SE L'INFLUENCER E' TRANS... - LA STORIA DI ENRICO SCIELZO DIVENTATA MAKE-UP ARTIST E CONSULENTE DI IMMAGINE - BARBARA COSTA: "NEL 2016, A 28 ANNI, HA DECISO DI LIBERARSI DI UN CORPO CHE NON ERA IL SUO PER FARNE USCIRE QUELLO VERO. ALL’INIZIO DEL SUO RIBALTONE, HA APERTO "DIARIO DI UNA TRANS", UNA RUBRICA IN CUI NARRARE I CAMBIAMENTI CHE IL SUO CORPO E LA SUA INDOLE SUBIVANO PER DIRE ADDIO A ENRICO…" - FOTO
Barbara Costa per Dagospia
Quanto costa diventare trans? Ormoni: anche 60 euro al mese (e alcuni li devi prendere tutti i mesi della tua vita). Laser: 100 euro a seduta (e solo per togliere la barba, dove servono minimo 10 sedute). Analisi cliniche: le puoi fare in sanità pubblica, che tutte non le passa, quindi vai al privato, e sono circa 100 euro a botta. Lo stesso per le visite mediche. E ci sono lo psicologo e lo psichiatra che devono dichiarare allo Stato che sei idonea/idoneo a ottenere il cambio di identità anagrafica (1500 euro), a cui devi aggiungere i soldi per avvocato e burocrazia per la correzione dei documenti.
E se l’intervento chirurgico finale, per chi lo voglia fare, è sovvenzionato dallo Stato, gli altri vari interventi sono a discrezione individuale: i seni li paghi dai 5mila euro in su. Io lo ignoravo ma tanto costa essere trans, e i conti in elenco non sono recenti, sono quelli che leggo in un post di Enrica Scielzo, da lei compilato quando, nel 2016, a 28 anni, ha deciso di liberarsi di un corpo che non era il suo per farne uscire quello vero natovi incastrato dentro. Enrica Scielzo è influencer, make-up artist, consulente di immagine, e anima di "The Lookmaker", blog di bellezza trans.
All’inizio della sua transizione, ha aperto "Diario di una trans", una rubrica in cui narrare i cambiamenti che il suo corpo e la sua indole subivano per dire addio a Enrico e accogliere l’Enrica a lungo compressa. Rubrica che ampliata è diventata un libro dal titolo medesimo.
Chi non è trans non sa e non può capire cosa significa affrontare un tale percorso di nuova nascita. Chi non è trans genericamente accosta l’immagine trans o al modello star mainstream o, peggio, alla prostituzione. Chi non è trans vede il "risultato" finale, non chi e ciò che v’è stato prima, e durante.
enrica scielzo diario di una trans
Chi vuole scoprirlo deve seguire Enrica che è stato Enrico per più di 20 anni, si pensava gay quando non lo era, è stata Enrie quando si credeva tale, cioè non più l’Enrico che era prima e non ancora l’Enrica che sarebbe diventata. Va dato merito a questa ragazza di saper spiegare con fermezza e guidare con dolcezza chi della realtà trans è ignaro.
Con Enrica si scopre che ad abbandonare ciò che non sei ma che comunque sei stato provi tanta ma tanta paura. Si scopre che il passaggio da un’identità a un’altra esige forza di carattere rara. E si scopre che è da pochissimo che il web ti è d’aiuto nel darti informazioni, dove e da chi andare per iniziare, e che iniziare è facile (“ti rivolgi a uno sportello trans”) molto meno il seguito.
Chi non è trans non sa che per una trans la barba non è un inestetismo, ma “una violenza psicologica, da annoverare tra le piaghe d’Egitto, prima delle cavallette e dopo le locuste!”. Enrica non esagera: la barba è segno di virilità a una trans aliena. Né puoi raderti ogni giorno 2 volte al giorno a meno di non infettare la pelle. La depilazione definitiva costa ma è un investimento, e io mica lo sapevo che si sente dolore, e specie a eliminare i baffi.
enrica scielzo bambino con la madre (thelookmaker.com)
Genuine e preziose sono le rivelazioni di Enrica sul suo corpo che cambia mese dopo mese assumendo ormoni: quella piccola pillola bianca, presa una volta al giorno, dopo 30 giorni “ti spossa, mi sento sempre stanca, nervosa, la notte piango senza motivo. Ho sempre lo stimolo di fare pipì. La mia estetista mi ha detto che sembro una donna incinta”. Per una trans è basilare non avere erezioni spontanee, e di più vedere il proprio corpo mutare: “Sono ingrassata, fianchi e sedere sono più burrosi. La pelle è morbida, ma anche più secca. Sono felice, spaventata, piena di speranze”.
