- SIRIA: PENCE ANDRÀ IN TURCHIA SU RICHIESTA TRUMP
(ANSA) - Il vicepresidente americano Mike Pence andrà in Turchia su richiesta del presidente Donald Trump. Pence guiderà una delegazione insieme al consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O'Brien. L'obiettivo della missione è quello di avviare trattative per un cessate il fuoco. "Trump ha detto chiaramente" ad Erdogan che gli Stati Uniti "vogliono che la Turchia cessi l'invasione, attui un immediato cessate il fuoco e inizi a negoziare con le forze curde in Siria per mettere fine alla violenza", dice Pence.
- TRUMP, BENE CHIUNQUE DIFENDA CURDI, ANCHE BONAPARTE
(ANSA) - "Dopo aver sconfitto l'Isis, ho fondamentalmente portato le nostre truppe fuori dalla Siria. Lasciamo che la Siria e Assad proteggano i curdi e combattano la Turchia per la loro terra. Ho detto ai miei generali, perchè dovremmo combattere per la Siria e per Assad per proteggere la terra del nostro nemico? Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi va bene per me, che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte. Spero che tutti facciano bene, noi siamo a 7000 miglia di distanza": lo ha twittato Donald Trump.
- SIRIA: MCCONNELL RITIRO USA CAUSERÀ RINASCITA ISIS
(ANSA) - Dura presa di posizione del leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell contro le mosse di Donald Trump in Siria: "abbandonare questa battaglia ora e ritirare le forze Usa dalla Siria ricreerà le condizioni per la cui eliminazione abbiamo lavorato duro e causerà la rinascita dell'Isis", ha detto.
- SANZIONI USA AL GOVERNO TURCO E DAZI SU ACCIAIO
(ANSA) - Donald Trump ha annunciato su Twitter che a breve firmerà un ordine esecutivo "per imporre sanzioni contro dirigenti ed ex dirigenti del governo turco e qualsiasi persona che contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nordest della Siria". Saranno inoltre aumentati i dazi sull'acciaio sino al 50% e fermati i negoziati per un accordo commerciale con Ankara da 100 miliardi di dollari.
- TRUMP, SONO PRONTO A DISTRUGGERE L'ECONOMIA TURCA
(ANSA) - "Sono totalmente pronto a distruggere rapidamente l'economia turca se i leader turchi continuano questa strada pericolosa e distruttiva": lo twitta Donald Trump in merito alla Siria.
- «LIBERIAMOCI DI TRUMP», PUTIN-ERDOGAN E L'ACCORDO SEGRETO PER SPARTIRSI IL PAESE
Marco Ventura per “il Messaggero”
Si ridisegna rapidamente il quadro del Medio Oriente da una parte con l'avanzata turca nel Rojava, la regione finora controllata dalle milizie curde nel Nord-Est della Siria, dall'altra con quella (non contrastata dai curdi che lottano ormai per la sopravvivenza) dell'esercito siriano di Assad che ieri sera sarebbe entrato a Manbij, e col disimpegno dei marines in una gimkana concordata via telefono tra gli Stati maggiori della Difesa russo, turco e americano per non restare intrappolati nei combattimenti.
LE POSIZIONI UE
Sullo sfondo, le altisonanti dichiarazioni dell'Unione europea che in ordine sparso sta bloccando le future forniture di armi ad Ankara (facilmente rimpiazzate dalla Russia che ha già consegnato alla Turchia i suoi missili S-400). All'origine dei nuovi sviluppi starebbe il patto tra il russo Putin e il turco Erdogan per la spartizione della Siria, con il risultato anzitutto del ritiro americano, militare e peggio politico e morale, dai suoi capisaldi a protezione dell'YPG, la forza curdo-siriana che sognava l'indipendenza di uno Stato curdo ritagliato col sangue nel confronto con il Califfato. E che ora deve invece lottare per non sparire, e sperare in un'autonomia sotto l'ombrello di Damasco/Assad.
«Liberiamoci di Trump», potrebbe essere il titolo di accordi maturati in questi mesi tra Mosca e Ankara, ma con la complicità dello stesso presidente USA che considera le «ridicole infinite guerre» del Medio Oriente lontane dagli interessi strategici americani. È significativo che subito dopo l'offensiva turca Fonte di pace, Mosca si sia precipitata a negare che vi fosse un accordo con la Turchia.
Ma ieri è stato Erdogan a dichiarare pubblicamente che l'attacco si sarebbe esteso alla strategica città di Kobane, smentendo che la Russia avesse favorito una sorta di alleanza tra Assad e le milizie curde in chiave anti-turca. «Ci sono troppe chiacchiere in giro ha detto -. Al momento non sembra ci sia alcun problema con la Russia rispetto al nostro avvicinamento a Kobane». L'approccio di Mosca? «Positivo».
E in effetti, blande sono le reazioni dal Cremlino all'avanzata turca. Il portavoce Dmitri Peskov ammette che c'è «un canale di comunicazione tra i nostri militari» e che non esiste come opzione un «coinvolgimento« della Russia nel conflitto. Timido anche il commento del consigliere per gli Affari esteri del Cremlino Yuri Ushakov, per il quale gli sviluppi in Siria «non riflettono del tutto la posizione della Russia a favore del mantenimento dell'integrità territoriale del Paese«. Ma nulla più di questo. Una sorta di avvertimento. Non un altolà. Del resto, sia Mosca sia Ankara confermano colloqui diretti tra i supremi capi militari russo e turco, Valery Gerasimov e Yasar Guler.
PUTIN A RIAD
Intanto Putin vola a Riad per quella che il ministro degli Esteri Serghei Lavrov definisce «una visita storica, alla luce anche della visita dell'anno scorso di Sua Maestà il re Salman in Russia». Putin e il principe Muhammed bin Salman si trovano d'accordo sulla lotta al terrorismo, sul rilascio di visti ai cittadini dei due Paesi, ma soprattutto sulla stabilizzazione del mercato dell'energia e sui rapporti commerciali. Il primo jet supersonico prodotto congiuntamente da Russia e sauditi potrebbe essere pronto entro il 2027.
E in un'intervista ai media arabi, Putin annuncia la realizzazione di missili capaci di sfondare qualsiasi sistema di difesa, e di sistemi di difesa missilistici «che nessuno al mondo ha». Il linguaggio della forza è efficace in tutto il Medio Oriente. Israele osserva, e saggia la disponibilità di Putin chiedendogli di graziare una cittadina israelo-americana, Naama Issachar, condannata a 7 anni e mezzo di prigione per traffico di stupefacenti. Facile immaginare come si concluderà la vicenda.