“IL PORCO HA PARLATO CON TE?” – ESTRATTO DAL LIBRO DI SALLUSTI E PALAMARA: “ALESSIA SINATRA MI AVEVA CONFIDATO, CON UNA RICCHEZZA DI PARTICOLARI TALE CHE È DIFFICILE PENSARE CHE SE LO SIA INVENTATO, DI AVER SUBITO PESANTI AVANCES DA CREAZZO NEL CORRIDOIO DI UN ALBERGO DI ROMA, DOVE I DUE NEL DICEMBRE DEL 2015 SI TROVAVANO PER UN CONVEGNO”
ALESSIA SINATRA E LUCA PALAMARA
1 – LEGALE DEL PM DEL CASO CREAZZO,'HA DENUNCIATO,STOP SCHERNO'
(ANSA) - ROMA, 05 FEB - "I fatti sono stati chiaramente e nettamente denunciati e da essi è nato anche un procedimento penale archiviato sull'unico presupposto che si trattasse di ipotesi delittuosa solo perseguibile a querela e che non ricorressero le condizioni per la procedibilità d'ufficio".
Lo sottolinea l'ex consigliere del Csm Mario Serio, legale di Alessia Sinatra, la pm di Palermo che accusa il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo di molestie sessuali.Sia per il procuratore (che nega tutto) sia per la pm la procura generale della Cassazione ha chiesto il giudizio disciplinare davanti al Csm.
ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA LUCA PALAMARA - IL SISTEMA
La ragione dell'intervento del professore Serio, "uno stupefacente commento di stampa" ,che "aggrava le non lenite sofferenze" della sua assistita e in cui , "come spesso accade nelle occasioni in cui la libertà sessuale di una donna è violata, quest'ultima diviene oggetto di sospetti , riserve o addirittura scherno".
In quel commento "si rimprovera apertamente Alessia Sinatra di non aver denunciato il fatto così contribuendo allo svilimento della magistratura cui appartiene e indirettamente incoraggiando l'omertà nelle ipotesi di violenza sessuale.
Tutto questo è non soltanto frutto di inadeguata informazione - lamenta Serio- ma soprattutto indice dell'incapacità di leggere l'animo , la psicologia, la sensibilità di una donna violata, la quale non solo ha denunciato i fatti nell'occasione appropriata, ma ha ha ampiamente chiarito le ragioni dell'iniziale resistenza emotiva a denunciare, ben consapevole del muro di incredulità che come i fatti odierni purtroppo dimostrano si sarebbe potuto ergere nei suoi confronti anche nell'istituzione in cui opera".
"Alessia Sinatra è un simbolo per la magistratura che agisce a difesa dei più deboli e avrebbe immaginato che laddove avesse versato in condizioni di fragilità la solidarietà si sarebbe levata alta e onorevole. Attende con fiducia che questo presto accada.
Ed è questa l'unica rivincita che si attende. Non pertanto giustizia privata: l'unica giustizia concepibile per Alessia Sinatra è quella che si celebra giorno dopo giorno nelle aule di giustizia in Italia", sottolinea ancora il suo difensore, riferendosi all'accusa che le viene mossa nel giudizio disciplinare, a cui "con animo provato ma forte della verità, dovrà auspicabilmente tra breve sottoporsi" L'avvocato precisa infine che il teste che la procura generale della Cassazione "dopo averne disposto la citazione ha rinunciato a sentire su circostanze di indiscutibile rilevanza è uno stimato professionista assolutamente estraneo all'ambiente giudiziario". Una sottolineatura per smentire che si tratti di Luca Palamara, come ipotizzato da un quotidiano.
il procuratore giuseppe creazzo
2 - CREAZZO NEGA TUTTO "MAI TOCCATO QUELLA PM IO NEL TRITACARNE"
Liana Milella e Luca Serranò per “la Repubblica”
«Mi hanno fregato, comunque vada a finire ne esco a pezzi. Ma se il Csm mi darà ragione non escludo una denuncia per calunnia ». Non parla con la stampa, ma inevitabilmente si sfoga con i colleghi Giuseppe Creazzo, il capo della procura di Firenze finito sotto la scure disciplinare del Pg della Cassazione Giovanni Salvi. Perché nel 2015, in un corridoio dell' hotel Isa di via Cicerone a Roma, avrebbe tentato un approccio pesante con la collega di Palermo Alessia Sinatra fino ad aprirle la pelliccia.
luca palamara e il procuratore giuseppe creazzo
Lei lo respinge, si precipita in camera, chiama subito Luca Palamara, amico e compagno di Unicost, e gli racconta tutto. Definisce Creazzo, di Unicost pure lui, un «porco», come farà il 23 maggio 2019 via chat invitando lo stesso Palamara a non votarlo per la procura di Roma. E finisce sotto processo disciplinare.
luca palamara ph massimo sestini
Creazzo nega tutto. Affida al procuratore di Siena Salvatore Vitello la sua difesa. Si ritiene vittima di un «complotto».
Alla Sinatra non fa sconti: «Parliamo di una donna di cinquanta anni. Un magistrato che si occupava di fasce deboli. Perché non ha fatto denuncia? Perché non è mai successo nulla di quello che dice». Eppure in quell' albergo c' era anche la sorella di lei che sentì le grida in corridoio. E poi i suoi racconti agli amici. Tant' è che Palamara nel suo libro sul "Sistema" scrive: «Io posso dire che Alessia mi aveva confidato, con una ricchezza di particolari tale che è difficile pensare che se lo sia inventato, di aver subito pesanti a vances da Creazzo».
