Stefania Maurizi per “la Repubblica”
JULIAN ASSANGE SPIATO ALL INTERNO DELL AMBASCIATA DELL ECUADOR
Sembra un film di James Bond, ma è tutto vero. Julian Assange, tutti i giornalisti di WikiLeaks e ogni singolo avvocato, reporter, politico, artista, medico che abbia fatto visita al fondatore di WikiLeaks nell' ambasciata dell' Ecuador negli ultimi sette anni è stato oggetto di uno spionaggio sistematico e totale. Le conversazioni sono state registrate, filmate e tutte le informazioni sono state trasmesse all' intelligence americana.
Le operazioni di spionaggio si sono spinte a livelli folli: addirittura le spie hanno pianificato di rubare il pannolino di un neonato che veniva portato in visita all' interno dell' ambasciata per poter prelevare le feci del bambino e stabilire con l' esame del Dna se fosse un figlio segreto di Julian Assange.
JULIAN ASSANGE NELLA SUA STANZA NELL AMBASCIATA DELL ECUADOR
Chi scrive si è ritrovata non solo filmata e dossierata, ma con i cellulari smontati, presumibilmente alla ricerca del codice Imei che consente di identificare un telefono al fine di intercettarlo. Le spie hanno anche prelevato le nostre chiavette Usb, anche se al momento non è chiaro se siano riuscite a forzare la cifratura con cui avevamo protetto le informazioni salvate nelle memorie Usb all' interno del nostro zaino.
Tutti immaginavano che l'ambasciata dell' Ecuador a Londra, in cui si era rifugiato Julian Assange, fosse uno dei luoghi più sorvegliati del pianeta, ora però i sospetti si sono trasformati in certezze, dopo che l' Alta Corte spagnola ha aperto un' indagine contro l' azienda Uc Global con sede a Jerez della Frontera, Cádiz, nel Sud della Spagna, e ha perquisito e arrestato il suo boss, David Morales.
Quando il 19 giugno del 2012 il fondatore di WikiLeaks si rifugiò nel minuscolo appartamento che è l' avamposto diplomatico di Quito nel Regno Unito, l' ambasciata mancava delle più basilari misure di protezione, tanto da non essere dotata neppure di telecamere. È per questo che l' allora governo dell' Ecuador di Rafael Correa, che aveva dato asilo ad Assange, arruolò la Uc Global, piccola azienda di security fondata dall' ex militare David Morales, che forniva servizi di scorta e protezione alla famiglia di Correa.
Morales, però, pensava in grande e si rese conto presto dell' opportunità di sfruttare la presenza di Assange nell' ambasciata per entrare nei giri che contano nel mondo della security. Ed è così che, secondo quanto raccontano alcuni dei suoi ex dipendenti diventati testimoni nell' inchiesta contro di lui, Morales si mise al servizio degli americani per spiare il fondatore di Wiki-Leaks e tutti i suoi visitatori.
Le operazioni subirono una vera e propria escalation dopo l' arrivo al potere di Donald Trump, quando Uc Global installò nell' ambasciata nuove telecamere capaci di registrare non solo le immagini, ma anche le conversazioni in modo da poter carpire ogni dialogo all' interno dell' edificio.
Niente e nessuno si è salvato. Anche gli incontri più inviolabili sono stati violati: le riprese video e audio a cui ha avuto accesso Repubblica mostrano un Julian Assange seminudo durante una visita medica, l' ambasciatore dell' Ecuador Carlos Abad Ortiz e il suo staff durante uno dei loro meeting diplomatici, due degli avvocati di Assange, Gareth Peirce e Aitor Martinez, che si rinchiudono nel bagno delle donne sperando di avere una conversazione riservata con il loro cliente. L' idea era stata proprio di Assange, convinto di essere spiato anche quando incontrava i suoi legali, ma quest' ultimi l' avevano considerata una paranoia, anche perché Uc Global li aveva rassicurati che i colloqui non erano registrati.
JULIAN ASSANGE PORTATO VIA DI PESO DALL AMBASCIATA DELL ECUADOR
A finire nel mirino in particolare tutto lo staff di WikiLeaks, ma anche l'avvocata esperta di diritti digitali, Renata Avila, il filosofo croato Srecko Horvat e Baltasar Garzon, che coordina la strategia legale del fondatore di WikiLeaks.
«Nel corso di questi anni, abbiamo tenuto i nostri incontri con Mr. Assange all' interno dell' ambasciata ed erano protetti dalla relazione cliente-avvocato alla base della tutela del diritto alla difesa. Ma ora vediamo che quegli incontri erano spiati», dichiara a Repubblica uno dei legali spagnoli di Julian Assange, Aitor Martinez. «Visto quanto accaduto, è chiaro che l' estradizione negli Usa di Assange deve essere negata. Speriamo che la Giustizia inglese capisca presto la gravità di questi fatti e neghi l' estradizione».