universitopoli

SESSO, RICATTI E PURE UN SUICIDA: QUEL PUTTANAIO DEL DIRITTO TRIBUTARIO – LETTERE ANONIME FRA PROFESSORI, SOLDI, FAIDE: ECCO COME I BARONI TRUCCAVANO I CONCORSI – DALLE CARTE DELL’INCHIESTA DI FIRENZE (7 DOCENTI AI DOMICILIARI) ESCE UNO SPACCATO INQUIETANTE DELL’UNIVERSITA’ ITALIANA

 

Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi per Lettera 43

 

Sesso, ricatti, faide tra luminari del diritto, lettere anonime per infangare e mettere fuori gioco dai concorsi altri candidati a incarichi da professore. Persino il sospetto da parte degli inquirenti che le spartizioni baronali, con l'intento di favorire candidati associati agli studi legali, fossero un modo per qualificarli così da giustificare poi parcelle più onerose di svariate milioni di euro.

Philip Laroma Jezzi

 

In pratica, soldi, sesso e ricatti, come nei più classici romanzi di James Ellroy. E per di più l'ombra di un suicidio, causato da una fuga di notizie per informare uno degli indagati. Dall'ordinanza di custodia cautelare dell'inchiesta della procura di Firenze - che ha sgominato la presunta cricca di tributaristi che si spartivano i posti da professori nelle università italiane - emerge un quadro inquietante del mondo accademico.

 

DEPISTAGGI AD ARTE

L'indagine, partita grazie alle registrazioni con il cellulare del ricercatore Philip Jezzi Laroma, ha già portato agli arresti domiciliari sette professori, facendone interdire dalle lezioni altri 22. Le accuse sono di corruzione e abuso d'ufficio. Ma, in attesa del processo, gli strascichi rischiano di farsi sentire nel lungo periodo soprattutto nel mondo dei luminari del diritto tributario.

 

pasquale russo universitopoli

Nelle carte firmate dal gip Angelo Palazzi c'è di tutto. Non solo le ormai note frasi del professore Pasquale Russo a Laroma, con i riferimenti nemmeno troppo velati a farsi da parte («È il mercato delle vacche» o «non fare l'inglese, fai l'italiano») abbandonando le speranze nella meritocrazia nostrana, ma c'è persino un caso di depistaggio organizzato ad arte durante un concorso universitario per screditare un altro candidato.

 

C'è infatti una lettera anonima diretta a mettere in luce l'incompatibilità della candidata del professor Fabrizio Amatucci, ordinario di Diritto tributario a Napoli ai domiciliari, con l'accusa di corruzione. A farla preparare è il professor Adriano Di Pietro, presidente della commissione che deve decidere sulle candidature.

 

FABRIZIO AMATUCCI

E chi la prepara? Uno dei suoi candidati, Giangiacomo D'Angelo, perché da una parte lo stesso Amatucci ha «qualche debolezza, perché si dichiara a tempo pieno però lavora nello studio del padre», e poi «c'è una delle candidate che lavora sempre lì nel suo studio». Fatte verificare le informazioni dal proprio candidato, Di Pietro dà indicazioni perché lo stesso scriva una lettera e la faccia pervenire anonimamente al suo studio così da poterla aprire nel corso della seduta della commissione del primo aprile 2015.

 

Una strategia che, dice Di Pietro intercettato, «fa parte del ricatto che devo fargli», altrimenti Amatucci si impunterà per l'abilitazione dei suoi. Annotano i magistrati: «Le parole pronunciate dal presidente della commissione sono inequivocabili. Egli parla senza mezzi termini di "ricatto"».

 

UNA LETTERA «BRUTTISSIMA»

Adriano Di Pietro universitopoli

Di Pietro - scrivono i pm - ha pertanto bisogno di avere le informazioni richieste perché vuole ricattare Amatucci per ottenere che egli non si impunti per avere l'abilitazione dei candidati Selicato e Tundo. Dopo appena due giorni, il 28 marzo 2015, Di Pietro ottiene dal candidato D'Angelo le informazioni richieste. Quest'ultimo spiega al commissario: «Senta prof, io ho chiesto informazioni, ieri ho fatto qualche telefonata... sembrerebbe che la tipa in realtà collabora... collaborava con loro, veramente con un ruolo di sottordine, nel senso che... eh sì sì sì, ma con un ruolo di sottordine... portava delle cose, cioè non ha... non aveva.... era professionalmente soda/e, sostanzialmente... però senza un ruolo di...».

