Dagoreport
La decadenza dell’Occidente è uno dei leit motiv più amati dallo Zar Putin: chi sono oggi i filosofi che ispirano nelle sue elucubrazioni antioccidentali Vlad the Mad e che da lui vengono considerati grandi autorità? Non vogliamo certo sostenere che Putin trascorra le sue serate in compagnia de “L’angelo necessario” di Massimo Cacciari oppure de l’“Homo sacer I. Il potere e la vita nuda” di Giorgio Agamben.
Però le loro parole sono verbo per Putin: ce lo assicura Aleksandr Dugin nell’introduzione alla nuova traduzione in italiano de “La quarta teoria politica” (Aspis). L’ideologo ultranazionalista è stimato l’uomo che sussurra al Presidente, il Rasputin di Putin: ha stretti rapporti con le forze armate russe, con membri i spicco del partito “Russia Unita”.
Nell’ultima introduzione alla versione italiana della sua opera Dugin sostiene che i suoi punti di riferimento sono “due filosofi italiani di sinistra, il cui pensiero non è appassito nei vecchi schemi e che non hanno lasciato spazio alle posizioni dei liberali, ovvero Massimo Cacciari e Giorgio Agamben”. Lo studioso veneziano, osserva Dugin, aspira alla combinazione tra “sogno comunista” rivoluzionario e “natura angelica dell’essere umano come illustra ne ‘L’Angelo necessario’ ”.
Cacciari ci introduce, sempre stando a Dugin, al concetto di “Arcipelago Europa”. Lo studioso nato nella Serenissima coltiva l’ambizione di una “Nuova Europa”, di un continente ridisegnato secondo culture e identità (cosa che ci ricorda nemmeno troppo lontanamente il nazismo e il fascismo). Un sogno che collima con il desiderio imperiale di Putin di ricomporre la vecchia Urss, prendendosi l’Ucraina e non solo, e di puntare allo smembramento dell’Europa.
Del pensiero di Agamben invece la coppia Dugin /Putin fa tesoro del fatto che il “parlamentarismo e la Costituzione mascherano solamente la natura dittatoriale dell’autorità nell’epoca della Modernità… Il velo della democrazia scompare immediatamente e, al suo posto, appare la vera natura della struttura politica della Modernità. Il lager”. In altre parole il moderno mondo occidentale è chiuso in un “lager” (si potrebbe chiosare che i russi vivono in libertà).
massimo cacciari a cartabianca
L’elenco delle affinità elettive tra Dugin/Putin e Cacciari/ Agamben (fondatori del comitato contro il green pass) potrebbe continuare. Come mai questi importanti pensatori non hanno mai sentito il bisogno di prendere le distanze dalla filosofia d’accatto di Dugin (che ha uno dei suoi numi tutelari in Julius Evola, pensatore razzista che Norberto Bobbio considerava un miserabile)? Come mai Cacciari nei salottini televisivi invece di scagliarsi contro l’imperfetta democrazia, di imprecare contro chi non la pensa come lui, non esprime tutta la sua solidarietà all’Occidente che sostiene la guerra in Ucraina?
Da tempo al contrario caldeggia le tesi che vanno dalla lotta contro il green pass ai dubbi sulla necessità della resistenza in Ucraina, alla disamina del Vecchio Continente, alla denuncia del ruolo di Draghi servo dell’America e dell’incapacità e dei limiti della nostra democrazia parlamentare. Sono tutte tesi che, dall’ostilità al green pass in poi, fanno andare in brodo di giuggiole il binomio Dugin/Putin. Ma sicuramente sono coincidenze. E se non lo sono lo si può dire chiaramente, nel “lager” dell’Occidente non succede niente.
giorgio agamben Alexander Dugin Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 3 Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 4 Alexander Dugin aleksandr dugin 6 Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 2 aleksandr dugin 4 aleksandr dugin 2 Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 5 aleksandr dugin aleksandr dugin SAVOINI DUGIN