Tommaso Fregatti per "la Stampa"
«Tracce ematiche sotto la sella dello scooter dell'indagata». La nuova svolta nel delitto di Nada Cella è arrivata nelle ultime ore. Dopo che la polizia scientifica ha sottoposto il motorino di Annalucia Cecere - sequestrato in un garage di Boves in provincia di Cuneo dove era stato custodito per venticinque anni - all'esame delle luci forensi.
Esame che, secondo quanto trapela in Procura, ha dato esito positivo aggravando la posizione dell'ex maestra elementare al momento unica indagata per l'uccisione nel 1996 della segretaria chiavarese. Il procuratore Francesco Pinto e il pm Gabriella Dotto hanno deciso di ripetere il test in contraddittorio proprio domani alla presenza dei legali delle parti. Se l'esito sarà ancora positivo, sempre in quella circostanza, si procederà al campionamento della traccia ematica sul sotto sella dello scooter. Con un obiettivo preciso: riuscire a rintracciare il Dna di quel sangue e confrontarlo con quello di Nada Cella.
Gli inquirenti hanno preferito la luce forense al luminol, che avrebbe rischiato di degradare questo fondamentale indizio non permettendo l'estrazione completa di un Dna. Alla possibilità che nel sotto sella dello scooter della Cecere ci fossero tracce di sangue gli agenti della Mobile sono arrivati grazie a una vecchia intercettazione telefonica. Una telefonata del 9 agosto 1996 tra una donna - tutt' oggi anonima e ricercata dalla polizia - e Marisa Bacchioni, madre di Marco Soracco il commercialista per cui lavorava la vittima.
Nella telefonata durata sette minuti la donna racconta di aver visto Annalucia Cecere la mattina del 6 maggio 1996 nei pressi dello studio di via Marsala dove Nada venne uccisa. «L'ho vista che era sporca. Ha infilato tutto nel motorino. Io l'ho salutata, non mi ha guardato», dice l'anonima. La squadra mobile ha estrapolato ventitré secondi di quella telefonata e li ha diffusi ai mezzi di comunicazione nella speranza che la persona che telefonò alla Bacchioni quel giorno si faccia viva o venga identificata. Al momento tutti i riscontri hanno dato esito negativo.
Quella acquisita dai magistrati genovesi (e ignorata dagli investigatori dell'epoca, che in pochi giorni avevano archiviato la posizione di Annalucia Cecere) è la seconda testimonianza in cui si fa riferimento all'ex maestra vista uscire insanguinata dallo stabile di via Marsala. Subito dopo il delitto una mendicante si era rivolta alla polizia dicendo di aver notato Cecere con la mano ferita scappare dalla scena del crimine.
Anche quel resoconto, però, venne di fatto ignorato e oggi è inutilizzabile perché nel frattempo la donna è morta. Dopo la riapertura del caso, oltre all'ex maestra elementare Annalucia Cecere, accusata di omicidio volontario, sono indagati anche Marco Soracco e sua madre Marisa Bacchioni. Devono rispondere di false attestazioni a pm.
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