 

giuseppe cipolla universitopoli

Come se nulla fosse la lettera arriva a Di Pietro, viene aperta e mostrata ai commissari in coda alla riunione del primo aprile. Al termine della seduta mostra la lettera dicendo di averla aperta lì davanti a tutti. Giuseppe Cipolla, altro membro della commissione, dopo averla letta, la definisce «bruttissima». E, come previsto, mette in difficoltà Amatucci che nega ci siano incompatibilità con la candidata Ciarcia, segnalando che lui lavora a tempo pieno per l'università e che se anche la candidata collabora con lo studio del padre la cosa non lo riguarda.

 

Russo si distingue sempre per il modo di parlare. Annotano sempre gli inquirenti: il professore, senza mezzi termini, nel corso della telefonata del 4 aprile 2015, racconta a Di Pietro che la mancata abilitazione di Francesco Padovani, nel corso della prima tornata della commissione, è stato il «prezzo pagato» per «lasciare spazio come commissario» a Guglielmo Fransoni e per consentire, quindi, a quest'ultimo «di fare le porcherie per i candidati romani».

Guglielmo Fransoni universitopoli

 

Si ricorda che, una volta accertato che sussiste l'incompatibilità, Fransoni induce Padovani a ritirare la sua candidatura. Tra "i candidati romani", Russo annovera pure una delle ricercatrici del dipartimento di Diritto ed economia delle attività produttive de La Sapienza, a suo dire abilitata su richiesta di uno degli indagati, il professore ordinario di Diritto tributario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma Pietro Boria, nonostante la mancanza delle necessarie capacità.

 

Russo si domanda quali meriti possa vantare la candidata («ehhhh che c'ha? Meriti fisici ehhh non lo so...») e rievoca il momento in cui lui le ha «bocciato» «la tesi in dottorato» dicendole: «Mi sembra modesta questa, questa tesi, mi sembra modesta, cerca di arricchirla, lavoraci un anno ancora». Russo continua il suo racconto dicendo: «Dopodiché, come parole al vento, dopo due mesi gliel'hanno fatta pubblicare, poi si è messa a scopare con Boria ed è diventata meritevole». Seguendo la narrazione di Russo, «l'abilitazione della ricercatrice sarebbe stata portata avanti quindi da Fransoni su richiesta di Boria, in assenza dei necessari requisiti».

Pietro Boria universitopoli

 

BORIA SCOPA

Una parte dell'ordinanza di custodia cautelare è dedicata a Gianni Zamperini, 42enne esperto di computer. Chiamato dagli amici BBK, e gestore del dominio salviniescalar.it utilizzato dallo studio professionale romano “Salvini - Escalared”, era amico di Livia Salvini, professoressa della Luiss, spesso ospite a Ballarò come esperta di tasse e già nel collegio sindacale del Pd. La guardia di finanza lo sente il 13 settembre, lui nega di aver avvisato la professoressa di indagini a suo carico, ma la polizia giudiziaria ritrova, sul suo apparecchio telefonico, delle comunicazioni con l'avvocato Liliana Spartera, amica sua e di Livia Salvini, nelle quali egli afferma con chiarezza di aver avvisato quest'ultima. Zamperini viene indagato per il reato previsto e punito dall'art. 378 del codice penale, cioè favoreggiamento. Il giorno dopo si suicida.

 

gianni zamperini

SUICIDIO ZAMPERINI

Si legge nell'ordinanza. «L'evento è stato comunicato a Livia Salvini da un tal Fabio. Costui, quando ha rinvenuto il cadavere di Gianni Zamperini, ha potuto prendere visione del decreto di intercettazione a carico di Livia Salvini. Dalla conversazione del 17 settembre 2014 si intuisce che Livia Salvini effettivamente sia stata messa a conoscenza della richiesta di intercettazione. Commentando con il compagno Eugenio il suicidio di Gianni Zamperini, ha affermato prima: "...magari era anche turbato da... da questa cosa della guardia di finanza" e poi: "...non posso fare a meno di pensare che é colpa mia" e "quanto meno sono stata l'occasione scatenante"».

livia salvini universitopoli

 

«Queste parole», scrivono gli inquirenti, «non avrebbero alcun significato se Livia Salvini non avesse saputo dell'intercettazione e sembrano confermare lo stato di disagio psicologico che possa essere provato il suo informatore dopo essere stato scoperto».

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...