Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “il Venerdì di Repubblica”
C'è vita dopo Angela Merkel? Da quando ha lasciato il timone della Germania, il mondo sembra precipitato nel caos. Dopo che la cancelliera più longeva della storia è andata in pensione, la Russia ha invaso l'Ucraina, il tintinnar di sciabole tra Cina e Stati Uniti è diventato assordante e ora Hamas ha scatenato un conflitto in Israele talmente grave da evocare scenari da Terza guerra mondiale.
[…] Merkel è nota per la sua proverbiale sobrietà ed è sempre sembrata immune alla hybris. Eppure, qualcuno come l'ex ministro degli Esteri socialdemocratico Sigmar Gabriel, continua a sospirare rumorosamente e a sostenere che con lei la guerra in Ucraina non ci sarebbe stata, che le sue politiche di contenimento di Putin avrebbero ibernato per sempre le velleità imperialistiche dello zar di Mosca. Una tesi in realtà assurda. Ma prima di entrare in argomento, cominciamo con temi più seri: Merkel continua a pettinarsi.
Non è affatto un dettaglio, è una notizia che riguarda un capitolo dolente. Associata all'esordio a Riccardo Cuor di Leone per anni di capigliature immonde, l'ex cancelliera si è imbattuta un bel giorno in uno stilista che le ha regalato il tipico caschetto che porta da una ventina d'anni. Con un'alzata di spalle, quel parrucchiere ha poi ammesso che «meglio di così non potevo fare».
Bene, se non fosse che uno dei rari scandali emersi da quando Merkel è andata in pensione (anzi, uno dei rari scandali emersi da sempre), riguarda proprio i suoi capelli. L' ex cancelliera continua a spendere 60 mila euro all'anno di soldi pubblici per le sue messimpieghe. A guardare bene, però, si scopre un fatto ancora più curioso. Anche il cancelliere attuale, Olaf Scholz spende decine di migliaia di euro per il barbiere. E non è Sansone.
angela merkel a firenze con annette schavan e horst bredekamp
[…] Dopo sedici anni di cancellierato, all'inizio dell'anno scorso Merkel si è concessa cinque settimane sul suo amato Mar Baltico. Da sola. […] Quando incrociava qualcuno, non temeva mai paparazzate o richieste di selfie. Si alzava il cappuccio sulla testa e via. «La gente sul Mar Baltico mi conosce. Ed è molto riservata», ha confessato più tardi. Del resto, in quel suo collegio, Merkel non ha mai perso un'elezione dal 1990 al 2015 (avete letto bene: mai in 25 anni). «E la mia assicurazione sulla vita», l'ha definito. Non esagera: uno dei suoi pochi tratti maniacali riguarda la sua vita privata.
[…] Merkel è passata da anni in cui le sue giornate cominciavano con un briefing alle sette di mattina e finivano spesso a mezzanotte, all'agenda vuota. Dal fatto di essere circondata da collaboratori e sherpa per dodici, quindici ore al giorno, a cinque settimane di solitudine assoluta e voluta sul Mar Baltico. «A volte è ancora un po' strano non avere impegni», ha detto. «Ma ora sono libera».
Libera anche […] di scrivere un'autobiografia con l'aiuto del suo storico braccio destro, Beate Baumann. L'unica persona al mondo che si è potuta permettere di riprenderla in pubblico quando era sull'orlo del pianto ere geologiche fa. E che da allora è considerata la sua Rasputin, per i troppo malevoli, o la sua Chateaubriand, per i troppo benevoli. In ogni caso, la sua ombra da trent'anni.
Di certo Merkel ha vissuto molte più ore con Baumann che con suo marito Joachim Bauer. Eppure le due continuano a darsi del lei. Per 'autobiografia, che uscirà nell'autunno del 2024 e si annuncia come l'evento letterario dell'anno, hanno fondato una società, "teaMBook": dove M sta per Merkel, B per Baumann. Per molti sarà interessante scoprire come l'ex cancelliera cresciuta dietro la Cortina di ferro parlerà dei primi trent'anni della sua vita.
Nella sua prima intervista televisiva da quando si è ritirata dalla vita politica, un paio di settimane fa, Merkel ha […] chiarito che per lei sulla "resistibile ascesa" dell'ultradestra Afd non può esserci alcuna indulgenza: «Non voglio mostrare alcuna comprensione per chi la vota». Altro che le ambiguità attuali del suo partito, la Cdu.
[…] Merkel si sente libera […]. Ma non è ancora abbastanza da potersi avventurare senza paparazzate e titoloni della Bild fuori dalla sua fidata Meclemburgo-Pomerania. Si sa, l'ex cancelliera ama l'Italia, e in particolare le passeggiate con Reinhold Messner sulle montagne del Tirolo e i bagni in primavera e in estate a Ischia. Nell'aprile dello scorso anno, ha avuto la malaugurata idea di intraprendere un viaggio col marito e con la sua antica confidente e amica Annette Schavan in Toscana.
Aveva già accennato in un'altra intervista non televisiva, di voler studiare meglio il Rinascimento: la Bild l'ha subito immortalata davanti al Duomo di Firenze dopo un tour all'Accademia e in altri musei. Infliggendole un titolo-bomba: "Invitata a Bucha, va a Firenze" Nel frattempo, infatti, è scoppiata la guerra in Ucraina.
E per Merkel, architetta degli accordi di Minsk, della fragile pace negoziata nel 2014 tra Mosca e Kiev, comincia un periodo difficile. Anche per chi l'ha sempre difesa cominciano mesi di puro tormento. Prima del suo viaggio in Toscana, l'ex cancelliera era stata invitata in Ucraina dal presidente Volodomyr Zelensky. Il massacro di Bucha è il più feroce eccidio che viene fuori in quei primi mesi di conflitto. E Merkel, invece di accettare l'invito di Zelensky, opta per Firenze.
putin con il suo labrador in un incontro ufficiale con angela merkel
È in questa occasione che comincia ad emergere il suo ostinato je ne regrette rien, la sua assoluta indisponibilità ad ammettere gli sbagli del passato. I politologi, gli analisti, i suoi avversari gliene rimproverano sostanzialmente due: aver abbeverato la potente industria tedesca al gas russo a prezzi stracciati, una vulnerabilità che esplode in pieno durante la crisi dell'Occidente con Mosca e la chiusura dei rubinetti siberiani.
E aver assecondato Putin dopo l'invasione della Crimea nel 2014. In un'intervista allo Spiegel, Merkel tira fuori persino una tesi inquietante. Sostiene che Monaco, il modestissimo film su Chamberlain con Jeremy Irons, sia una interessante rivalutazione del premier inglese che regalò la Cecoslovacchia ad Adolf Hitler nel tentativo ingenuo di fermarlo. Secondo Merkel, l'accordo con Hitler consenti al Regno Unito di guadagnare tempo per riarmarsi. Una tesi incredibile: erano già chiare la natura totalitaria della Germania di Hitler e la sua vocazione bellicista. Un anno dopo il Führer invase la Polonia e scatenò la Seconda guerra mondiale. E nella memoria collettiva Chamberlain è rimasto soltanto il simbolo di una brutta parola: appeasement. E triste pensare che Merkel tenti di assomigliargli.
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