CENTRO O CENTRINO? MEJO IL CENTROTAVOLA! - DOPO LE TITUBANZE DI ERNESTO RUFFINI, BENEDETTO DA PRODI E DALL'AZIONISMO CATTOLICO, SCENDE IN CAMPO ANCHE BEPPE SALA COME POSSIBILE FEDERATORE DELL’AREA DI CENTRO - MA AL CENTRO C'E' L'INGORGO: RENZI, CHE VEDE IL SINDACO DI MILANO COME IL FUMO NEGLI OCCHI, CALA LA CARTA FRANCO GABRIELLI (EX CAPO DELLA POLIZIA) - L'EGO ESPANSO DI CALENDA TIRA IN BALLO ANCHE L’IPOTESI COTTARELLI COME PIVOT DEL RASSEMBLEMENT CENTRISTA MENTRE COME CANDIDATO PREMIER IMPALLINA ELLY SCHLEIN E PUNTA SUL BRODINO DI "SAPONETTA" GENTILONI…
1 - “SI VINCE AL CENTRO” LA SFIDA DI SALA DIVIDE I PROGRESSISTI
Gabriella Cerami per “la Repubblica” - Estratti
C’è un traffico intenso al centro, che divide i partiti del centrosinistra e li spacca anche al loro interno. Tutti ne parlano e in questo crocevia molti aspirano ad esserci o a non esserci. Non si sottrae Giuseppe Sala, che in un’intervista a Repubblica ha ammesso: «Non dico che non potrà interessarmi».
Anche se, prima di occuparsi della costruzione di un’area liberal democratica «necessaria come il pane all’interno di un’alleanza di centrosinistra», il sindaco di Milano dice di voler portare a termine il suo incarico. In questo clima Matteo Renzi entra nel vivo del travaglio generale lanciando un avvertimento a chi vuol sfrecciare su queste strade: «Non giochiamo a farci del male».
Da tempo, a sinistra, si parla della necessità di un’area di centro. Dopo il naufragio del progetto del Terzo polo, dove si sono mossi lo stesso Renzi e Carlo Calenda, viene spesso rievocata una rinascita della Margherita. Nelle ultime settimane il dibattito si è riacceso sul nome di Ernesto Maria Ruffini, attuale direttore dell’agenzia delle entrate, come papabile federatore. «Se vuol fare politica deve dimettersi», questo è per il leader di Italia viva il presupposto da cui partire.
I nomi che affollano il centro sono tanti e tutti stanno ben attenti a non scoprire le carte. Lo fa Ruffini per primo, il quale per adesso non avrebbe intenzione di lasciare la direzione dell’agenzia. Intanto ha ricevuto l’endorsement del leader del Centro Democratico Bruno Tabacci, per il quale «è una novità solida», mentre Romano Prodi ospite di Piazza Pulita ha parlato del direttore dell’agenzia delle entrate come di «una persona capace che conosce il paese, ma bisogna vedere se infiamma la gente. Questo è il problema». Sala ne prende le distanze con parole che risuonano come una bocciatura: «È bravissimo, ma lo conoscono in pochissimi».
Nella girandola dei nomi, a Sala e a Ruffini, il leader di Italia viva contrappone quello di Franco Gabrielli, l’ex capo della polizia adesso delegato proprio dal sindaco Sala alla sicurezza di Milano.
Ecco che al centro c’è già l’ingorgo. Centro che, per il campo progressista, resta un’incognita: sia nelle modalità di realizzazione, sia negli attori che devono essere coinvolti.
Per questo, soprattutto il Pd, guarda con particolare attenzione ai prossimi sviluppi. L’idea di Ruffini federatore piace in particolar modo a quel mondo cattolico da tempo alla ricerca di una casa e che oggi nel Pd si sente sottorappresentato ed è apprezzata anche da AreaDem che fa capo a Dario Franceschini.
Tanti parlamentari democratici d’altronde hanno preso atto che M5S è entrato in crisi, come hanno dimostrato le ultime elezioni regionali. Non è un caso se in via di Campo Marzio i 5Stelle vivono quasi con timore la nascita di questo centro, proprio adesso che sono alla ricerca di loro identità.
