Rinaldo Frignani per il “Corriere della sera”
Ha lottato per un giorno. Poi Francesco Ginese si è arreso. Gravi le conseguenze dell' emorragia che lo aveva quasi dissanguato nella notte fra venerdì e sabato scorso, dopo essersi trafitto la coscia all' inferriata che protegge gli accessi alla Sapienza, in viale dell' Università. Il ragazzo di 26 anni, originario di Deliceto (Foggia) è morto ieri mattina nel reparto di Terapia intensiva del Policlinico Umberto I, proprio di fronte all' ateneo.
Con cinque amici che non vedeva da tempo voleva entrare all' interno della cittadella universitaria per partecipare alla Notte Bianca, uno dei tanti rave organizzati dai Collettivi studenteschi anche per finanziare le spese legali del movimento, e per questo al centro di polemiche e di esposti presentati dal rettore Eugenio Gaudio perché considerati eventi abusivi senza l' autorizzazione dell' Ateneo.
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Al capezzale del giovane, «Gina» per gli amici, laureato alla Luiss in Economia e impegnato a Bologna in uno stage presso una multinazionale, si accorsi la madre Concetta e il padre Roberto, cancelliere alla Procura di Foggia. Con loro tanti amici. Per lui era stato lanciato un appello per chiedere donazioni di sangue, al quale avevano aderito anche i ragazzi della Notte Bianca. Sul motivo per cui il gruppo abbia voluto scavalcare un cancello chiuso, invece di passare per l' ingresso principale in piazzale Aldo Moro e pagare l' ingresso di tre euro, indaga la polizia che oggi riferirà alla Procura.
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Si indaga su eventuali responsabilità da parte della vigilanza dell' università, che ha un servizio attivo tutte le notti. Forse il gruppo che ha scavalcato era stato respinto all' ingresso perché la festa era già troppo affollata o forse c' era una lunga fila all' entrata.
La Questura si appresta a prendere provvedimenti che potrebbero portare non solo all' interruzione di questo genere di appuntamenti - che si tengono da anni, pubblicizzati sui social e con manifesti fuori da alcuni licei romani -, ma anche a denunce nei confronti degli organizzatori.
La polizia aveva predisposto, in mancanza di una specifica richiesta di intervento per far cessare la festa ma solo di una comunicazione di routine da parte del Rettorato, un servizio di controllo con agenti in borghese e pattuglie all' ingresso e attorno alla Sapienza. «Quello che è accaduto non deve più ripetersi.
Inaccettabile che un luogo di formazione e cultura venga trasformato in una discoteca abusiva», chiede il ministro dell' Istruzione Marco Bussetti.
L' ateneo precisa come «nonostante i ripetuti moniti, divieti e denunce a evitare comportamenti non consentiti e rischiosi per l' incolumità, si sia verificato un gravissimo incidente che è costato una giovane vita». E poi aggiunge: «Quando abbiamo notizia dell' organizzazione di eventi non autorizzati La Sapienza provvede sempre, come anche nel caso in questione, a una preventiva comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza». Ma la prefetta Gerarda Pantalone una settimana fa, in occasione di una riunione del comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza pubblica, aveva sollecitato il rettore Gaudio «affinché, quando lo ritenesse opportuno, aggiungesse nell' informativa alla questura su questi eventi, anche un' esplicita richiesta di intervento delle forze dell' ordine».
2 - BIGLIETTI A 3 EURO E ALCOLICI PER FINANZIARE I COLLETTIVI «INGRESSO LASCIATO APERTO»
Erica Dellapasqua per “il Corriere della sera”
Roma Prima o poi doveva succedere. Ti dicono questo, il giorno dopo l' assurda tragedia di Francesco, gli altri ragazzi che frequentano La Sapienza e scelgono di non partecipare a quelle notti bianche pur conoscendo nei minimi dettagli cosa succede quando vengono organizzati questi eventi non solo a base di musica: «Arrivano con i fusti di birra, le casse di gin e i generatori elettrici e noi, ogni volta, ci chiediamo: ma come è possibile che nessuno si accorga di nulla o che comunque dopo, quando la musica è a palla e sveglia tutto il quartiere, non li facciano sgomberare? Non vogliamo davvero credere che si chiudeva un occhio solo perché questi colleghi fanno riferimento a una certa area politica, vero?».
