra azienda di Stato. Nel frattempo Di Donna ha incassato ben 637mila euro da un unico soggetto pubblico.
[] A proposito di investimenti nel mattone, a Di Donna risultano intestati diversi immobili nel centralissimo corso Vittorio Emanuele II, a Roma, dove risiede. In un elegante palazzo possiede tre appartamenti per complessivi 18,5 vani, al secondo, quinto e sesto piano. Di Donna, dal 2020, controlla pure il 33,33 per cento delle quote della Juris prudentia Srl, centro di studi per la formazione e l'aggiornamento professionale, anche questa inattiva.