Dagoreport
“Questa mattina è entrata solo una persona. Ma non doveva comprare niente. Ha provato pure a vendermi una cosa…”. Nelle strade intorno a Montecitorio la crisi morde, commercianti e artigiani sono sul piede di guerra. In una delle zone a più alto tasso di turismo di Roma, di stranieri non c’è neanche l’ombra. Lo smart working ha fatto il resto. Serrande abbassate, negozi semivuoti.
“Dov’è il governo? Dove sono gli aiuti promessi?”. La rabbia si taglia con il coltello. Gli affari sono crollati del 75 per cento ma gli affitti non sono diminuiti. C’è chi deve pagare migliaia di euro al mese. In un locale in cui prima entravano 125 persone al giorno, adesso se ne passano 30 c’è da fare festa.
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“L’affitto? Mi hanno proposto uno sconto del 15 per cento su aprile-maggio. Con tre dipendenti e la contrazione del volume di affari come si fa? E poi ci sono anche le tasse, i fornitori, la merce da pagare?”. Le previsioni sono fosche. “Prima di settembre è difficile che cambierà qualcosa”.
C’è chi ha deciso di chiudere definitivamente. Un gruppo di commercianti in una delle stradine poco lontano dalla Camera si è organizzato e ha deciso di inviare una lettera congiunta ai proprietari delle mura per rescindere il contratto. Non si vede la luce, degli annunci del governo resta solo una lontana eco. In queste vie ora c’è incredulità e silenzio. A Roma hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato centro storico.
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