Così finisce in politica, con i ragazzi di destra contro quelli di sinistra, la vicenda di questi rave illegali di cui comunque tutti erano a conoscenza. Il rettore dice di aver presentato più di dieci denunce e infatti, in Procura, gli indagati erano già ventuno prima dell' incidente dell' altra notte. Però adesso che Francesco è morto il clima è diventato molto più teso. Appare tutto molto più serio e grave. Non sono più «festicciole» tra studenti. Ma rave abusivi, illegali, pericolosi, con eccessi, alcol, droga...
L' evento dell' altra notte l' avevano chiamato «Sapienza Porto Aperto». Gli organizzatori dei collettivi - c' è chi dice di Chimica, Fisica e Lettere - hanno scritto su Facebook che si trattava di un' occasione «a sostegno delle spese legali dei movimenti studenteschi con giocoleria, live painting, lezioni di kickboxing». Una notte bianca che si ripete da dieci anni e che si sposa con temi di attualità. Quest' anno è la questione dei porti aperti: «Sapienza porto aperto, come quando abbiamo invaso la città universitaria per permettere a Mimmo Lucano di parlare».
Ma poi, dentro, cosa succede davvero? Perché, alla fine, muore un ragazzo?
Chi frequenta quel mondo lo descrive come incontrollato, abusivo e pericoloso.
Gli organizzatori, secondo alcuni studenti, sarebbero dei «violenti», violenti nel senso che «si appropriano di spazi non loro sottraendoli agli altri». Per esempio, c' è la stranezza del cancello aperto in piazzale Aldo Moro, proprio l' ingresso principale dell' università.
Perché era aperto? Eugenio Gaudio, il rettore della facoltà, assicura che di norma i cancelli, tutti, la sera vengono chiusi e che certamente lui non ha mai dato ordini contrari. «Perché, come dicevo, loro sono violenti - racconta sempre chi sa cosa succede lì, nella discoteca sotto al rettorato -, è possibile che il cancello sia stato forzato...». Un cancellino piccolo e stretto. Così, quando la festa entra nel vivo, a mezzanotte, spesso si forma la ressa.
È per evitarla, per evitare l' imbuto, che Francesco ha cercato un altro modo per entrare? «Possibile, girano delle foto di gente che si arrampica e si butta dall' altra parte anche solo per non pagare...». Pagare? «Sì, l' ingresso, offerta libera o tre euro, poi paghi anche dentro la consumazione».
Consumazione sempre a basso costo, tre o cinque euro, pochissimo ma si trova di tutto: birra, gin, rum, vodka. Gira anche la droga, dicono gli studenti, e neanche il rettore - che del resto ha più volte denunciato - se la sente di smentire. La droga, l' alcol, certo, però preoccupa anche l' insicurezza di una discoteca arrangiata tra ragazzi: «Nessun servizio d' ordine, nessuna via di fuga, ma se un' ambulanza deve entrare con urgenza come fa?». Non è un caso, quella notte bianca. Proprio due venerdì fa c' è stato un altro evento, la cena kurda con concertone e dj set fino a notte fonda.
Un' abitudine, perciò, una routine.
Poi, il lunedì mattina, si torna alla normalità fatta di lezioni ed esami. E di quelle feste non resta più nessuna traccia, neanche l' immondizia. «Il lunedì - dice qualcuno - di solito torna tutto perfetto: o puliscono loro, ma non credo, oppure provvede il personale della Sapienza».
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