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LO SAPETE CHE OGGI IN SICILIA SI SFONDANO DI ARANCINE? SE PER I PROFANI È “L’ARANCINA DAY”, PER I SICILIANI DOC SI CELEBRA SANTA LUCIA RINUNCIANDO A MANGIARE FARINACEI E OPTANDO PER RISO E GRANO – L’USANZA RISALE AL 1646 QUANDO PALERMO FU COLPITA DA UNA GRAVE CARESTIA: IL 13 DICEMBRE, DOPO DIVERSE SUPPLICHE E PREGHIERE, AL PORTO ARRIVÒ UNA NAVE CARICA DI GRANO. LA FAME ERA TALMENTE TANTA CHE LA GENTE NON VOLLE PERDERE TEMPO A DEDICARSI ALLA MOLITURA PER PREPARARE LA FARINA PER PANE E PASTA: BOLLIRONO E…

1. SANTA LUCIA A PALERMO, PERCHÉ SI MANGIANO LE ARANCINE IL 13 DICEMBRE

Estratto dell’articolo di www.tg24.sky.it

 

arancina 4

A Palermo oggi 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, si mangiano le arancine e il motivo è legato a un miracolo attribuito a Santa Lucia, patrona di Siracusa. Lucia nacque nel 283 d.C. a Siracusa ed era già stata promessa in sposa quando sua madre si ammalò. Per salvarla la giovane chiese l’intercessione di Sant’Agata in cambio della propria consacrazione a Dio. Quando il promesso sposo scoprì tutto, la denunciò portandola e la ragazza venne condannata a morte.

santa lucia

 

Secondo la tradizione cristiana, le vennero prima strappati gli occhi che ricrebbero per miracolo. Ma successivamente venne uccisa per decapitazione (anche se alcune fonti parlando di un colpo di spada alla gola). Ben presto la devozione per la santa si diffusero in tutta Italia e venne scelto il 13 dicembre, giorno considerato il più buio e corto dell’anno: il suo nome significa, infatti, promessa di luce. Tra i suoi miracoli se ne annovera uno che riguarda la carestia che colpì Palermo nel 1646, lasciando la popolazione in prede alla fame.

 

Si dice che proprio il 13 dicembre, dopo diverse suppliche e preghiere, al porto arrivò una carica di grano. Tuttavia, la fame dei palermitani era talmente tanta che non vollero perdere tempo a dedicarsi alla molitura per preparare la farina per pane e pasta, ma lo bollirono e lo condirono con un po’ d’olio. Da qui è nato questo alimento: ecco perché in alcune zone della Sicilia oggi l’Arancina Day.

 

2. ARANCINA DAY, IL FRITTO PIÙ AMATO E LE SUE VARIANTI

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Da www.ansa.it

 

L'arancina è ormai un concept food. Dalla ricetta tradizionale, con declinazioni diverse a seconda della zona siciliana di provenienza, a fritto immancabile in tutte le pizzerie con i giovani chef a sperimentare varianti gustose. La storia è antica, di derivazione araba come tutta la cucina della Sicilia, e fino ad un certo punto degli anni del secolo scorso, prima che si trovasse in tutta Italia, l'arancina ha rappresentato anche uno dei comfort food degli emigranti, un sapore di casa. Il 13 dicembre è l’Arancina Day che coincide con la giornata  dedicata a Santa Lucia, patrona di Siracusa.

arancina 2

 

È noto a tutti in Italia il dibattito campanilistico tra la Sicilia Orientale, capitanata dal comune di Catania, dove si dice ‘Arancino’, poiché qui la pietanza ha una forma conica che ricorda il vulcano Etna, e quella Occidentale rappresentata da Palermo, dove la ricetta prende la forma tonda come quella di un’arancia, e si dice ‘Arancina’. Questo storico dibattito ha smosso persino l’Accademia della Crusca, che da anni ha decretato essere corrette entrambe le denominazioni.

Pare che questa pietanza abbia avuto origine durante l’alto-medioevo, in particolare durante la dominazione musulmana della Sicilia.

 

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E il commerciante Giambonino da Cremona conferma nelle sue traduzioni di una parte dell’imponente enciclopedia dei cibi orientali ‘Jazla’ il fatto che spesso le pietanze dalla forma tondeggiante nella cultura araba prendevano i nomi dei frutti come ad esempio la palermitana ‘Arancina’. Ma forse quello che davvero può mettere tutti gli abitanti dell’isola d’accordo è il dialetto siciliano per cui entrambi i plurali maschile e femminile convergono nella forma ‘Arancini’.

 

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La panatura croccante degli Arancini, che nei secoli sono diventati uno dei primi esempi di cibi da asporto, oltre a essere particolarmente gustosa è ottimale per conservare il riso e il condimento, e aiuta a mantenere la forma intatta, rendendo quindi la pietanza facilmente trasportabile per brevi tragitti.

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