Antonio Calitri per "Il Messaggero"
La crisi energetica che ha colpito il Texas la scorsa settimana lasciando milioni di persone al freddo e al buio per giorni potrebbe essere un lontano ricordo con la nuova tecnologia che sta sviluppando il Pentagono per produrre energia elettrica nello spazio e convogliarla nella parte della Terra dove serve.
Così come potrebbero essere alleviati i disagi in caso di terremoti, passaggi di uragani o qualsiasi altra calamità naturale e non, dove una delle prime conseguenze è la caduta delle infrastrutture energetiche.
A rivelare il progetto PRAM, acronimo di Photovoltaic Direct Current to Radio Frequency Antenna Module, in italiano Modulo di antenna fotovoltaica a corrente diretta e radiofrequenza è un'esclusiva della CNN, che svela alcuni dettagli del primo esperimento della missione spaziale supersegreta del drone X-37B, la navicella lanciata nello spazio lo scorso maggio.
DAI FILM ALLA REALTÀ
Di progetti di satelliti che producono energia nello spazio da utilizzare per colpire (e distruggere) la Terra o una parte di questa, fino ad ora si sono visti solo in film e fumetti di fantascienza con i supereroi o i sopravvissuti che partivano in missioni ad alto rischi per disattivare questi sistemi infernali e salvare il nostro pianeta.
Da qualche mese e finora in gran segreto, un progetto del genere ma con fini ben più nobili, come quello di fornire energia in ogni angolo della terra in caso di calamità sta compiendo i primi passi. Anche se, il fatto che il progetto sia sviluppato dall'ente di difesa del paese più potente del mondo, non esclude che ci possano essere anche delle declinazioni militare del nuovo sistema.
Il progetto è partito dalla considerazione che l'energia solare che si trova prima dell'atmosfera è molto più potente di quella che arriva sulla Terra perché contiene anche i raggi blu che di solito non raggiungono il suolo ma restano in alta quota, colorando il cielo di azzurro così come lo vediamo noi.
Quindi, i raggi catturati fuori dall'atmosfera dovrebbero permettere di produrre molta più energia rispetto a quella che viene prodotta sulla Terra tanto che il co-sviluppatore del PRAM Paul Jaffe ha detto che «stiamo ricevendo una tonnellata di luce solare in più nello spazio solo per questo».
Partendo da questo concetto, all'interno dello US Naval Research Laboratory di Washington, un team di scienziati ha realizzato un piccolo pannello solare quadrato, grande quanto un cartone di pizza ed esattamente 12 pollici per lato (pari a 30,48 centimetri), adatto a raccogliere e convertire i raggi solari preatmosferici.
Questo pannello è stato imbarcato sul drone X-37B lo scorso maggio mentre sulla Terra l'attenzione era rivolta alla diffusione della pandemia, e una volta nello spazio è riuscito a produrre circa 10 watt di energia pronta ad essere inviata sulla Terra. Una quantità di energia modesta ma che potrebbe caricare ad esempio un computer portatile, un tablet o diversi smartphone, raggiungibili in qualsiasi angolo del pianeta; anche ad esempio, su un'imbarcazione in mezzo all'oceano.
impianto fotovoltaico spaziale
Ma questo è solo l'inizio perché come ha spiegato Jaffe alla CNN, «il progetto prevede decine di pannelli e, se scalato, il suo successo potrebbe rivoluzionare sia il modo in cui l'energia viene generata e distribuita agli angoli remoti del mondo e potrebbe contribuire alle reti più grandi della Terra».
ENERGIA DALLA MICROONDE
In alcune simulazioni fatte a Washington, il solare spaziale che si sta sviluppando, potrebbe perfino arrivare a produrre diversi gigawatt di elettricità e fornire direttamente energia a intere città. Il prossimo passo dello sviluppo di questo progetto è quello di portare l' energia prodotta al di là dell'atmosfera direttamente sulla Terra.
Per questo, gli scienziati del PRAM stanno lavorando a delle antenne solari capaci di trasmettere questa energia sotto forma di microonde, che una volta arrivate a destinazione possono essere facilmente riconvertita in elettricità. Con il vantaggio, conclude Jaffe, «che i satelliti ad energia solare, rispetto a qualsiasi altra fonte di energia, hanno la trasmissibilità globale, si può inviare energia a Chicago e una frazione di secondo dopo, se necessario, inviarla invece a Londra o a Brasilia».