Carlo Cottarelli per “la Stampa”
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Di cosa si sta discutendo quando si parla della riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e perché tale riforma, che sta ora coinvolgendo i vertici politici del paese, è così problematica per l' Italia? Il Mes è il fondo europeo salva-Stati, ossia il fondo che può prestare soldi ai paesi in crisi. In passato ha fatto prestiti a Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro e Portogallo, paesi che qualche anno fa hanno avuto difficoltà a finanziarsi sui mercati, cioè a prendere a prestito soldi dal settore privato.
Il Mes, in pratica, ha la stessa finalità del Fondo monetario internazionale, ma a livello europeo. La riforma del Mes comporta il chiarimento di alcune modalità con cui opererebbe in futuro. Non si tratta di cambiamenti enormi, ma, come vedremo, quello che preoccupa sarebbe il segnale che alcuni di questi cambiamenti darebbero rispetto a una questione fondamentale e cioè se il Mes possa prestare a paesi in crisi senza chiedere loro una ristrutturazione del debito pubblico esistente.
Facciamo un esempio. Un paese dell' area euro, che chiameremo Belpaese, va in crisi, nessuno vuole più finanziarlo e il Belpaese si rivolge al Mes. Il Mes può prestare al Belpaese soldi europei (cioè risorse fornite o comunque garantite dagli altri paesi europei), ma vuole essere ragionevolmente certo che i soldi saranno restituiti. Chiede quindi che il Belpaese ponga in atto certe azioni: tagliare la spesa pubblica, aumentare le tasse, insomma mettere a posto i propri conti.
Questo è il principio della condizionalità: i prestiti del MES sono erogati a patto che il Belpaese sia disposto a fare certe cose. La questione di cui si sta discutendo è se tra queste cose ci sia la ristrutturazione del debito pubblico.
Ristrutturare il debito significa ripagare solo in parte i creditori, insomma, quello che ha fatto la Grecia nel 2012. Perché il Mes dovrebbe chiedere la ristrutturazione del debito come condizione per prestare soldi? Per diversi motivi. Primo, il debito del Belpaese si ridurrebbe immediatamente, rendendo quindi più facile ripagare il Mes. Secondo, riducendo il debito iniziale si potrebbero avere delle politiche meno austere, cioè meno aumenti di tasse e tagli di spesa: il conto lo pagherebbero i creditori, secondo un principio di equa distribuzione del costo dell' aggiustamento tra debitore e creditore.
jens weidmann klaas knot andrea ceccherini ignazio visco
Terzo, se si fa pagare il conto ai creditori, questi ultimi staranno più attenti la prossima volta a prestare a paesi che sono poco affidabili, riducendo il rischio di future crisi. Insomma, dicono i sostenitori della riforma, troppo comodo prestare a casaccio se poi, nel caso le cose vadano male, i soldi ti vengono comunque restituiti prendendoli in prestito dal Mes.
Messa così la cosa sembra tanto ragionevole da giustificare la richiesta avanzata nella primavera scorsa di rendere addirittura obbligatoria la ristrutturazione automatica del debito come condizione per accedere al Mes. Ora non si parla più di questo, grazie anche all' opposizione dell' Italia. Si parla di misure molto più modeste. Già ora il Mes può prestare solo se, in base a un giudizio discrezionale, il debito è ritenuto essere sostenibile e, quindi, non richiedere una ristrutturazione.
La riforma riguarderebbe per esempio, la divisione di responsabilità tra il Mes e la Commissione Ue nel giudizio sulla sostenibilità del debito e alcuni cambiamenti tecnici nelle caratteristiche dei titoli di stato emessi che ne renderebbero più facile la ristrutturazione. Niente di stravolgente, ma sono segnali che, si teme, potrebbero comunque indicare una maggiore propensione alla ristrutturazione del debito rispetto alla situazione attuale. Altrimenti, perché fare quei cambiamenti se non per segnalare un cambiamento di regime?
Ma perché l' Italia dovrebbe opporsi a tali segnali di cambiamento? Il motivo principale è che riforme che suggeriscano ai mercati finanziari che la probabilità di una ristrutturazione del debito è aumentata possono causare una crisi o almeno accelerarla. Pensiamo a una situazione in cui il nostro spread inizi a crescere.
Se gli investitori sanno che il fondo salva stati, quello che può intervenire in caso di problemi, richiederà probabilmente la ristrutturazione del nostro debito come condizione per un prestito, come pensate che si comportino? Smetterebbero di comprare titoli di stato al primo segnale di tensione: un momento di difficoltà che potrebbe essere superato, potrebbe trasformarsi in una crisi profonda, che porterebbe effettivamente alla necessità di ricorrere il Mes e alla ristrutturazione del debito.
Insomma la rete di protezione serve anche a rendere l' equilibrista meno nervoso e quindi a ridurre la probabilità di caduta. Si noti anche che uno dei vantaggi principali di una ristrutturazione del debito-quello di far pagare ai creditori il rafforzamento dei conti pubblici piuttosto che ai cittadini del paese in questione-sarebbe molto inferiore nel caso dell' Italia dove il 70 per cento del debito è detenuto dagli italiani stessi: la ristrutturazione del debito sarebbe per oltre due terzi una tassa che gli italiani dovrebbero pagare.
Quindi non un' alternativa all' austerità, ma una forma di austerità (la patrimoniale di cui oggi tanti parlano). Quindi l' Italia fa bene a opporsi a questi aspetti della riforma del Mes. Il Mes è però un' istituzione essenziale perché è necessario avere un meccanismo europeo di sostegno ai paesi in crisi. In realtà l' ondata di critiche al Mes è venuta proprio da chi critica non tanto la riforma in questione ma l' esistenza stessa di una istituzione, il Mes, che interverrebbe sì in sostegno dei paesi, ma in cambio di condizioni. Si vorrebbe un intervento senza condizioni, un regalo dall' Europa a chi non ha tenuto i conti in ordine. Questo, francamente, mi sembra irrealistico.
giuseppe conte roberto gualtieri 8
Un' ultima annotazione: non dimentichiamoci il problema fondamentale. La questione del Mes suscita tanta eccitazione nell' opinione pubblica italiana perché il nostro debito pubblico è troppo alto e va ridotto. Chi ha i denti sani non si preoccupa delle modalità con cui interviene il dentista. Noi i denti sani non li abbiamo.