vladimir putin boris bondarev

SCRICCHIOLII AL CREMLINO: LA CLASSE DIRIGENTE RUSSA INIZIA AD ABBANDONARE PUTIN – SAREBBERO UN CENTINAIO I DIPLOMATICI PRONTI A DIMETTERSI, COME HA GIÀ FATTO BORIS BONDAREV. IL FUNZIONARIO DELLA MISSIONE RUSSA ALLE NAZIONI UNITE DI GINEVRA HA FATTO UN J’ACCUSE DURISSIMO: “NON MI SONO MAI VERGOGNATO TANTO PER IL MIO PAESE”. E ORA RISCHIA GROSSO: UN PROCEDIMENTO PENALE È SICURO, MA LUI TEME ANCHE PER LA VITA (I PRECEDENTI NON SONO INCORAGGIANTI)

 

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

Boris Bondarev

La vita di Boris Bondarev è cambiata in una notte. Da lunedì scorso il diplomatico in servizio presso la missione russa alle Nazioni Unite a Ginevra ha voltato le spalle al suo Paese, dimettendosi dalla carriera. È il primo alto funzionario della Federazione russa a fare il gran rifiuto, abbandonando il proprio incarico per protesta contro la guerra in Ucraina.

 

«Non mi sono mai vergognato tanto per il mio Paese come il 24 febbraio», ha dichiarato nella mail inviata ai colleghi del corpo diplomatico, accusando Vladimir Putin di «aver trasformato il Paese in un orrore totale e in una minaccia per il mondo intero».

 

vladimir putin darth vader

Da quel momento ogni contatto con la rappresentanza russa all'Onu è stato interrotto. Anche il Cremlino, all'evidenza imbarazzato, ha tenuto un profilo basso: «Possiamo solo dire che il signor Bondarev non è più dei nostri, anzi è contro di noi», ha detto laconico il portavoce Dmitrij Peskov, secondo il quale il diplomatico «si è espresso contro l'opinione dominante del nostro Paese». Bondarev ora ha paura.

 

«Le mie dichiarazioni sono considerate un crimine in Russia e un procedimento penale è sicuro», ha detto alla Süddeutsche Zeitung , ammettendo di temere per la sicurezza propria, della sua famiglia, di parenti e amici in Russia. Ma più paura di una condanna in contumacia gli fanno i lunghi tentacoli del Cremlino, che negli anni scorsi non ha esitato a colpire dissidenti e oppositori anche all'estero.

VLADIMIR PUTIN ALLA GUIDA

 

Le autorità svizzere lo hanno già messo sotto protezione e il diplomatico sta valutando una richiesta d'asilo alla Federazione elvetica. «Quello che ho fatto, l'ho fatto per la mia coscienza. Volevo muovere qualcosa, essere un'ispirazione per i miei colleghi, per i diplomatici, e altri connazionali, che vivono in Russia e pensano di non poter fare nulla».

 

Putin Lavrov

Ma che segnale è la spettacolare ribellione di Bondarev? È la punta dell'iceberg di una crescente insoddisfazione verso la politica guerresca di Vladimir Putin? Sta crescendo in Russia, nelle élite prima ancora che nel popolo, un embrione di resistenza al Cremlino?

 

Critiche pubbliche alla cosiddetta «operazione militare speciale» sono state lanciate sin dall'inizio, soprattutto da chi si è prima messo al sicuro abbandonando il Paese. Fra questi l'oligarca Oleg Tinkov, artisti come la prima ballerina del Bolshoi Olga Smirnova, la giornalista Marina Ovsyannikova, che agitò un cartello contro la guerra e la propaganda in diretta televisiva.

 

Un dissenso silenzioso ed eloquente è stato quello di Anatolij Chubais, ex vicepremier, controverso protagonista della privatizzazione selvaggia dell'era Eltsin, che ha rimesso il suo incarico di inviato di Putin per il clima, lasciando la Russia, ma senza dire una parola.

 

Boris Bondarev

Il caso Bondarev segna però un salto di qualità nella resistenza allo Zar. Intanto perché smentisce le sicurezze di Sergeij Lavrov, il ministro degli Esteri, secondo il quale «non ci sono traditori fra i diplomatici».

 

In realtà, secondo il giornale Kommersant , dall'inizio dell'invasione, decine di diplomatici si sono dimessi dalla carriera, anche se nessuno di loro ha avuto il coraggio di dire che lo ha fatto per protesta contro la guerra. Ma c'è molto di più. Secondo fonti occidentali con buoni contatti nel mondo della diplomazia russa, «oltre cento funzionari sarebbero pronti a ripetere il gesto di Bondarev».

 

E la cosa preoccupa così tanto il Cremlino, che il segretario del Consiglio di Sicurezza, Nikolaj Patrushev, ha presentato proprio in questi giorni un rapporto a Vladimir Putin, nel quale il ministero guidato da Lavrov viene definito «un castello di carte costruito sulla sabbia». Il rapporto farebbe nomi e cognomi degli oltre cento diplomatici in odore di «tradimento», commentando le situazioni di ognuno di loro.

 

vladimir putin al vertice del csto patto sulla difesa collettiva

Il presidente russo sarebbe molto preoccupato della situazione, perché un esodo di massa darebbe all'esterno un «segnale devastante per l'immagine internazionale della Russia», oltre ad avere «conseguenze pesanti anche sull'agenda politica interna».

 

Il problema è che al momento non ci sono soluzioni facili. Una purga nella diplomazia, come a quanto pare raccomanda Patrushev, rischia infatti di essere controproducente e Putin se ne rende conto. Lavrov al momento non rischia, nonostante chi lo abbia incontrato di recente lo definisca stanco.

 

Boris Bondarev

Negli ultimi due anni, almeno cinque volte il ministro degli Esteri ha chiesto a Putin il permesso di andarsene, ricevendone sempre dei rifiuti. Probabilmente, il presidente russo pensa che solo lui sia in grado di tenere a bada il corpo diplomatico, ormai integrato nella macchina della propaganda russa. Un compito che il caso Bondarev e quello dei cento diplomatici rendono ora proibitivo.

 

Secondo il portale di opposizione Meduza , un'ondata di pessimismo attraversa in questa fase l'élite russa, intesa come rappresentanti dell'economia e funzionari governativi, che non si aspettavano sanzioni così vaste e dure da parte dell'Occidente. Secondo questi ambienti, già adesso «non è più possibile vivere normalmente» e la situazione è destinata a peggiorare d'estate. E gli «smutnoe vremya», i tempi dei torbidi non hanno mai portato bene agli Zar.

vladimir putin vladimir putinvladimir putin

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