ALMENO CI SIAMO RISPARMIATI DIJSSELBLOEM – È LA BULGARA KRISTALINA GEORGIEVA, ATTUALE DIRETTORE DELLA BANCA MONDIALE, LA CANDIDATA DELL’UNIONE EUROPEA PER IL DOPO-LAGARDE AL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE – E MENO MALE, VISTO CHE L'ALTERNATIVA ERA IL FINLANDESE OLLI REHN O L’EX PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO CHE SI DIVERTIVA A RANDELLARE I PAESI DEL SUD EUROPA – LO SANNO I SOVRANISTI ITALIANI, CHE L'HANNO SOSTENUTA, CHE NEL 2014 GEORGE SOROS L'HA PREMIATA CON L'OPEN SOCIETY PRIZE?

-

Condividi questo articolo


 

Gianluca Di Donfrancesco per “il Sole 24 Ore”

 

Kristalina Georgieva con George Soros Kristalina Georgieva con George Soros

Divisi fino alla fine: i Paesi europei faticano a trovare un candidato comune da lanciare nella corsa per la guida dell' Fmi, ma alla fine di una giornata di negoziati estenuanti, quando già si profilava l' ennesimo fallimento, riescono a trovare l' accordo sul nome della bulgara Kristalina Georgieva, attuale direttore generale della Banca mondiale.

 

Kristalina Georgieva Christine Lagarde 1 Kristalina Georgieva Christine Lagarde 1

A vuoto i tentativi di compromesso guidati dal ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ai Ventotto ieri non è rimasta altra scelta che votare (a distanza, per mail) il nome da proporre per sostituire Christine Lagarde, designata alla presidenza della Bce. La rosa dei candidati si era ridotta in mattinata a tre nomi, dai cinque iniziali: oltre alla Georgieva, rimanevano, il finlandese Olli Rehn (governatore della Banca centrale finlandese ed ex commissario Ue) e l' olandese Jeroen Dijsselbloem (ex ministro delle Finanze olandese ed ex presidente dell' Eurogruppo). Il Governo spagnolo ha ritirato la candidatura del ministro dell' Economia, Nadia Calvino, dopo il passo indietro fatto già giovedì dall' attuale presidente dell' Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno. Dopo poche ore, è stato Rehn a fare un passo indietro.

 

dijsselbloem juncker dijsselbloem juncker

Il voto ha seguito come traccia il meccanismo della maggioranza qualificata: 55% dei voti, 16 Paesi, pari ad almeno il 65% della popolazione dell' Unione. Fumata nera dopo una prima votazione, nessuno dei due candidati rimasti, Georgieva e Dijsselbloem, li ha centrati nemmeno alla seconda, quando però la bulgara si è aggiudicata il 56% dei voti dei Paesi e il 57% della popolazione, contro il 44 e 43% di Djisselbloem. Per la Francia, uno scarto sufficiente a dichiarare un vincitore, per Germania e Olanda no. I negoziati per trovare una soluzione sono andati avanti fino a tarda sera. Parigi che ha la regia della trattativa e ha espresso 5 degli 11 direttori generali dell' Fmi, sostiene Georgieva.

Olli Rehn Olli Rehn

L' ex ministro olandese, che introno alle 21.30 ha gettato la spugna e si è congratulato con la rivale, è l' uomo della crisi dell' euro e dei piani di salvataggio. Come Rehn, aveva l' appoggio della Germania e dei Paesi nordici, quelli della disciplina di bilancio.

 

Kristalina Georgieva Kristalina Georgieva

Dalla sua parte anche il Governo socialista spagnolo, dato che Dijsselbloem appartiene alla stessa famiglia politica. Contrario il resto della sponda Sud (Italia compresa), che invece vede l' olandese come l' uomo dell' austerity e sostiene Georgieva, assieme al blocco orientale (e Francia). La bulgara tra pochi giorni compie 66 anni e non rispetta il limite di età previsto dallo statuto dell' Fmi: il direttore del Fondo non può avere più di 65 anni quando viene nominato e non può restare in carica oltre i 70 anni.

Kristalina Georgieva Christine Lagarde Kristalina Georgieva Christine Lagarde

 

Lo stesso limite che pesava sul nome più eccellente, quello di Mario Draghi: per settimane si è immaginato un suggestivo scambio di poltrone tra Washington e Francoforte, ma l' italiano si è sfilato dalla corsa la settimana scorsa. L' ostacolo anagrafico che resta sulla Georgieva sarebbe comunque superabile con un accordo tra i Paesi membri dell' Fmi. La Francia lo ha già proposto, ma l' esito non è scontato. Capitolo a parte il Regno Unito, che ha cercato di rinviare la scelta.

