1 - "DECRETO FLUSSI PER TROVARE CAMIONISTI"
Antonella Aldrighetti per "il Giornale"
Cercasi manovalanza. Si ricomincia con la tiritera che servono gli immigrati perché gli italiani, giovani o adulti che siano, certuni lavori non li vogliono più fare, altrettanti sono andati in pensione e altri ancora aspettano il 27 del mese il reddito di cittadinanza.
Il primo allarme arriva dall'Anita, associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica, che invoca la necessità di mettere in piedi un decreto flussi migratori ad hoc che consenta agli stranieri di venire in Italia per coprire i posti vacanti del trasporto merci.
E sono parecchi come riporta anche l'Iru (associazione internazionale trasporti stradali) ossia pari a una domanda inevasa del 15% che investe anche percentuali maggiori se si quantificano le carenze nel resto dei paesi dell'Ue.
Nell'immediato la necessità in Italia tocca i 5 mila autisti di Tir, che passerebbe a 17mila da qui al 2023 rappresentando una vera e propria emergenza per l'approvvigionamento di prodotti di ogni genere, compresi naturalmente gli alimentari e altre mercanzie di prima necessità.
Da un lato la professione non ha più quegli incentivi di cui poteva godere fino agli anni '80, dall'altro anche i tempi di sosta, carico e scarico, considerati tempi morti lesinano il guadagno di parecchio.
Una soluzione sarebbe stata trovata da Regione Lombardia che a oggi ha messo a disposizione ben 8mila euro alle imprese di autotrasporto per assumere nuovi conducenti e 3mila euro per ogni lavoratore autotrasportatore che vorrà acquisire la patente e la carta di qualificazione del conducente (Cqc), ovvero il titolo necessario all'esercizio della professione.
Certo è che non tutti gli enti territoriali vantano risorse sufficienti per riconoscere un bonus di assunzione alla stregua della Lombardia e così si è cercata e trovata una modalità più democratica che possa facilitare il settore: aprire le porte ai più laboriosi per essere formati e lavorare come autotrasportatori.
Una proposta che potrebbe ottenere certo un risultato migliore della sanatoria per gli immigrati voluta nel 2020 dall'allora ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova. Un flop annunciato: 40mila domande scarse a fronte delle 500mila attese. Questa volta però a mettersi di traverso c'è dell'altro: il Viminale dopo aver raddoppiato i fondi per i rimpatri volontari assistiti e destinati al Cir di Roberto Zaccaria: da 1 a due milioni di euro (queste le cifre precise da 1.124.970,72 a 2.024.970,72) e incrementato di altri 900 mila euro lo stesso fondo a oggi aggiunge un altro addendum pari a 450 mila euro per rimpatriare altre 100 persone. Per ognuna di loro l'impegno medio di spesa è 4.500 euro.
Non si esclude però che possano essere necessarie, di qui a breve, nuove risorse: «in considerazione della proroga temporale concessa sino al 30 settembre 2022 e della crescente domanda di RVA riscontrata» esattamente come si evince dalla disamina degli incartamenti del dipartimento Libertà civili e immigrazione. Delle due l'una però: o si riaprono i flussi e si formano gli stranieri volenterosi e promettenti per una professione di cui l'Italia ha stretta necessità oppure si rimpinguano le casse del Comitato per i rifugiati, sperando che acconsentano a rientrare nel Paese d'origine senza né arte né parte.
2 - «CERCO 60 AUTISTI A 3.000 EURO AL MESE NON LI TROVO»
Rita Querzè per il "Corriere della Sera"
Sa che rischia di vedersi sommerso dalle candidature?
«Magari! Lo spero. Guardi che io di questi 60 autisti ho veramente bisogno. Contratto della logistica, tutto in regola: lo scriva. Nove ore al giorno per 5 giorni, tremila euro netti al mese».
Gerardo Napoli, 49 anni, parla al telefono dalla provincia di Salerno, dove ha sede l'azienda della logistica di cui è amministratore unico, la Napolitrans. L'allarme sollevato ieri dal Sole24ore sulla mancanza di autisti e camionisti non lo stupisce, anzi. «La mia azienda consegna alimentari alla grande distribuzione. Siamo arrivati a 80 milioni di fatturato ma potremmo fare di più: il nostro giro d'affari è limitato dalla mancanza di personale».
Come è possibile?
«Per fare il camionista ci vuole la patente E. Per prenderla servono seimila euro circa e sei mesi di studio. Non tutti hanno la costanza e i soldi».
Anita, l'associazione della logistica aderente a Confindustria, propone di favorire gli ingressi di extracomunitari con la patente.
«È sicuramente una strada. Ci sono tanti ucraini e kazaki pronti a fare questo mestiere. Dopo un anno di lavoro devono ottenere la Cqc, la carta di qualificazione del conducente».
Non sarà che gli extracomunitari vengono pagati meno? Magari attraverso escamotage come il distacco di manodopera?
«Qui li impieghiamo con il contratto italiano della logistica. Sul piano dei costi per noi non cambia niente».
Se a chi perde il lavoro, diciamo alla Whirlpool di Napoli per esempio, fosse data la possibilità di fare la patente E a un costo agevolato?
«Non possiamo farci carico noi del costo della patente. Si fa presto a fare i conti: 6 mila euro per 60 lavoratori equivarrebbero a 360 mila euro, un investimento troppo oneroso. Per di più con il rischio che presto il lavoratore si licenzi per passare a un concorrente.
Ma se ci fosse un investimento pubblico per aiutare disoccupati in uscita da un'azienda in crisi a conseguire la patente, noi valuteremmo con attenzione le candidature. L'importante è che si tratti di persone con la giusta attitudine». Qualcuno le chiama politiche attive del lavoro.
camion CAMIONISTA VS I NO TAV camion