Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
Sono trascorsi 26 anni ma la clamorosa intervista di Diana alla Bbc continua ad assestare scosse e tremori. Stasera sarebbe dovuta andare in onda, sulla stessa emittente britannica, un' inchiesta su come il giornalista Martin Bashir riuscì a estorcere quella confessione: ma il programma è stato rinviato a data destinarsi perché sono emersi «significativi problemi legati alla possibilità di danneggiare qualcuno».
In altre parole, l' argomento è troppo scottante per essere affrontato senza le dovute cautele.
Nella decisione della Bbc avrà pesato il fatto che nei prossimi giorni è atteso il verdetto della commissione pubblica d' inchiesta, guidata da uno dei più autorevoli giudici britannici, sulle circostanze che condussero alla celebre intervista: all' indagine, che si è conclusa da poco, hanno pienamente cooperato sia Bashir che la Bbc .
Ma a ciò si aggiunge il fatto che proprio la scorsa settimana il giornalista si è dimesso dall' emittente pubblica per gravi problemi di salute: il conduttore 58enne, che era diventato caporedattore per gli affari religiosi, nei mesi scorsi ha contratto il Covid, ha avuto impiantato un quadruplo bypass e poi ha subito un secondo intervento al cuore.
Certo è che quel programma continua a perseguitare la memoria della famiglia reale.
Gli occhi luccicanti sottolineati dall' eyeliner, il capo leggermente reclinato, la voce sommessa: ma le parole di Diana pesarono come pietre.
«Eravamo in tre in quel matrimonio, dunque era un po' affollato»: l' atto d' accusa finale della principessa contro il marito Carlo (e la monarchia tutta), squadernato di fronte ai sudditi in quella che diventò subito una delle interviste più discusse di tutti i tempi.
Ma dietro quei 60 minuti a cuore aperto si celavano segreti inconfessabili, che adesso sono tornati a galla. E che mesi fa avevano provocato lo straordinario intervento del principe William a difesa della memoria di sua madre: il duca di Cambridge si era schierato a favore dell' inchiesta sulla Bbc , accusata di aver circuito la principessa con una rete di menzogne pur di ottenere l' intervista che condusse al divorzio da Carlo.
Fu una disarmante confessione quella concessa da Diana nel 1995 a Martin Bashir: la principessa puntò il dito contro l' infedeltà del marito per la sua lunga la relazione con Camilla Parker-Bowles e rivelò al mondo tutta la sua infelicità, incluse la depressione, l' autolesionismo e la bulimia.
Di conseguenza, la regina Elisabetta, che in privato aveva definito l' intervista «una cosa spaventosa», ordinò che Carlo e Diana, che erano già separati da tre anni, andassero immediatamente al divorzio, che venne ufficializzato l' anno successivo.
Ma ciò che è emerso poi è che Bashir convinse Diana a dare l' intervista con una serie di menzogne destinate ad alimentare la paranoia della principessa: le disse che il suo staff la spiava a favore dei giornali e dei servizi segreti, che c' era un complotto ordito dalle sue guardie del corpo e che Carlo aveva una relazione con la loro baby-sitter. Addirittura, il giornalista arrivò a falsificare documenti bancari, con l' aiuto dei grafici della Bbc , per indurre il fratello di Diana, il conte Spencer, a intercedere presso la sorella.
L' effetto fu dirompente. Diana infranse il codice non scritto della famiglia reale ( Never complain, never explain , mai lamentarsi, mai spiegare), decise di raccontare la sua versione della storia e arrivò a mettere in dubbio che suo marito fosse adatto a fare il re. E l' onda d' urto di quelle parole venne solo amplificata dalla tragica morte della principessa nel 1997.
Ora quella pagina si riapre.
E con la monarchia destabilizzata dalla fuga di Harry e Meghan e vicina a una svolta dopo la scomparsa del principe Filippo, l' ombra di Diana rischia di nuovo di dare fuoco alle polveri.
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