andrea presti

"IL BODYBUILDING? MIA MADRE AVEVA PAURA DI UNA COSA CHE NON CONOSCEVA E PROVAVA A TUTELARMI AGGREDENDOMI: 'VAI A MOSTRARE IL CULO'" - IL CULTURISTA ANDREA PRESTI SI RACCONTA: "HO INIZIATO A FARE SUL SERIO DOPO CHE FECI UN BRUTTO INCIDENTE CON LO SCOOTER A IBIZA, I MIEI AMICI MI LASCIARONO SOLO. CAPII CHE DOVEVO FARE AFFIDAMENTO SOLO SU ME STESSO" - "LA MIA AZIENDA FATTURA UN MILIONE SOLO IN CONSULENZE. A UN CLIENTE HO FATTO PERDERE 100 CHILI" - "PERCHÉ SI VA IN PALESTRA? LA SALA PESI PURTROPPO SI STA RIDUCENDO A UN RIFUGIO DOVE MASCHERARE LE PROPRIE INSICUREZZE" - IL RAPPORTO CON IL PADRE, GLI ESORDI E IL DOPING…

 

Estratto dell'articolo di Simone Golia per www.corriere.it

 

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«Il libro sta andando oltre ogni aspettativa. Non raggiungeremo le 700mila copie di Vannacci, ma i numeri sono sorprendenti». Andrea Presti — culturista italiano per eccellenza da oltre mezzo milione di follower su Instagram e con tre partecipazioni a Mister Olympia — ha dedicato il suo «Diventa ciò che sei», in edicola da metà ottobre, a due persone.

 

Chi è Mauro?

«Il mio primo coach, che mi ha accompagnato in ogni passo, portandomi a quello che a entrambi sembrava un sogno».

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L’altra dedica è per papà.

«Un bel rompipalle», sorride.

 

È vero che quando è morto ha provato un senso di leggerezza?

«Le emozioni non si possono controllare, è inutile vergognarsene. Non si sceglie consciamente di provare odio, amore o pena. Piuttosto bisogna cercare di capire perché si prova una determinata sensazione. Davanti alla morte di mio padre ero quasi sollevato. Sono 15 anni che porto con me un grande senso di colpa».

 

Che tipo di genitore era?

«Estremamente presente e soffocante. Quando avevamo ospiti a cena, potevo rispondere a una domanda solo quando mi dava il permesso. Qualsiasi momento libero lo dedicavo a lui, non uscivo con i miei coetanei. Dovevo essere la sua ombra. Era anche il mio maestro di judo. Se un giorno non volevo allenarmi non mi rimproverava, ma mi faceva sentire un ragazzino debole».

 

[…] Quanto guadagna?

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«L'Andrea Presti Srl supererà presto il milione di fatturato per l’attività consulenziale».

 

Dura all’inizio, eh.

«Mio padre riteneva il bodybuilding uno sport prestato all’estetica e quindi poco onorevole. Mia madre invece aveva paura di una cosa che non conosceva e provava a tutelarmi aggredendomi con parole pesanti. Mi dava del pagliaccio, del fallito. "Vai a mostrare il culo sul palco"».

[…]

 

Ricorda gli inizi?

«Sveglia alle 4, poi un’ora di cardio dalle 4.30 alle 5.30. Erano anni in cui facevo il personal trainer e i primi clienti li avevo alle 6.30, prima che andassero al lavoro».

 

Quelli a cui si è più affezionato?

«Uno, Davide, sognava di giocare con i figli ma non riusciva neanche a gattonare perché pesava troppo. Ha perso 100 chili. Ricordo poi una ragazza alle prese con un’anoressia ormai irreversibile. Si rivedeva in me. ‘Io mi rendo conto di essere magra, ma qualcosa mi spinge ad esserlo sempre di più. Tu lo stesso, solo che vorresti diventare sempre più grosso’. Non cercava una soluzione, solo comprensione. Dopo un po’ la mamma tornò da me per dirmi che la figlia era morta. "Ma ha parlato fino alla fine di quell’incontro, l’ha resa felice"».

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Quando ha iniziato a fare bodybuilding?

«A 25 anni, l’esordio sul palco a 27».

 

Cosa la convinse?

«Nel luglio del 2012 andai in vacanza a Ibiza per una settimana di festa con gli amici. La mattina in cui dovevo riprendere l’aereo feci un bruttissimo incidente con uno scooter a noleggio. Furono necessari 40 punti di sutura per ricucire la ferita alla testa. Venni ricoverato per una settimana, nessuno dei ragazzi con cui avevo condiviso il viaggio decise di fermarsi qualche giorno in più. Crollarono tutte le mie certezze, capii che dovevo fare affidamento solo su me stesso e non sugli altri. Ero già appassionato di bodybuilding, ma ancora condizionato dai giudizi altrui. "Quando mi sarò rimesso in piedi, inizierò a fare sul serio", e così feci».

 

[…] Perché si va in palestra?

«Si inizia puramente per un fatto estetico. Il bodybuilding è l’unica disciplina al mondo che ha come obiettivo quello di modificare il proprio aspetto. Inutile essere ipocriti, la prima cosa che tutti fanno la mattina non è tirare un rigore o fare una schiacciata a canestro, ma guardarsi allo specchio. E se quello che si vede piace un po’ di più rispetto al giorno prima, allora la giornata parte col piede giusto».

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Ormai i ragazzi la preferiscono al calcio.

«Molti non sono spinti dal benessere fisico e mentale che potrebbero trarne, quanto dalla voglia di rivincita perché sono stati lasciati dal ragazzo o dalla ragazza o perché sono vittime di bullismo e con i muscoli pensano di potersi vendicare delle prevaricazioni subite. La sala pesi purtroppo si sta riducendo a un rifugio dove curare e mascherare le proprie insicurezze. Se approcciata col cuore, invece, fornisce strumenti preziosi per affrontare le difficoltà della vita».

 

[…] Il doping è una scorciatoia?

«Penso di essere il bodybuilder che più ha fatto desistere dal non natural. Parlando solo di doping si è creato intorno all’argomento una curiosità ossessiva tale per cui le persone non ne hanno più paura, ne sono quasi attratte. E se ne accenno, la gente si fermerà a quello. Delle imprese di Maradona si parla sempre meno, tutti vogliono sapere quanta cocaina assumesse. Ridurre un'icona a una debolezza o una follia è svilente e poco dignitoso».  […]

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