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franco gabrielli foto di bacco
2 - CALENDA “SÌ ALLA NUOVA AREA MA SIA ALTERNATIVA A DESTRA E SINISTRA”
Giovanna Vitale per “la Repubblica” - Estratti
Senatore Carlo Calenda, si fa un gran parlare di una nuova federazione di centro e di chi la guiderà. Lei è della partita?
«Il dibattito di questi giorni mi ricorda lo sketch di Corrado Guzzanti che fa Veltroni alle prese con il casting per le candidature: “Allora, chi mettiamo? Napo Orso Capo? Amedeo Nazzari?”. E fuori campo uno urla: “Amedeo Nazzari è morto!”. Ecco, io penso che non si costruisce un’area di centro su input del Pd, come cespuglio del Pd, lanciando un nome al minuto, capace di fare ciò che Elly Schlein, ostaggio di una linea totalmente melanchoniana, non è in grado di fare».
E quindi, che intenzioni ha?
«Dialogare con tutti quelli che ritengono indispensabile dar vita a un polo alternativo a questa destra e a questa sinistra».
Uno di questi è Beppe Sala, che lei ha appena incontrato: cosa vi siete detti?
«Intanto che c’è piena e reciproca disponibilità a lavorare insieme a una forza del tutto indipendente da qualsiasi schieramento politico. Ora lui non può fondare un suo movimento perché vuol dedicarsi a Milano. Ma la porta rimane aperta. E la stessa cosa l’ho detta a Carlo Cottarelli. Le regole di ingaggio, però, devono essere chiare: il nuovo soggetto non può nascere come centro del centrosinistra, sennò non sarebbe un centro, ma marketing».
Lei ci ha già provato con Renzi e il Terzo polo è fallito.
«Si è decostruito perché alla fine +Europa e Iv hanno deciso di aderire al campo largo».
E tuttavia senza una coalizione le elezioni non si vincono: parola di Sala, che al contrario suo vede un centro alleato con la sinistra, M5S incluso. Come la mettiamo?
«Prima di discutere di alleanze occorre dotarsi di un’agenda liberaldemocratica e riformista, che abbia come obiettivo intercettare gli elettori moderati che non si sentono rappresentati dall’attuale offerta politica e quelli che disertano le urne perché delusi da Meloni e Schlein.
Perciò il dibattito di questi giorni mi pare lunare: qui non si sta parlando di cosa vogliamo fare e come, ma solo di far nascere un partito moderato in accordo col Pd, per catturare i tanti che non lo votano perché si è spostato troppo a sinistra».
La caccia al federatore è già partita. Chi sarà: Sala, Ruffini, lei?
«Ma scusi, chi e cosa federa il federatore? Serve piuttosto gente che aiuti a costruirlo, il centro. È necessario per il Paese, non per riportare il Pd al governo».
Quindi, se nasce autonoma, sganciata da ogni schieramento, la nuova “cosa bianca” potrebbe allearsi pure con la destra?
«Europeismo e cultura democratica sono i due pilastri di Azione. Oggi in questa maggioranza vedo troppi reazionari e nostalgici. Ora vanno convinti gli elettori su un’agenda di buon senso e concretezza, alla fine della legislatura ragioneremo sulle alleanze a partire dai contenuti: sì alla sicurezza e al controllo delle migrazioni, no alla transizione ecologica ideologica che ci sta facendo perdere posti di lavoro, si al nucleare, difesa dell’istruzione e della sanità pubblica. Ci sarà bisogno di fare una verifica sul programma, che dovrà essere molto diverso dal pensiero economico della Cgil, per capire se si può creare una convergenza. Se sarà così bene, altrimenti andremo soli».
(…)
Per il centrosinistra sarà Schlein la candidata premier?
«Fatti loro, ma se così dovesse essere credo che il centrosinistra perderà.
Ci vuole un candidato che rappresenti la coalizione nel modo più ampio possibile».
Chi per esempio?
«Uno come Paolo Gentiloni. Ha grande esperienza, capacità di governo, reputazione internazionale. E servirà come il pane perché i prossimi anni saranno tostissimi».