matteo salvini vladimir putin volodymyr zelensky

LEGA-MI DIFFICILI DA SPEZZARE – DOPO LA COLOSSALE FIGURA DI MERDA IN POLONIA SALVINI, CHE CONDANNA A PAROLE L’INVASIONE DI PUTIN, TENTENNA SULL’INVIO DI ARMI A ZELENSKY: ALLA FINE LA LEGA PARE VOTERÀ SÌ AL DECRETO, MA I MALUMORI DEI FILORUSSI DEL CARROCCIO IN PARLAMENTO AUMENTANO –  ANCHE NEL PARTITO DI  “GIUSEPPI” CONTE C'E' MARETTA. LUI PARLA DI “GENOCIDIO”, MA TRA I SUOI C’È CHI VUOLE BOICOTTARE IL COLLEGAMENTO DI ZELENSKY A MONTECITORIO: “INVITIAMO PURE PUTIN PER CONTROBILANCIARE…”

Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

 

WOJCIECH BAKUN CONSEGNA POLEMICAMENTE A SALVINI LA MAGLIETTA DI PUTIN

Mentre una pattuglia di grillini ed ex grillini spinge per una mossa senza precedenti, cioè invitare in video-call alla Camera nientemeno che Vladimir Putin, per «controbilanciare » il collegamento di Volodymyr Zelensky fissato per martedì alle 11 a Montecitorio, nella Lega si moltiplicano i malumori sull'invio di armi italiane all'Ucraina, ora che il decreto è in arrivo al Senato. Il primo a parlare di «difficoltà» nel votare il provvedimento, appena licenziato dalla Camera col sostegno del Carroccio, è Matteo Salvini, che intervistato ieri da Bruno Vespa alla fiera di Verona si è detto convinto che «la soluzione non sia mandare armi».

 

SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO

L'ex ministro dell'Interno, ormai formato pacifista dopo gli anni passati a celebrare Putin, si dice «preoccupato dalla voglia di guerra di qualcuno». Riferito non al Cremlino, ma ai colleghi di maggioranza che sostengono gli aiuti alla resistenza di Kiev. Non è l'unico nella Lega a pensarla così. Anche Simone Pillon è dubbioso, ammette: «Concordo con Salvini. Forse più che inviare armi a una delle parti in guerra dovremmo accreditarci con entrambe per negoziare la pace. Il voto? Leggerò con attenzione il decreto e poi deciderò parlandone col capogruppo ».

 

SALVINI PUTIN

Dall'entourage di Salvini spiegano che la linea non è cambiata. Che insomma alla fine, nonostante le «difficoltà», voterà sì. Altri potrebbero non seguirlo. Il deputato Vito Comencini del resto si è detto pronto a partire alla volta del Donbass. Un collega di scranno, Alex Bazzaro, ha contestato perfino le sanzioni economiche alla Russia. Non è un caso che nel voto di giovedì a Montecitorio il gruppo della Lega sia stato quello con più assenti: 37, oltre il 40% dei deputati. A riprova dei contorcimenti che agitano il sottobosco leghista, ieri il governatore del Veneto, Luca Zaia, pur condannando l'aggressione russa, ha attaccato Biden per avere definito Putin un criminale di guerra. Parole bollate come «non concilianti e inopportune».

vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo

 

Nel Movimento, Giuseppe Conte prova a serrare le file: condanna il «genocidio» di Putin, anche se definisce «sbagliato» aumentare le spese militari in questa fase. Ma nel partito c'è maretta. Nicola Grimaldi, uno dei 4 deputati grillini che non ha votato sì al decreto Ucraina, l'altro ieri, intervistato da Repubblica , ha invocato una par condicio aggredito- aggressore, in diretta tv da Montecitorio: «Bene Zelensky in collegamento, ma invitiamo anche Putin».

 

salvini putin

Trovata appoggiata dal collega Davide Serritella, altro astenuto M5S sul decreto: «Invitare Putin alla Camera - sostiene - è una proposta di buonsenso, possiamo incalzarlo». Scaccia però l'etichetta di «putiniano», come ha fatto Gabriele Lorenzoni, pentastellato che vorrebbe sentire «la campana della Russia» perfino sul bombardamento dell'ospedale di Mariupol. Altri 5 Stelle pensano di boicottare il collegamento di Zelensky, peraltro evento storico (alla Camera era capitato due volte, con Juan Carlos e Giovanni Paolo II).

 

salvini con la maglietta di putin

Enrica Segneri fa sapere che non ci sarà: «Non è oppurtono». Nelle chat grilline aveva contestato l'intervento del presidente ucraino anche la deputata Valentina Corneli. La seduta sarà aperta ai senatori, in testa la presidente Elisabetta Casellati. E nel M5S si chiedono se si affaccerà o no Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri, note simpatie putiniane, costretto a disdire l'accordo col parlamento russo che aveva promosso nel 2019. Disdetta con giallo, perché la mail spedita a Mosca è stata di fatto secretata.

 

SALVINI PUTIN 22

Anche in Forza Italia c'è chi non vuole Zelensky sul maxi-schermo, come Veronica Giannone, che ha votato no al decreto Ucraina insieme al neo-azzurro Matteo Dall'Osso. Particolare: entrambi sono stati eletti col M5S. Come Gianluigi Paragone, oggi senatore di ItalExit, che dice: «In Aula né Putin, né Zelensky». È la galassia post-grillina la più combattiva: Elio Lannutti dichiara, come Putin, che per l'Ucraina guerreggiano «battaglioni neonazisti». Mentre un'altra ex M5S, Bianca Laura Granato, applaude all'iniziativa di Grimaldi: «Giusto ascoltare in Aula anche Putin, per sentire le due campane».

MATTEO salvini E VLADIMIR putinMATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTINputin salvini matteo salvini con la maglietta di putin al parlamento europeo

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA