QUANDO C’È DA RANDELLARE SU BORIS JOHNSON SPUNTA SEMPRE DOMINIC CUMMINGS – DOPO LO SCANDALO SESSUALE CHE HA TRAVOLTO IL CONSERVATORE PINCHER, L’EX BRACCIO DESTRO DI “BORIA” GIRA IL DITINO DELLA PIAGA E INSINUA IL SOSPETTO: È POSSIBILE CHE IL PRIMO MINISTRO NON SAPESSE CHE IL VICE CAPOGRUPPO PARLAMENTARE DEI TORY ALLUNGAVA LE MANINE SUI COLLEGHI? CUMMING HA RACCONTATO CHE BORIS LO CHIAMAVA “PINCHER DI NOME E DI FATTO”, ALLUDENDO AL FATTO CHE “PINCHER” SI TRADUCE IN “UNO CHE PIZZICA” E...
Erica Orsini per “il Giornale”
C'è quello a cui ha appoggiato la mano sull'interno coscia mentre si trovavano seduti al bar dei Comuni, nel 2017, e un altro collega che sarebbe stato molestato in ben due occasioni nel dicembre del 2021. Eppoi ci sono casi di aggressioni che risalgono a un decina di anni fa, sempre nei confronti di maschietti Conservatori. I giornali della domenica si sono buttati a pesce sul caso Pincher, che inevitabilmente si ripercuote sul premier Johnson.
All'indomani della sospensione dall'incarico del vice capogruppo parlamentare per una storia di ubriacature e di avance spinte, tabloid e quotidiani ieri hanno riportato altre sei accuse nei confronti del deputato conservatore.
Lui smentisce dichiarando di voler riprendere il suo posto il prima possibile e di essere però intenzionato a chiedere un «sostegno professionale medico» per risolvere il suo problema. Johnson, dopo aver concordato la sospensione con il capogruppo parlamentare, se n'è volato in Cornovaglia per una breve e ristoratrice pausa di vacanza insieme alla famiglia, ma colleghi di partito e opposizione gli chiedono conto di quanto è accaduto.
È possibile che BoJo non sapesse nulla delle malefatte di Pincher quando gli ha affidato un incarico che, peraltro, riguarda lo stato di salute dei rapporti tra i parlamentari? Downing Street ha sempre dichiarato di essere completamente all'oscuro dei comportamenti inopportuni di Pincher, ma ieri un commento rilasciato dall'ex braccio destro del primo ministro, Dominic Cummings, farebbe supporre il contrario.
Secondo l'ex consulente Johnson, poco prima di promuoverlo, si sarebbe riferito al deputato in disgrazia come a «Pincher di nome e di fatto», alludendo al significato inglese del sostantivo «pincher» che in italiano si traduce «uno che pizzica». Una fonte del numero 10 avrebbe confermato al Guardian che il premier «probabilmente» era a conoscenza delle voci di corridoio sulla condotta non proprio inamidata del parlamentare, ma sarebbe stato impossibilitato a prendere dei provvedimenti perché allora si trattava soltanto di «indiscrezioni prive di prove sostanziali».
Anche la ministra per le Pensioni e il Lavoro, Therese Coffey, intervistata da diverse emittenti televisive ha preso le difese del capo del governo, insistendo che Johnson non era a conoscenza di «specifiche accuse», anche se non ha potuto smentire che fosse stato informato di una certa condotta preoccupante da parte di Pincher. Sempre Coffey ha poi sottolineato che il politico era uscito «pulito» dall'inchiesta aperta su di lui nel 2017, dopo che l'ex campione olimpionico Alex Story l'aveva accusato di comportamenti inappropriati nei suoi confronti avvenuti nel 2001.
«Quella di Coffey è una difesa disperata - ha dichiarato la sua controparte all'opposizione, il laburista Jonathan Reynolds - ritengo che ormai sappiamo qual è il problema: il partito conservatore ha ripetutamente scelto degli espedienti politici invece di fare la cosa giusta. Da quanto abbiamo appreso appare chiaro che Pincher non avrebbe mai dovuto rientrare nell'ufficio di capogruppo».
Rincara la dose il collega Jess Phillips, che sottolinea il malfunzionamento del sistema parlamentare di protezione delle vittime di abusi a Westminster e la totale mancanza d'indipendenza delle inchieste interne.
«Pincher - ha spiegato il deputato laburista - è stato assolto dopo un'inchiesta faziosa dello stesso suo partito. E così si è fatto in molti altri casi».
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