Diventare transessuale “è come regredire all’età adolescenziale, devi riscoprire tutto da capo, e anche il sesso e l’amore cambiano: si deve rifare ogni cosa come se fosse la prima volta”. Dopo due mesi di terapia ormonale “il mio corpo sembra essersi assestato, non sono più soggetta a stanchezza e a nervosismo come prima. Il testosterone è sceso da 6 a 1: soddisfacente, considerando che devo portarlo a 0. Le eccitazioni spontanee sono quasi nulle”.
E, dopo 40 giorni, “sento le mammelle gonfie, sono diventate dure e tonde. Sono felice, mi piace essere donna!”. Finalmente arriva il momento “degli estrogeni, che sono un gel transdermico che la sera spalmo sulle braccia prima di dormire. Mi fa prurito”. Dopo più di 6 mesi, “il mio seno si è delineato, e sono una prima piena. I miei familiari cominciano a parlarmi al femminile, e a volte si confondono, e io ci rido su”.
Il processo di transizione non sempre è lineare e non per tutti è uguale: dopo un anno e mezzo, Enrica decide di interrompere gli ormoni, al fine di stabilizzare la sua psiche. Se questa migliora e non ci sono più pianti isterici e scenate per ogni cosa, “il mio corpo sta regredendo: fianchi e sedere sono scomparsi, sono ritornati folti i peli, e la mia voce è di nuovo profonda. Ho contattato l’endocrinologo, e ho ripreso gli ormoni dimezzando il dosaggio”.
Diventare e essere trans implica un enorme costo emotivo: se Enrica ha dalla sua i genitori e le sorelle “alcuni parenti mi hanno fatto capire che non vogliono più saperne di me e non mi supporteranno in questa mia scelta. È doloroso solo dirlo”. Arrivano i 30 anni, e per Enrica è il primo compleanno da donna: “Oggi mi sento e sono esattamente come voglio essere. Le cose non vanno sempre bene, ma non vanno nemmeno sempre male. Mi guardo e sono fiera di ciò che sono e ho fatto. La vita è la festa più bella a cui si è stati invitati”.
Non è vero che il tempo guarisce sempre tutto, certe ferite non si dimenticano mai. Riemergono a galla guardando distrattamente la tv, la pubblicità di uno show che divide le squadre in maschi e femmine, o partecipando in prima persona a una serata tv, dove racconti la tua storia, e il giorno dopo, sui social, ti ritrovi derisa e insultata come da piccolo faceva chi ti considerava un diverso, “il r*cchione, il finocchio, il fr*cio. Enrichetta, mi chiamavano, e ridevano di me. Io ci ho messo 32 anni a capire che quando gli altri mi prendevano in giro, non ero io a dovermi vergognare”.
Quando miglioreremo? “La società è solo apparentemente aperta, inclusiva, empatica”, non ha paura di dire Enrica, “ma tu guarda il marketing: è davvero così o è pura strategia per ingraziarsi il pubblico?”. Già: l’Italia non va realmente avanti, fa solo finta, e riempire riviste e passerelle e spot di modelle trans, non basta. Una donna non nasce mai tale nemmeno se anatomicamente ha una vagina: nasce femmina, e donna, se vuole, lo diventa.
E una trans essere donna se lo deve conquistare, giorno dopo giorno, in una lotta continua. Come ha fatto e fa Enrica: “La transizione non è uno sfizio, né un capriccio, né voglia smodata di riempire un reggiseno”. Lei sul suo corpo non ha voluto interventi “se non quello al seno. Niente filler, o botox, niente zigomi rimpolpati. Si diventa trans per diventare donne, non per diventare Barbie. Io sono una donna imperfetta, ma dal resto chi non lo è?”.
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