franco e alberta basaglia

"VI RACCONTO FRANCO BASAGLIA, IL PAPÀ DEI MATTI, NON SOLTANTO IL MIO" - ALBERTA, LA FIGLIA DELLO PSICHIATRA CHE HA CHIUSO I MANICOMI: "LA LEGGE 180 NON L’HA SCRITTA LUI, È FRUTTO DI UN BEL GRUPPO DI LAVORO CHE L’HA DISCUSSA SUI DIVANI DELLA NOSTRA CASA. ERA TROPPO BRUTTO QUELLO CHE C’ERA NEI MANICOMI. PERSONE LEGATE, NUDE, BUTTATE IN UN ANGOLO. IL PROBLEMA NON ERANO I MATTI, MA COME VENIVANO TRATTATI. I MATTI LIBERATI, INFATTI, POI HANNO GIRATO TRANQUILLAMENTE PER CASA NOSTRA..." - LA GELOSIA PER LE TANTE STUDENTESSE, SPESSO BELLE, CHE AVEVA INTORNO...

Estratto dell'articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”

 

Cosa ha voluto dire chiamarsi Basaglia?

«Accettare che tuo padre non è solo tuo, ma lo è di tante persone».

 

alberta basaglia

Di tutti i suoi pazienti psichiatrici?

«Dei matti sì, ma anche di tutte le persone che hanno lavorato con lui e di quel mondo che si è riconosciuto nella sua lotta».

 

Alberta, lei li chiama matti?

«Le parole hanno il senso che gli si dà. I matti sono matti, non è un’offesa. È uno stato».

 

Glielo ha insegnato suo padre Franco? Lo psichiatra che i matti li ha liberati chiudendo i manicomi?

«L’ho capito vivendo semplicemente nella mia famiglia. Mio padre non me lo ha dovuto insegnare».

 

Che vuole dire?

«Non ha mai avuto bisogno di prendermi da parte e insegnare quello che stava succedendo. Lo vivevo, appunto».

 

Stava succedendo una rivoluzione, lei capiva questo?

«Da bambina, da adolescente non è stato così chiaro. Capivo però che quello che stavo vedendo era una cosa strana di cui si parlava tanto anche fuori casa».

 

Cosa stava vedendo? I matti?

franco e alberta basaglia

«Sì, quelli slegati, liberati quando mio padre è riuscito ad aprire il manicomio di Gorizia».

 

E gli altri?

«Prima che i muri e le reti fossero abbattute non li ho visti. Mio padre non ha voluto che vivessimo dentro il manicomio di Gorizia, il primo che ha diretto. Era prassi per i direttori dell’epoca vivere nei manicomi, lui si è opposto».

 

Lei era troppo piccola?

«Era troppo brutto quello che c’era in quel manicomio Persone legate, nude, buttate in un angolo. Un orrore che mio padre ci ha risparmiato. Il problema non erano i matti, ma come venivano trattati. I matti liberati, infatti, poi hanno girato tranquillamente per casa nostra».

 

(...)

È stato un padre affettuoso?

«Sì, molto. Ma è sempre stato coinvolto dal suo lavoro, da quanto stava facendo. Era molto chiaro che la vita della nostra famiglia corrispondeva alla rivoluzione che andava montando».

franco basaglia

 

L’ha mai aiutata a fare i compiti?

«Succedeva molto di rado. Comunque c’erano tante altre persone che poi potevano aiutarmi nei compiti».

Chi?

«I tanti che lavoravano con lui. Che stavano sempre in casa nostra. La legge 180 viene chiamata legge Basaglia, ma bisogna precisare che è frutto di un bel gruppo di lavoro discusso sui nostri divani. Non l’ha scritta lui».

 

Ha un ricordo emotivo di suo padre?

«Faccio fatica a condividere cose private».

 

(…)

 

Mai stata gelosa?

«Sì, aveva intorno tante studentesse, spesso belle».

 

Che ricordo ha di Marco Cavallo?

«Un’emozione fortissima. Ho contribuito a costruire quel cavallo azzurro di cartapesta insieme a mio cugino artista, Vittorio Basaglia».

 

Quel cavallo ha guidato la folla dei matti che uscivano dal manicomio di Trieste.

«Era il 1973, cinque anni prima dell’approvazione della legge 180. All’epoca vivevo a Venezia, non con mio padre a Trieste, ma di quello che succedeva lì sapevo tutto». Perché scegliere come simbolo Marco Cavallo?

«Perché esisteva davvero, era un cavallo che portava dentro e fuori la biancheria da lavare. I matti lo avevano chiamato Marco, era un retaggio del manicomio chiuso. Farlo uscire con la folla voleva dire suggellare la rivoluzione».

 

franco basaglia

Il 13 maggio 1978 il Parlamento approva la legge 180. Si brinda in casa Basaglia? «Nessun brindisi».

Come mai?

«Era troppo vicino al ritrovamento del cadavere di Moro, il 9 maggio. La legge era stata varata di corsa per evitare il referendum».

Secondo lei qual è la forza della legge?

«Aver sancito che in un paese democratico non è possibile pensare di tenere nascosta una persona malata. L’importanza di quella rivoluzione è stata costringere la società a farsi carico dei malati e delle loro famiglie. E c’è un punto fondamentale che troppo spesso viene dimenticato».

BASAGLIA

Quale?

«La legge 180 non ha soltanto chiuso i manicomi. Ha previsto che per le persone con sofferenza psichica venissero create strutture, disseminate nei territori, in grado di dare risposte di salute».

 

(..)

FRANCO BASAGLIAFRANCO BASAGLIA 1franco basaglia

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)