L. Ci. per “il Messaggero”
«Il piano cashless aveva destato in voi qualche preoccupazione, la linea è quella: noi vogliamo un'Italia più digitale. Ma lo faremo in modo dolce, fair e gentile, non abbiamo mai pensato di imporre penalizzazioni a chi non si conforma». Con queste parole il presidente del Consiglio ha voluto rassicurare i rappresentanti delle associazioni di commercianti e artigiani, incontrate ieri mattina nel corso degli Stati generali dell'economia.
La spinta alle transazioni digitali, come direttrice di modernizzazione del Paese e strumento di contrasto all'evasione fiscale, fa parte del programma di governo da prima che esplodesse la pandemia. Ma il cambio di abitudini degli ultimi mesi ha suggerito al governo di andare con più forza in questa direzione, visti anche i buoni risultati in termini di entrate (lo scorso anno) grazie all'introduzione della fatturazione elettronica.
EFFETTO INDIRETTO
Questa impostazione preoccupa un po' il mondo del commercio e delle professioni artigiane, da una parte per il possibile effetto indiretto di disincentivo agli acquisti soprattutto in certi settori, dall'altra per i costi connessi alla necessità - per gli esercenti - di dotarsi di attrezzature adeguate. Su questo punto Giuseppe Conte ha voluto dare una rassicurazione aggiuntiva.
«Nel Recovery plan italiano che presenteremo a settembre - ha detto il presidente del Consiglio - dovremo selezionare investimenti specifici, c'è possibilità di evitare aggravi per i commercianti per i pagamenti digitali e per le attrezzature necessarie, possiamo chiedere investimenti per favorire una transizione dolce e gentile verso questo piano, non ci saranno penalizzazioni e ci piacerebbe che voi foste pienamente partecipi di questo patto».
D'altra parte «il contrasto all'evasione e all'economia sommersa è l'obiettivo che dobbiamo condividere tutti». Tra gli incentivi, visti però dal lato dei consumatori piuttosto che da quello di commercianti e artigiani, rientravano poi strumenti come la lotteria degli scontrini (rinviata al prossimo anno)
e i rimborsi cashback per gli acquisti fatti in moneta elettronica. Un progetto al quale lo stesso Conte teneva molto ma che ha subito un inciampo - almeno momentaneo - con il decreto Rilancio: il provvedimento infatti dirotta su altre esigenze i tre miliardi relativi all'anno 2021 che erano stati appostati proprio per finanziare i premi ai consumatori.
I NODI
Naturalmente le preoccupazioni degli esercenti non riguardano solo la moneta elettronica: in questa fase di lenta uscita dall'emergenza si concentrano infatti sulla necessità di un sostegno al settore, più strutturale di quello deciso nella fase acuta della crisi.
«Queste giornate di confronto sulle scelte, sulle regole, sulle politiche per far crescere di più e meglio il Paese, si devono tradurre rapidamente in risultati concreti perché le imprese vivono ancora in emergenza» ha detto a questo proposito il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli dopo l'incontro con l'esecutivo.
«Servono risposte urgenti soprattutto su crisi di liquidità, estensione delle moratorie fiscali, eccesso di burocrazia, riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro. Il tempo sta per scadere e c'è il rischio di una tempesta perfetta che, tra aumento dei costi e crollo dei consumi, potrebbe far chiudere 270 mila imprese con la perdita di oltre 1 milione di posti lavoro». In molte città, ma anche in tanti piccoli centri sono molti gli esercizi commerciali e le botteghe artigiane che non hanno ancora riaperto e che anzi potrebbero chiudere definitivamente.
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