Lettera di Paolo Cirino Pomicino a Dagospia
Era il novembre del 1990 quando un mio collaboratore dell’epoca, il professore Lucio Scandizzo, mi presento’ al ministero del Bilancio un giovane poco più che quarantenne, Mario Draghi, che di lì a poco sarebbe stato nominato direttore generale del tesoro. Draghi veniva dalla Banca mondiale dove da alcuni anni era diventato direttore esecutivo.
Fu un incontro piacevole fuori dai convenevoli di rito parlando subito dei problemi della finanza pubblica e di quello che avevamo fatto in quasi due anni di governo. Carli mi aveva già parlato del suo arrivo tessendone le lodi e l’intesa tra me e Carli è stata sempre non solo completa ma anche sincera ed affettuosa. Dopo quel primo incontro nel gennaio del 1991 Draghi prese possesso del suo nuovo incarico e cominciammo subito a lavorare insieme riunendoci spesso insieme a Carli. In verità in quel tempo avevamo un metodo di lavoro per cui ogni mese facevamo un briefing sull’andamento della finanza pubblica e quello dell’economia reale.
Con Carli me e Formica si riunivano anche Andrea Monorchio, ragioniere generale dello Stato, Mario Draghi e spesso Carlo Azeglio Ciampi governatore della Banca d’Italia.
MARIO DRAGHI GUIDO CARLI NEL 1991
Nei momenti più delicati ricordo che Draghi mi sollecitava riservatamente ad intervenire così come quando preparavamo la legge finanziaria facevamo un confronto serrato con i ministri di spesa per far quadrare i conti.
Devo dire che quella squadra azzero’ per la prima volta il disavanzo primario e l’anno successivo consegno’ ad Amato presidente del consiglio un bilancio con un piccolo avanzo primario avendolo ricevuto tre anni prima dallo stesso Amato con un disavanzo di 38 mila miliardi di vecchie lire. Il racconto dei vinti della storia negli anni è stato tutto un altro e quando dieci anni dopo la società italiana degli economisti italiani disse che il primo governo che aveva iniziato a risanare i conti pubblici era quello di Andreotti,Carli, Pomicino e Formica fu proprio Draghi a chiamarmi per darmi questa notizia.
Forse la nostra intesa derivava dal fatto che eravamo nati il 3 settembre, io del 1939 e lui del 1947, e quindi entrambi del segno della Vergine, segno della razionalità e della concretezza. Io, però’, essendo democristiano ero due volte Vergine perché avevo l’ascendente dello stesso segno. Un sincero augurio di buon compleanno al presidente del consiglio.
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