LAURA BOVOLI MAMMA MATTEO RENZI
Ma il procuratore di Firenze, autore delle inchieste sui genitori di Renzi e su Renzi stesso, vede solo accuse infondate. Dice che i colleghi gli stanno dimostrando «la più ampia solidarietà». A più di uno ha confidato i suoi dubbi, l' idea di essere finito in un giro più grande di lui.
Ragiona sui fatti: «Se quello che dice lei fosse vero Palamara lo avrebbe usato contro di me. E invece nelle famose cene sul destino della procura di Roma non se ne parlava». Con i colleghi rivede il film della sua carriera: «Faccio il magistrato da 40 anni, e mai un' ombra. L' inchiesta di Perugia ha dimostrato che faccio il mio dovere seriamente». Ma la sua paura è che, comunque vada, sarà difficilissimo riprendersi. Continua a ripetere «sono nel tritacarne».
E ieri mattina lo ha lasciato di stucco che fosse il Pg Salvi in persona, cosa mai accaduta, ad annunciare alla stampa la sua messa in stato di accusa. Dall' altra parte Sinatra conferma tutto, Creazzo fu l' artefice della violenza, lei non denunciò «per non compromettere le istituzioni », l' azione disciplinare contro una vittima è «del tutto inaccettabile ».
3- NON SOLO IL CASO SINATRA LE TOGHE MOLESTATRICI RIMANGONO IMPUNITE
Luca Fazzo per “il Giornale”
Bisogna andare indietro di vent' anni, a un presidente di Cassazione finito sotto accusa perché palpava qualunque cancelliera gli capitasse a tiro, per trovare un «faro» acceso dal Consiglio superiore della magistratura sulle molestie sessuali negli uffici giudiziari. Ma erano altri tempi, il #Metoo era di là da venire. Ora il tema riesplode grazie al caso Palamara: ieri il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, annuncia di avere messo sotto procedimento disciplinare il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo.
Un notabile della magistratura italiana, un pezzo pesante di Unicost, la corrente di centro delle toghe, uomo di grandi relazioni e di grandi ambizioni.
Che un giorno di dicembre del 2015 a Roma partecipa a un convegno, all' Hotel Isa in via Cicerone. Si parla di giustizia, di diritti, di temi nobili. Ma Creazzo, in una pausa, prende l' ascensore. Ci si trova a tu per tu con una collega di toga e di corrente: Alessia Sinatra, bella e bionda pm siciliana. E le mette le mani addosso.
Mercoledì pomeriggio, Salvi fa partire l' atto di incolpazione per Creazzo, il quale lo riceve ma non lo dice in giro. Il problema è che un atto di incolpazione arriva anche alla vittima, la Sinatra. Che va su tutte le furie e ne parla con i giornalisti, «mi sono sentita violentata un' altra volta», dice. Che colpa ha la Sinatra? Essersi confidata con Palamara, dando del «porco» e dell'«essere immondo» a Creazzo, in una chat intercettata dalla Guardia di finanza. Ieri Salvi, di fronte agli articoli che riportano lo sfogo della Sinatra, cerca di metterci una pezza spiegando che anche il molestatore è sotto procedimento disciplinare.
Una sorta di par condicio, del tutto inconsueta, nel campo delle aggressioni sessuali: è la prima volta che accusata e accusatore vengono trattati allo stesso modo.
Salvi spiega che «è stato chiesto il giudizio anche della dottoressa Sinatra non certo per avere denunciato i fatti: la contestazione è infatti relativa all' uso improprio di quei fatti, al fine di ricercare una privata giustizia"». Parlandone con Palamara, secondo il pg della Cassazione, la Sinatra non si stava solo confidando: voleva vendicarsi impedendo che Creazzo ottenesse la carica di procuratore della Repubblica a Roma. «Giurami che il porco cade subito», chiede effettivamente la pm siciliana a Palamara.
Dal punto di vista della Sinatra poteva essere un intervento a fin di bene, per impedire che Creazzo portasse i suoi metodi anche nella Procura di Roma; per la Cassazione, gli insulti a Creazzo sembrano diventare invece parte integrante delle manovre di Palamara intorno alla nomina del nuovo procuratore della Capitale. A valutare se lo sfogo della Sinatra «costituisca condotta scorretta e se, in tal caso, essa possa considerarsi giustificata dagli aspetti personali coinvolti» sarà ora il Csm; che dovrà anche occuparsi della sorte di Creazzo.
L' aspetto singolare è che a queste conclusioni la procura generale è arrivata senza sentire il testimone più diretto della vicenda, ovvero Luca Palamara.
Il quale oltre che delle confidenze della Sinatra avrebbe potuto dire qualcosa su una piaga ben più diffusa: «A me - spiega nel libro Il Sistema - è capitato spesso di raccogliere confidenze di colleghe, cancelliere, avvocate e pure giornaliste ma anche di colleghi, perché l' omosessualità non è più un tabù neppure nelle aule dei tribunali riguardo a fatti spiacevoli, avance anche spinte ricevute da magistrati in posizioni apicali. In questi casi ho sempre cercato di sminuirne la portata, non perché ne sottovalutassi la gravità, ma per tutelare il buon nome della categoria.
Non ho mai denunciato, mi sono limitato a dare consigli di buon senso, come quelli di evitare di trovarsi da sole in determinate stanze e rifiutare inviti a cena».