MARIO DRAGHI DONALD TRUMP MARIO DRAGHI DONALD TRUMP

 

Sin dalla sua istituzione, nel 1944, alla guida del Fondo c' è sempre stato un europeo, in base al principio non scritto che assegna invece agli Usa la scelta del capo della Banca mondiale, dove ad aprile la Casa Bianca ha piazzato l' americano David Malpass.

 

Resta però tutto da vedere se Donald Trump vorrà rispettare la tradizione e non metterà i bastoni tra le ruote all' Europa. La spartizione delle poltrone tra europei e americani non piace ai Paesi emergenti, che si sentono non adeguatamente rappresentati, nonostante il crescente peso economico e demografico. Se, a sua volta, sarà in grado di superare le proprie divisioni, proverà a presentare un candidato forte. Il nome potrebbe essere quello del direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, il messicano Agustin Carstens.

 

Sulla carta, la selezione del direttore generale dell' Fmi spetta al Consiglio esecutivo, composto da 24 membri eletti da Paesi o gruppi di Paesi, il quale indica le candidature.

augustin carstens augustin carstens

Anche i governatori delle Banche centrali e i ministri delle Finanze possono proporre candidati. Il processo è ufficialmente aperto dal 29 luglio e il termine ultimo per proporre candidati è il 6 settembre. La lista dei nomi, sempre sulla carta, sarà tenuta riservata. Toccherà sempre al Consiglio esecutivo arrivare a una rosa ristretta di tre candidati e procedere alle loro audizioni. Al termine, i 24 membri potranno votare il nuovo direttore generale a maggioranza, «anche se l' obiettivo è arrivare a una decisione consensuale», come sottolinea l' Fmi. Il 4 ottobre sarà annunciato il successore della Lagarde.

OLLI REHN OLLI REHN

dijsselbloem, pierre moscovici e alexander stubb 18df0 dijsselbloem, pierre moscovici e alexander stubb 18df0 Jeroen Dijsselbloem Jeroen Dijsselbloem dijsselbloem, presidente dell'eurogruppo 7f0aea0 dijsselbloem, presidente dell'eurogruppo 7f0aea0

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - IL GIUBILEO SI AVVICINA E IN VATICANO MONTA UNA INCAZZATURA PROFONDA PER LA NOMINA DI ALESSANDRO GIULI AL MINISTERO DELLA CULTURA – L’80% DEL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO È RIFERIBILE ALL’ARTE SACRA VOLUTA DALLA CHIESA, E IL GOVERNO DELLA "CRISTIANA" GIORGIA CHE FA? SCEGLIE UN NEO-PAGANO CHE BLATERA DELLA "CENTRALITA' DEL PENSIERO SOLARE", CHE "SIAMO FIGLI DEL FUOCO E DELL'ACQUA" (MAI DI DIO) - SENZA CONTARE CHE ALLA GUIDA DELLA BIENNALE C'E' L'APOSTATA BUTTAFUOCO (DA CRISTIANO E' DIVENTATO MUSULMANO SCIITA) - VIDEO: QUANDO GIULI SU RAI2 SUONAVA IL PIFFERO INVOCANDO LA “GRANDE NUTRICE” 

CHI CRITICA I MASSACRI DI NETANYAHU, DIVENTA IPSO FACTO ANTISEMITA? – IN VATICANO SONO IRRITATI PER LE REAZIONI SCOMPOSTE DELLA COMUNITÀ EBRAICA, DA EDITH BRUCK A RUTH DUREGHELLO, ALLE PAROLE DI BERGOGLIO SULLA GUERRA IN MEDIORIENTE - IL PONTEFICE HA "OSATO" DIRE: “BISOGNA INDAGARE PER DETERMINARE SE CIÒ CHE STA ACCADENDO A GAZA È UN GENOCIDIO” - COME SI FA A SCAMBIARE PER ANTISEMITISMO UNA LEGITTIMA OSSERVAZIONE CRITICA DI FRONTE AL MASSACRO IN CORSO? – PAPA FRANCESCO NON È CHEF RUBIO: HA SEMPRE RICONOSCIUTO IL DIRITTO ALL’AUTODIFESA DI ISRAELE. MA COME PUÒ LA PIÙ ALTA AUTORITÀ MORALE DEL MONDO TACERE DI FRONTE A 45MILA MORTI PER 1200 VITTIME DELLA STRAGE DI HAMAS ?