Elisabetta Rosaspina per corriere.it
Juan Carlos di Borbone e il tesoro nascosto: una nuova puntata della densa storia pubblica e personale dell’ex sovrano, e ora re emerito di Spagna, agita le acque della politica e del parlamento a Madrid e affila le armi degli indipendentisti repubblicani. L’ultimo capitolo parte dai cento milioni di dollari che avrebbe depositato sul conto di una banca privata svizzera, la Mirabaud, intestato alla Fondazione Lucum, di cui risultava l’unico beneficiario. Secondo le rivelazioni della stampa svizzera, La Tribune de Genève e Tages-Anzeiger, la somma proviene dal Ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita ed è stata giustificata come «un dono senza contropartita».
juan carlos e corinna zu sayn wittgenstein 2
La Fundación Lucum, creata a Panama nel 2008, risulta disciolta nel 2012, quando il generoso regalo di re Abdullah fu in buona parte trasferito, sempre a titolo di donazione, su un altro conto, domiciliato alle Bahamas e intestato a Corinna zu Sayn-Wittgenstein, 55 anni appena compiuti, una non qualunque nobildonna tedesca, divorziata dal principe Johann Casimir e chiacchierata per la sua «amicizia intima» con l’ottantaduenne Juan Carlos I. Di più, considerata addirittura la causa della sua abdicazione nel 2014, in favore del figlio, Felipe. E, ad aggiungere sorpresa alla sorpresa, un dettaglio non irrilevante: il destinatario finale del denaro è Alexander, il figlio 18enne della principessa.
Come prevedibile, il mix di bonifici bancari esotici e amicizie pericolose ha generato non pochi interrogativi tra gli spagnoli, dai banchi del congresso ai giornali di gossip, fino ai meno indulgenti uffici giudiziari. L’affaire sentimentale, ormai esaurito, era già stato arato nell’ultimo decennio, in particolare dall’aprile del 2012 quando l’allora sovrano in carica (e allora guida del Wwf spagnolo) si ruppe l’anca durante un safari in Botswana. Il che fece emergere una foto di Juan Carlos in posa davanti a un pachiderma fucilato e la presenza di Corinna nel seguito.
Fin qui, erano più che altro problemi di immagine e di armonia coniugale con la regina Sofia. L’intreccio bancario, di interesse più generale, data però dello stesso anno. Innanzitutto: perché l’8 agosto del 2008 le casse saudite hanno riversato nelle tasche di Juan Carlos tutti quei petrodollari? Un’ipotesi (già esplorata e archiviata a suo tempo dagli inquirenti) è che si sia trattato della favoleggiata commissione illegale a margine di un contratto vinto da un consorzio di imprese spagnole per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra la Medina e La Mecca. Ma il contratto è stato concluso nel 2011 e, nel 2008, non era stata aperta nemmeno la gara d’appalto. E poi, nel caso, non sarebbero state le imprese spagnole a essere favorite dal re per quell’accordo da 6,7 miliardi di euro?
L’immunità garantita al titolare del trono impedì comunque di procedere, dopo che, segretamente intercettata, Corinna aveva alluso a una tangente regale per l’alta velocità nel deserto. Così nel 2018 è stata Corinna a finire sotto inchiesta per riciclaggio. Quindi, quali altri legami tra le case reali saudita e borbonica potrebbero spiegare il ricco omaggio personale? Uno scambio di cortesie dopo la concessione, nel 2007, della più alta onorificenza spagnola, il titolo di cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro, al re saudita (scomparso nel 2015)? Il gesto dell’allora re di Spagna contribuì a lustrare l’immagine del regime di Riyad, ma appare cronologicamente più logico un nesso con la visita a Madrid di re Abdullah, nel 2008, sfociata in un accordo di cooperazione economica e culturale tra i due Paesi. Una settimana dopo arrivò il bonifico.
Infine, perché 65 milioni sono stati intestati all’ultimogenito, appena maggiorenne, di Corinna? È una dimostrazione «d’affetto per lei e per il ragazzo» ha spiegato l’avvocato della principessa, Robin Rathmell alla stampa elvetica. Il procuratore svizzero Yves Bertossa intende andare a fondo, mentre a Madrid la sinistra di Unidas Podemos e il Psoe, insieme al governo, litigano sull’apertura di una commissione investigativa sul tesoro nascosto del vecchio re. Minacciato anche da Corinna che da Londra lo accusa di pressioni in complicità con l’ex capo dell’intelligence, dopo la rottura, perché lei non riveli segreti di Stato.